La tradizione napoletana del “Piccolo monaco” (‘o munaciello) è legata ad alcune leggende esoteriche di matrice partenopea che vedono come protagonista uno strano personaggio folkloristico sotto la città di Napoli.
Dopo aver visitato la Chiesa di Santa Luciella e il Cimitero delle Fontanelle, il nostro viaggio nella parte più sacra e sincera di Napoli continua, questa volta rivolgendo la nostra attenzione ad una leggenda sconosciuta ai turisti.
Lo si trova per lo più nelle zone di Secondigliano o a Castellammare di Stabia, dove troviamo copiose testimonianze ed esperienze legate a lui.
Legato alla ricca tradizione tra superstizioni e spiriti, il Munaciello era (oppure è) una figura ritenuta portatrice di malocchio, simbolo di sventura, che si divertiva a compiere ingiurie e sgarbi di varia natura.
Secondo molti, in realtà, sarebbe solo molto antipatico e dunque incompreso, poichè avrebbe l’usanza di nascondere oggetti o di romperne altrettanti, altre volte invece sarebbe avvezzo lasciare monete in giro per le dimore di chi prende in simpatia.
La sua storia racchiude una sfumatura dolorosa e triste: nato da una donna di nobili origini rinchiusa successivamente in un convento e da un uomo in realtà odiato dai genitori di Lei, venne al mondo con un aspetto deforme.
Passò dunque la propria esistenza sino alla morte proprio in quel convento, con addosso abiti monacali (da cui il nome).
Ma dopo il trapasso, il suo spirito continuò a vagare per le vie della città, visti anche i numerosi avvistamenti.
Sembra anche che sia solito abitare in talune case, o facendo dispetti, o portando fortuna e serenità alle famiglie che lo “ospitano”.
Ma come ci si può liberare della sua presenza, nel caso non fosse gradita?
Semplice, basta parlarne: secondo un incantesimo nominarlo potrebbe farne sparire l’effetto infausto o, altresì, attrarre calamità.
Può provare infatti simpatia, tra il lasciare (come Pollicino) soldi e monete o numeri da giocare al Lotto, o disturbare il sonno dei dormienti e fare dispetti.