Il più famoso dramma ispirato alla leggendaria figura di Johann Georg Faust è quello scritto da Wolfgang von Goethe.
La storia narra del patto tra Faust e Mefistofele e del loro viaggio alla scoperta delle bellezze e dei piaceri del mondo.
Per la stesura della sua opera, Wolfgang von Goethe fu ispirato da una versione del dramma di Christopher Marlowe (drammaturgo, poeta e traduttore britannico) concepita per il teatro delle marionette.
Si deve proprio a Marlowe l’aver intuito le notevoli possibilità offerte dall’argomento faustiano; la sua opera è incentrata sull’elemento tirannico e in questo è più vicina all’originale di derivazione popolare. Nella visione di Marlowe, Faust è il mago che vuole essere un dio in terra e godere senza fine.
Nel 1801, quando già lavorava al Faust, Goethe consulta il testo del 1599 di Georg Widmann, che è una versione riveduta e più ampia del “Faustbuch, la Historia von D. Johann Fausten” di Johann Spies, un tipografo tedesco.
Pubblicata nel 1587, l’opera di Spies fissa i tratti principali della storia.
Nel 1674, seguendo le orme del successo dell’edizione di Spies, Nikolaus Pfitzer (scrittore e medico tedesco) mandò alle stampe il suo Faust e nella sua narrazione introdusse, per la prima volta, l’amore per una ragazza bella ma povera che diverrà poi, Margherita.
Goethe lesse il testo di Marlowe nel 1818, quando già aveva messo mano al suo capolavoro.
L’elaborazione del Faust occupò buona parte della vita del poeta che gli dedicò ben sessant’anni di lavoro, dal 1772 al 1831.
Grazie alla realizzazione di quest’opera, Goethe fu considerato il più grande scrittore di lingua tedesca e il personaggio di Faust, simbolo dell’anima moderna, è diventato immortale.
La stesura del Faust avvenne in più fasi. Tra il 1773 e il 1775, Goethe scrive l’Urfaust, dopo aver assistito alla rappresentazione del dramma di Christopher Marlowe nella versione per il teatro delle marionette.
L’Urfaust, stampato nel 1790 con il titolo di “Faust. Ein Fragment”, risente del clima culturale dello Sturm und Drang (tempesta e impeto), uno tra i più importanti movimenti culturali tedeschi, della seconda metà del XVIII secolo.
In questa prima fase il poeta realizzò l’opera in quadri separati, dove già sono delineati due gruppi di scene: la tragedia del sapere e la tragedia dell’amore.
Nel 1808, Goethe completò la prima parte del suo capolavoro che ora presenta anche un Prologo.
Il poeta riuscì a dare alla sua opera un’impronta distintiva rispetto alla tradizione e alle varie versioni ispirate alla leggenda di Johann Georg Faust.
Successivamente, si dedicò alla seconda parte, cioè la storia di Elena di Troia. In questa sezione, il poeta si affaccia al mondo antico e alla mitologia greca, aderendo agli ideali romantici di riecheggiamento della classicità.
Nel 1830, Goethe terminò anche la seconda parte della sua opera.
Nel 1831, il “Faust” era pronto per le stampe, ma il poeta, conscio della complessità del suo poema, impose che fosse pubblicato solo dopo la sua morte.
Nel 1832, Erich e Friedrich Wilhelm Riemer stamparono la prima edizione del “Faust” come primo volume delle “Opere Postume”.
La trama del Faust di Goethe è molto complessa, ne tracciamo solo alcuni punti salienti.
Il dramma si apre con un prologo sul teatro: l’impresario di una compagnia discute con un poeta e un attore su quali fattori determinano il successo di uno spettacolo.
Segue un prologo in cielo. In questa parte, Mefistofele vuole scommettere con Dio che sarà in grado di conquistare l’anima di Faust. Dio non accetta la scommessa, però, consente al diavolo di tormentare il medico-teologo finché sarà vivo sulla terra.
La prima parte del dramma vede il protagonista deluso dalla vita: Faust ha studiato molte discipline diverse, ma nonostante ciò non è riuscito a decifrare i segreti della natura. Si è perfino dato alla magia, nella speranza di ottenere quanto desidera, ma ogni suo tentativo risulta vano, così decide di uccidersi, ma prima di accostare la coppa che contiene il veleno alle labbra, è fermato dal suono delle campane che lo fanno desistere dal suicidio.
Mentre calano le tenebre, un cane nero, che ha seguito Faust nel suo studio, si rivela essere Mefistofele che assume le sembianze di un chierico vagante. L’uomo cerca di trattenerlo, ma il diavolo se ne va, per poi ricomparire nella scena successiva, in cui propone a Faust i suoi servizi, in cambio della sua anima. L’uomo accetta e inizia il suo viaggio in compagnia del diavolo.
Nella parte centrale del poema, Faust è un giovane cavaliere che si invaghisce di una ragazza bella e innocente, Margherita che riuscirà a sedurre grazie all’aiuto di Mefistofele.
La giovane diventa l’amante di Faust e rimane incinta; questa è solo la prima di una serie di disgrazie che la colpiranno, fino a subire una condanna alla pena di morte. Margherita muore, ma otterrà pregando il perdono di Dio e la salvezza.
Nella seconda parte, Faust avrà una storia d’amore con Elena di Troia, dalla quale avrà anche un figlio che morirà ancora giovane.
Alla fine della sua vita, ormai vecchio, Faust vive in un appezzamento costiero. Vecchio, stanco e pieno di rimorsi, perderà anche la vista, ma nonostante tutte le sue sofferenze e angosce riesce a immaginare un futuro roseo, dove un popolo libero costruirà grandi opere per la propria felicità.
A questo punto, Faust pronuncia la formula che dovrebbe condannarlo alla dannazione, in base al patto stipulato con Mefistofele, ma questo non accade: la sua anima sale in cielo, salvata dalla sua continua aspirazione all’infinito e grazie all’intercessione di Margherita.
In copertina: Faust e Mefistofele, olio su tela di Anton Kaulbach