Di origine Chanka, questa celebrazione vede protagonisti uomini, donne e bambini in un combattimento rituale finalizzato a risolvere vecchi conflitti.
Ogni 25 dicembre, a Chumbivilcas in Perù si mantiene viva l’usanza della Takanakuy, tradotto in “colpire”, dove grandi e piccini si ritrovano per attuare combattimenti rituali al fine di risolvere vecchi diverbi, una sorta di catarsi sociale.
Strano modo, direte voi.
Ci si presenta vestiti in abiti tradizionali, tra maschere multicolore e tessuti di diverse trame e colori: pantaloni di lana, cappelli di pelle e corna di toro usate come contenitori per alcolici;
teschi di cervo, o un rapace – deceduto – sul proprio capo a mo’ di cappello; mantelli di seta con decorazioni azzurre o rosee, ed infine vestiti brillanti e appariscenti.
Ci si ritrova, dopo una lunga processione, nel luogo prestabilito per la “lotta”, caratterizzato da canti rituali cantati da uomini in falsetto.
E’ una circostanza molto importante, poichè vengono introdotti i più giovani nella società, anche se attraverso la violenza rituale.
Ma non si tratta di violenza gratuita o fine a se stessa: o scopo è proprio quello di appianare i diverbi tra le famiglie del territorio.
I combattimenti sembrano più una danza, ricordando infatti un po’ le arti marziali: velocità ma anche grazia, seppur possa apparirci impossibile, in quei calci e pugni!
Ci si protegge poi gli arti con bendaggi appositi così da evitare escoriazioni importanti, sono vietati morsi, tiro dei capelli così come il colpire chi è già a terra.
In tutto ciò, i combattimenti sono tenuti sotto controllo dai più anziani del gruppo, attraverso l’ausilio di fruste, i quali poi decideranno chi è il vincitore.
Come all’inizio così alla fine del rituale, ci si stringe la mano o ci si abbraccia come segno di rispetto reciproco.