Tratto da “IL FILO SCARLATTO” – Luglio 2025
Cos’è il karma? Ti hanno detto che è una sorta di boomerang cosmico, vero? E ti hanno detto anche: “Fai del bene e ti tornerà indietro, fai del male e ti ritrovi reincarnato in un call center.”
Beh, ecco, non è proprio così. Il karma non è una punizione e nemmeno una vendetta galattica. È un sistema educativo dell’universo. È tipo una scuola ma senza la campanella, con interrogazioni a sorpresa e professori invisibili che ti fanno vivere la stessa situazione finché non smetti di sbagliare.
Ogni azione, pensiero, intenzione emette un’onda. E quelle onde tornano, a volte come dolci brezzoline, altre come tsunami emotivi. Ed il karma è lì, serafico, che ti osserva con la calma di chi ha tutto il tempo del mondo per aspettare che tu capisca. È come quella famosa pratica cinese: una goccia d’acqua che cade incessantemente sullo stesso punto può, nel tempo, scavare la pietra. Allo stesso modo, le nostre azioni, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, lasciano un segno indelebile nel tessuto della nostra esistenza, modellando il nostro futuro in modi che spesso non riusciamo a immaginare.
il Catalogo del Karma
- Karma Individuale: La tua collezione personale di cause-effetti. Un po’ come un abbonamento ad Amazon, ma per le esperienze spirituali.
- Karma Familiare: Quel momento in cui ti rendi conto che tua madre, tuo nonno e il tuo cane hanno lo stesso tipo di trauma riciclato da generazioni. Sorpresa: l’anima ha firmato anche per questo.
- Karma Collettivo: Tipo quando vivi una pandemia globale o cresci in una società che ama le guerre e odia la lentezza. Sì, anche questo è karma. In modalità multiplayer.
Come riconoscerlo? Anche perché non porta scritto “karma” in fronte.
Ebbene, hai presente quelle situazioni che si ripetono? Sempre con nomi diversi, luoghi diversi, ma stessa trama? Il karma ama la replica teatrale. Fino a che non impari la parte, non chiude il sipario.
Continui ad attrarre persone con un passato di dipendenza? Forse non è sfortuna. Forse è l’universo che ti sta consigliando di interrompere una relazione che si ripete secondo uno schema disfunzionale, e ti sussurra: “E se questa volta lo lasci prima di perdere dignità e password di Netflix?” Oppure sei sempre tu a salvare tutti, anche il gatto della vicina? Bene, potresti essere in un loop karmico di ‘salvatore non richiesto’.
Ma, il karma, si può “eliminare”? No, impossibile… ma puoi trasformarlo. Come?
– Consapevolezza: accorgerti che c’è un pattern.
– Azione diversa: rispondere in modo nuovo.
– Accettazione: capire che tutto ha senso… anche se ti fa venire voglia di un bicchiere di vino spirituale.
E qui entra in scena il nostro caro amico… l’Ego. Quel rompiscatole interiore che adora sabotare i nostri tentativi di evolvere.
L’Ego si traveste da mille maschere: il salvatore che si sente indispensabile, la vittima che si crogiola nel dramma, il controllore che ha bisogno di avere sempre ragione, il giudice che critica spietatamente gli altri (e se stesso).
Queste maschere ci fanno inciampare negli stessi errori, ci legano a relazioni tossiche, ci impediscono di vedere le lezioni che il karma sta cercando di insegnarci. L’Ego ci sussurra che siamo “speciali”, che siamo “diversi”, che le regole non valgono per noi. E così, continuiamo a danzare la stessa coreografia karmica, intrappolati in un loop di sofferenza e frustrazione.
Per liberarci da questi schemi, dobbiamo smascherare l’Ego, riconoscere le sue trappole e scegliere consapevolmente di agire in modo diverso. Dobbiamo imparare ad ascoltare la voce saggia dell’anima, invece delle grida isteriche dell’Ego.
Il karma non è cattivo. Non è nemmeno buono. È un ingegnere dell’anima, molto preciso, un po’ rigido, fan del “prima o poi capirai”.
