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Lugere: i passi del lutto Tanatologica(mente)

Lugere: il modello Pluralistico Integrato

Siamo giunti, con il modello Pluralistico Integrato, al termine del capitolo concernente le teorie critico-scientifiche sul lutto, cui seguirà un approfondimento in materia di Neuropsicologia.

Questo modello, di Giusti e Montanari, ha il fine di trovare tecniche e strategie terapeutiche che possano agevolare il rapporto terapeuta/cliente tenendo conto sia del rapporto stesso che del tempo.

Vi sono ovvero tre tappe fondamentali: nelle prime tre sedute il pre contatto, dove si tastano sia i contenuti che gli obiettivi; tra le 10 e le 30 avvio contatto, dove vengono alla luce le dinamiche relazionali tra cliente e terapeuta; dalle 40 alle 80 sedute il contatto pieno, dove si avviano nuove capacità di espressione, l’elaborazione dei vissuti inconsci e il soddisfacimento di tutti i bisogni non ancora pervenuti dal cliente.

Il post contatto (tra le 20 e le 35 sedute) è la fase dove il cliente interiorizza il terapista attraverso la rielaborazione del lutto primario.

Si evince come, per la maggior parte degli esperti, lutti, abbandoni, perdite siano tra i fattori dominanti comportanti disturbi depressivi, di rabbia e ansia.

Finalità della terapia è analizzare e mutare le difese verso le percezioni del sè più dolorose, verso una guarigione del Sè, riducendo i sintomi, inducendo ad un cambiamento complessivo legato alla sfera cognitiva/ comportamentale/affettiva.

Il modello integrato, se applicato di seguito ad un lutto, si genera attraverso 3 steps principali:

  1. genesi di un’alleanza tra cliente e terapeuta;
  2. trattamento dei sintomi legati al disturbo;
  3. emersione delle ferite latenti.

Solo una base sicura, forte agevola una psicoterapia efficace: si parte da un’approccio, da parte del cliente, difensivo interpersonale nei confronti del terapeuta, nella prima fase.

Via via i sintomi del disturbo legato ad ansia e depressione vengono ad includere manifestazioni a livello psicosomatico di ansia e rimuginazione ossessiva – sino a livelli catastrofici -.

Attraverso tecniche di rilassamento, esposizione e ristrutturazione l’ansia viene a ridursi, entrando nella terza fase laddove vengono a galla tutte le ferite latenti del Sé, per mezzo della tecnica di esposizione immaginativa.

Per chi ha vissuto un lutto, si chiede di respirare per due minuti attraverso la tecnica diaframmatica: si nota una predisposizione ad aprirsi ai pensieri e alle proprie emozioni focalizzandosi, poi, su quei segnali ansiogeni che avvertono per esporli al proprio terapeuta.

Il lavoro di esposizione guidata permette ad elaborare le emozioni e ad assimilare gli eventi più dolorosi della propria esistenza.

E’ normale imbattersi in dolenti con vissuti di ansia ma anche di aggressività e rabbia di seguito ad un lutto, che hanno però una loro funzione biologica. In particolar modo, dopo un lutto non si accetta, non si crede all’avvenuta perdita, come se vi fosse ancora qualche possibilità di un suo ritorno.

Non di rado, inoltre, si tende a provare rabbia nei confronti del defunto stesso, in quanto considerato responsabile di essersene andata via.

Gli scopi, quindi, della terapia integrata si possono così riassumere:

1.avviare un processo sano di dolore di seguito al lutto;

2. riuscire a lasciare andare il proprio caro, accettandone la perdita;

3. riallacciare le vecchie relazioni, crearne di nuove;

4. elaborare emozioni di rabbia, tristezza e sensi di colpa;

5. riaprirsi al futuro.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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