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Tanatologica(mente)

Pandafeche

Pandafeche: colei che paralizza nel sonno

Vi è mai capitato di sentirvi come paralizzati nella fase sonno- veglia?

Allora, forse, è proprio colpa sua.

Pandafeche (o Pantafica) è una figura folkloristica abruzzese forse trova radici nell’etimo phantasma, pandàfreche e pandàseme, comunque “spirito”.

Una sorta di personificazione spettrale dei sogni le cui fattezze ricordano quelle di un’anziana signora, anzi meglio una strega la quale compare – materializzandosi – nella stanza del dormiente paralizzandolo durante il sonno.

Può altresì palesarsi come un enorme felino di colore nero.

La “paralisi ipnagogica” si realizza allorquando il soggetto, tra veglia e sonno vero e proprio, sperimenta quella paralisi, di tipo muscolare, tipica della fase REM, in cui si vorrebbe anche gridare ma non vi si riesce, si è come strozzati, con tanto di allucinazioni audio-visive talvolta.

La paralisi notturna interessa quasi l’8% della popolazione mondiale, tanto che anche chi sta leggendo questo articolo sicuramente avrà pensato “ah, allora non sono l’unico a cui è capitato!”.

Per taluni, la presenza della Pantafica sarebbe il ritorno di un morto suicida proprio nel luogo del proprio decesso.

Come fare per evitarne la visita?

Secondo il culto popolare basterebbe dormire attorniati da oggetti, tanti oggetti, come ad esempio sabbia, sassi, sacchetti colmi di legumi, scope con mille setole poichè la strega, ossessionata dal contare le cose, sarebbe in tal modo distratta dal disturbare il povero dormiente!!

Vi sono poi, in base alle diverse zone regionali d’Italia, differenti nomi e sfumature di questo incubo concretizzato:

Trud in Alto Adige, Fracariol in Veneto, Stricacuor in Emilia Romagna, il carcun in Lombardia ma anche in altre zone del mondo è conosciuta come Kanashibari – Giappone, Shaitan – Egitto.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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