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“Le Grand Macabre”: Ligeti e la sua rappresentazione ironica della morte

Il tema della morte ha ispirato molti artisti, György Ligeti ha composto su tale argomento la sua unica opera: “Le Grand Macabre”. Ironia e distacco espressivo sono secondo il musicista gli strumenti più idonei per rappresentare questo grande mistero

Il tema della morte ha ispirato molti artisti, György Ligeti ha composto su tale argomento la sua unica opera: “Le Grand Macabre”. Ironia e distacco espressivo sono secondo il musicista gli strumenti più idonei per rappresentare questo grande mistero.

La prima versione de “Le Grand Macabre” è del 1974-77. Nel 1996, fu realizzata una versione riveduta.
Nel curriculum del compositore ungherese György Ligeti troviamo solo questa opera.
Il libretto, basato su “La balade du grand macabre” di Michel de Ghelderode (pseudonimo di Adhémar-Adolphe-Louis Martin Michel, 1898-1962; drammaturgo e scrittore belga), fu scritto dal musicista insieme a Michael Meschke (1931), regista del teatro dei burattini di Stoccolma.

L’opera Le Grand Macabre è strutturata in due atti e quattro scene. L’azione si svolge in un principato di fantasia: Brueghellandia, chiaramente ispirato al nome del pittore fiammingo Brueghel del quale riprende anche i mostruosi e apocalittici motivi ricorrenti nei suoi dipinti.

In un tempo qualsiasi, nella corrotta Brueghellandia, l’angelo della morte Nekrotzar annuncia la prossima fine del mondo agli abitanti: l’astrologo di corte Astradamors; l’assatanata Mescalina; il servo Piet; il goloso principe bambino Go-Go; il capo della polizia politica segreta Gepopo. La trama è piuttosto complessa e alterna elementi grotteschi e deliranti a situazioni orgiastiche e farsesche.

Il libretto originale era in tedesco (“Der grosse Makaber”). Per la prima rappresentazione fu tradotto in svedese; successivamente l’opera è stata eseguita in molti altri idiomi: inglese, francese, italiano, ungherese e danese.

Per Ligeti, l’idea di dedicarsi a una composizione di ampio respiro risale al 1965, quando il direttore dell’Opera Reale di Stoccolma, Göran Gentele (1917-1972), gli fece questa proposta, mettendo a sua disposizione appoggio e mezzi necessari a tale scopo.
Tentativi, abbozzi e sperimentazioni su vari soggetti tennero occupato il musicista per ben otto anni, alla fine di questo tortuoso percorso creativo, Ligeti scelse la piéce in tre atti di Michel de Ghelderode.

Nel 1973, comparve una prima stesura del libretto che il compositore definì troppo verbosa. L’anno successivo, Ligeti ebbe a disposizione una versione più concisa e nel mese di dicembre iniziò a lavorare alla partitura, cambiando parti del libretto, mentre proseguiva a comporre. Terminò la stesura della musica de Le Grand Macabre nel 1977.

La prima esecuzione dell’opera avvenne a Stoccolma, al Teatro Reale, il 12 aprile 1978 e conobbe più di 30 produzioni.
Nel 1996, in previsione di una rappresentazione dell’opera al Festival di Salisburgo, Ligeti revisionò la composizione. Ne rinforzò la struttura: effettuò dei tagli nelle scene 2 e 4; eliminò alcuni brani; musicò alcuni pezzi che all’inizio erano parlati.

Per esibizioni in versione concertistica dell’opera, furono appositamente realizzate tre arie, denominate “Mysteries of the Macabre”. Inoltre, ci sono anche versioni per soprano o per tromba, con l’ausilio dell’orchestra, di un gruppo strumentale ridotto oppure del pianoforte.

Le Grand Macabre vide la luce in una fase in cui lo stile di Ligeti stava cambiando profondamente. Da questa composizione in poi, il compositore ungherese adottò un modo più eclettico, rivedendo la tonalità e la modalità.
In quest’opera il musicista non crea un nuovo linguaggio musicale: la musica è condotta su citazioni e pastiche. Ligeti riprende stili del passato, alludendo a musicisti di varie epoche: Claudio Monteverdi (1567-1643), Gioachino Rossini (1792-1868) e (1813-1901) Giuseppe Verdi.

L’orchestrazione concepita da Ligeti per Le Grand Macabre necessita di un’orchestra molto varia con un’ampia gamma di percussioni che includono tra le loro fila numerosi oggetti domestici, oltre agli strumenti orchestrali tradizionali.

L’opera Le Grand Macabre ha come unico principio ordinatore la musica.
Le quattro scene in cui è suddivisa sono rapportabili alle sezioni formali di una grande composizione sinfonica: esposizione; scherzo; grande finale; ripresa variata dell’esposizione iniziale.

Quello che maggiormente risalta, ascoltando la composizione di Ligeti, è la forte dimensione ironica che investe ogni aspetto dell’opera, come se il musicista ritenesse tale atteggiamento l’unico possibile per affrontare il mistero della morte.

Le Grand Macabre è un’opera che ha avuto e ha un grande successo, al punto che nei primi cinque anni di circolazione ha conosciuto ben sette nuove produzioni in tutta Europa.
Motivo della sua notorietà è quasi sicuramente dovuto alla ricchezza del trattamento orchestrale che è uno dei maggiori pregi del modo di comporre di Ligeti.

In copertina: Trionfo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio (1562 ca.) – Museo del Prado

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