Le “Dakhma”, o Torri del Silenzio sono state fino agli anni ’70 luoghi di sepoltura per gli zoroastriani.
Le “Torri del silenzio” sono architetture dello Zoroastrismo, un culto basato sul pensiero di Zaratustra – Zoroastro in Grecia – costruite in argilla e legno, dalla base circolare e che possono raggiungere sino ai 30 metri.
Se ne trovano ancora taluni esempi in India e Iran e venivano usate, sino agli anni ’70 del secolo scorso, quali luoghi di sepoltura dei fedeli.
Dopo la cerimonia funebre i corpi venivano lasciati esposti al sole e alle intemperie, così che gli uccelli ed altri animali potessero cibarsi della carne.
Una volta finito tale processo le ossa venivano riposte, con una cadenza di due volte all’anno, entro un pozzo – una sorta di fossa comune.
Questa prassi funeraria viene presa in carico dai Nāsāsālar, che si prendono cura di ciò che è impuro ovvero le uniche persone che possono toccare i defunti e posizionarli nei luoghi di sepoltura.
Per quanto per noi occidentali tali pratiche possano apparire macabre sino all’eccesso, in realtà in questa religione vi è qualcosa di decisamente profondo e delicato: gli avvoltoi, ad oggi sempre meno presenti sul territorio, erano coloro che potevano collegare il cielo alla terra e, cibandosi dei resti mortali umani, ne avrebbero portato l’anima in cielo.
Un ciclo vitale in armonia ed equilibrio con la natura.
Come poc’anzi citato, queste strutture funebri resistettero sino agli anni ’70, ovvero sin quando il governo iraniano non decise di imporne la definitiva chiusura.
Come in foto, possiamo coglierne una quiete inimmaginabile, autentica, nulla vi è di macabro o triste, che possa in qualche modo ircordare un camposanto.
Poco distante dal luogo sacro, vi erano poste delle strutture circolari dedicate ai parenti dei defunti che lì vi potevano soggiornare giusto il tempo necessario prima di ritornare in città, solitamente poste lontane dalle Torri del silenzio.
Ad oggi gli avvolti sono sempre meno presenti sul territorio e, purtroppo, ci si rende conto a posteriori di quanto il loro lavoro fosse importantissimo anche per evitare la diffusione di malattie infettive: il loro corpo infatti, dell’elevata temperatura e grazie anche agli acidi gastrici era capace di ingerire carcasse umane e non solo anche infette da malattie – e anche dall’antrace – evitando così il proliferarsi di virus e pestilenze.
Sembra che la loro scomparsa sia dovuta ad una serie di motivazioni legate anche al diclofenac, simile all’aspirina, in uso tra gli animali per alleviarne i dolori: cibarsi delle carcasse animali a cui è stato somministrato tale farmaco ha comportato la gotta viscerale negli avvoltoi.
Con la loro scomparsa, sono ritornate alcune malattie infettive tra uomini ed animali.