Napoli, città d’arte e misteri, è anche la culla di un gioiello senza eguali, la Cappella di Sansevero legata alla storia di Raimondo di Sangro, definito come “un Dottor Faust” italiano.
Ad aprire questo articolo non a caso è stata scelta l’immagine del Cristo Velato, opera ricavata da un unico blocco di marmo risalente al 1753, cuore pulsante della Cappella di Sansevero.
Non solo le macchine anatomiche che andremo a scoprire a breve saranno permeate da un alone di mistero ed alchimia, ma anche la suddetta opera è stata per molto tempo legata a leggende che la volevano frutto di un processo alchemico eseguito proprio dal Principe di Sansevero, Raimondo di Sangro.
Quando si fa visita a questa maestosa cappella, in realtà, si viene travolti da molteplici opere tra affreschi e statue disposte accuratamente proprio dallo stesso Sangro che ideò meticolosamente tali opere insieme a Corradini, suo scultore di fiducia.
Tra queste, la Pudicizia velata, scultura marmorea dedicata alla madre del Principe, scomparsa a soli 23 anni.
Ma, ora, concentriamoci proprio sulle macchine anatomiche (altresì note come Studi anatomici) elaborate da un anatomopatologo di origine siciliana, Giuseppe Salerno, che le realizzò tra il 1763 ed il 1764.
Il corpo maschile, utilizzato in un’esposizione pubblica a Napoli nel 1756, colpì profondamente di Sangro, che la volle acquistare ad ogni costo.
Di seguito, affidò al Salerno l’elaborazione dell’altro corpo, quello femminile.
Ben nascoste, forse per non esser subito d’impatto a chi visita la Cappella, le Macchine anatomiche sono riposte nella cavea sotterranea, in passato però erano ospitate nel cosiddetto Appartamento della fenice, entro due apposite teche: si tratta di due scheletri – una donna ed un uomo – conservati attraverso la tecnica della pietrificazione.
Ciò che lascia il visitatore esterrefatto è sicuramente lo straordinario stato di conservazione dei due corpi, di cui è possibile osservare il sistema venoso ed arterioso nonostante il passaggio dei secoli.
In merito all’effettiva procedura eseguita per la conservazione dei due esemplari, c’è chi sostiene siano in realtà riproduzioni in cera e altri materiali e chi, invece, ribadisce le conoscenze alchemiche di di Sangro che creò una sostanza apposita a base di mercurio, da iniettare nei corpi per trasformare in metallo i vasi sanguigni.
Sicuramente vi sono delle leggende che vogliono avvolgere di mistero queste opere, in particolar modo una storia alquanto inquietante che vorrebbe che i due corpi fossero in realtà di due servitori del Principe, il quale ne ordinò l’uccisione per imbalsamarne le membra e utilizzarli, così, per far comprendere come fosse composto il corpo umano, nelle viscere e nelle vene.
Pare che le due leggende trovino un fondo di verità: i corpi sono reali, visto che quello della donna presenta lesioni compatibili ai traumi da parto – forse morì proprio di seguito o durante il travaglio – mentre le arterie e le vene sarebbero state riprodotte con fil di ferro, fibre di seta e cera di diversi colori.
“Fece uccidere due suoi servi, un uomo e una donna, e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene”
Benedetto Croce, “Scritti di storia letteraria e politica”, 1984 Laterza
Addirittura pare che, ai piedi del corpo femminile, fosse stato riposto un feto insieme ai resti del cordone ombelicale e della placenta, però vittima di un furto negli anni ’90.
Si ha notizia e descrizione dei due modelli già in una guida dell’epoca, “Breve nota” che nel ‘700 si apprestava come riferimento per descrivere il Palazzo di Sangro e la Cappella, laddove i due corpi vennero riposti dopo la morte del Principe.
Nel 2008 venne autorizzata, a cura dell‘Università di Londra una ricerca apposita sui due corpi, così da eseguirvi esami approfonditi: gli scheletri sono umani, il sistema circolatorio invece posticcio e non vi è traccia o residuo alcuno di mercurio ad avvalorare pratiche di imbalsamazione sui due esemplari.
In ultimo possiamo confermare la finalità didattica delle due macchine, tanto che il corpo della donna inizialmente era riposto in modo da potervi girare intorno ed osservarlo a 360°.