Tortura: dal latino “tortura”, deriva da torquēre, ovvero “torcere”. Il punto in cui qualcosa viene piegato, ritorto: indica l’atto del torcere e il punto esatto in cui l’atto è stato realizzato, per l’appunto.
San Marino è magica, non solo per questo particolare museo, bensì anche per il cosiddetto “passo delle Streghe“, un percorso da ammirare e da percorrere proprio sulla cinta muraria del centro storico della città.
Il Museo delle Torture, dunque, è incastonato in un luogo tanto suggestivo quanto unico al mondo, presentando proprio degli strumenti rarissimi introvabili negli altri musei di tortura.
Dalla sedia dedicata all’inquisizione alla ghigliottina, dallo spaccaginocchio alla Vergine di Norimberga, questo Museo presenta oltre 100 esemplari risalenti al XVI e XVII secolo, tra congegni originali e riproduzioni ad arte del periodo 8-900esco.
Questa tipologia di mostre è utile per far comprendere come l’uomo “risolvesse” talune questioni, che fosse un furto o un omicidio, un atto vandalico o una violenza generica, o peccati di stregoneria.
Tra gli strumenti introvabili altrove troviamo la “Forcella dell’eretico”, la “Gatta da Scorticamento” ed i “Ragni Spagnoli“:
questi strumenti risultano ingegnosi e allo stesso tempo terrificanti, è impossibile non chiedersi cosa possa far scaturire certi colpi di “genio” da parte dei loro inventori!
La Forcella dell’eretico era un congegno con 4 punte, a forma di forchetta su entrambi i lati, che andavano a conficcarsi sia sotto il mento che sulla parte superiore dello sterno: in tal modo ogni qualsivoglia movimento era bloccato, e il malcapitato poteva al massimo dire – a voce bassissima – “abiuro” (la rinuncia a qualsiasi aaltra fede che non fosse cristiana).
La tortura della “gatta da scorticamento” consisteva nel bagnare un congegno che presentava circa 50 corde di canapa che, bagnate con zolfo, sale e acqua, provocavano sui genitali, addome e schiena dell’inquisito sofferenze atroci.
Quella dei “ragni spagnoli” , di derivazione spagnola per l’appunto, consisteva in delle pinze con cui si arpionava il prigioniero su zone del corpo piuttosto delicate quali le parti genitali, le natiche, ed infine sollevato attraverso delle corde.
Perchè visitare questo Museo?
Il fine di questa mostra è quella di rendere partecipe il visitatore dell’evoluzione, nella storia, di una parte di “civiltà” che è venuta a scemare (e per fortuna!) nel corso dei secoli.
Mossi da curiosità, i visitatori si rendono conto dell’orrore storico celato dietro questi strumenti che il nostro occhio si rifiuta di osservare, magari girandosi dall’altra parte della stanza una volta entrati entro il museo. Un Mostra che ci porta a riflettere a denunciare qualsiasi atto legato ad essa, alla tortura.
Riprendiamo infatti dal sito ufficiale questa profonda frase:
“L’intento della mostra è proprio questo, far sapere cos’è la tortura e denunciarla. In un momento in cui tornano in modo sinistro agli onori della cronaca quotidiana temi come l’antisemitismo, l’intolleranza, il razzismo, la violenza, la guerra, questo progetto, articolato secondo diverse iniziative culturali, rappresenta sicuramente un momento di riflessione, un’occasione per conoscere e ricordare quanto accade e quanto potrebbe accadere se tutti insieme non cercassimo di chiamarci uomini”
http://www.thetorturemuseum.it/