Ti mette davanti a specchi, ti ripete lezioni, ti iscrive a master spirituali non richiesti. E ogni tanto ti regala pure qualcosa di bello, così, tanto per farti respirare tra una prova e l’altra. Quindi la prossima volta che ti trovi in una situazione che sembra familiare, chiediti: “Ok universo, cosa dovevo imparare qui… posso avere anche la versione breve?”
Ma come riconoscere i segnali che indicano che stiamo scivolando in schemi egoici che ci stanno allontanando dal nostro percorso autentico? E qui abbiamo a disposizione un vero e proprio vademecum da affiggere a fianco di ogni specchio, e ovunque ci sia un essere umano. E quindi, procediamo con ordine…
1. Iper-Controllo e Rigidità:
Questa caratteristica si manifesta come un’ossessiva necessità di controllare ogni aspetto della propria esistenza e delle relazioni, accompagnata da una ferma resistenza a qualsiasi variazione. Il sintomo più evidente è l’insorgere di un’ansia paralizzante quando gli eventi deviano dal piano, trasformandosi rapidamente in frustrazione e rabbia di fronte all’imprevisto. L’incapacità di “lasciar andare” è totale. Dietro questa rigidità si cela l’ego, che teme il caos e l’incertezza perché questi fattori smascherano la sua pretesa di onnipotenza.
2. Giudizio e Critica:
In questo caso, il sintomo principale è la tendenza a giudicare severamente se stessi e gli altri, con critiche frequenti e spesso distruttive.
Questo si traduce in intolleranza verso le imperfezioni, difficoltà a perdonare e un bisogno di sentirsi “superiori” agli altri.
Anche qui, l’ego ne è il motore pulsante che si nutre del confronto e della competizione, si rafforza sminuendo gli altri e creando divisione.”
3. Vittimismo e Lamentela:
È un’altra maschera comune dell’ego… In questo caso, il sintomo principale è sentirsi costantemente vittime delle circostanze, accompagnato da frequenti lamentele sulle ingiustizie subite.
Questo si manifesta con un rifiuto di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e una paura di uscire dalla “zona di comfort”.
L’ego è all’opera per cercare attenzione e compassione attraverso il dramma, e si aggrappa alla sofferenza per definire la propria identità.
In sostanza, esso trova un perverso conforto nel ruolo della vittima, alimentando un circolo vizioso di sofferenza e passività.
4. Bisogno di Approvazione:
Un sintomo evidente di questo disegno è la costante ricerca dell’approvazione e del riconoscimento degli altri, alimentata dalla paura del rifiuto e della critica.
Il segnale che lo accompagna è la difficoltà a esprimere le proprie opinioni e la tendenza a fare compromessi eccessivi per piacere agli altri.
È l’ego a orchestrare tutto, sentendosi insicuro e incompleto, e cercando la validazione esterna per compensare la mancanza di autostima. In questo modo, ci allontana dalla nostra autenticità e ci fa vivere in funzione degli altri.
5. Arroganza e Superiorità:
Il sintomo emblematico è il brutto vizio di sentirsi “migliori” degli altri, manifestando un atteggiamento di superiorità e distacco.
Il segnale che lo accompagna è la mancanza di empatia, la difficoltà ad ammettere i propri errori e il bisogno di avere sempre ragione. E l’ego, gonfiandosi, fa di tutto per mascherare l’insicurezza e creando un’immagine di perfezione per proteggersi dalla vulnerabilità. In questo modo, ci isola e ci impedisce di crescere attraverso le relazioni.
6. Attaccamento al Passato o al Futuro:
Trattasi di una trappola comune dell’Ego. Il sintomo principale di questo schema è vivere costantemente nel rimpianto per il passato o nell’ansia per il futuro, accompagnato dall’incapacità di godersi il presente.
Questo si manifesta con pensieri ossessivi su ciò che è stato o su ciò che potrebbe accadere, e con la difficoltà a “lasciare andare”.
L’ego, in questo caso, è all’opera perché teme l’impermanenza e la morte, e si aggrappa al passato o al futuro per illudersi di avere il controllo sul tempo.
7. Mancanza di Autenticità:
Questa è un’altra trappola sottile dell’ego… Il sintomo principale di questo schema è sentirsi “falsi” o “inautentici”, e quindi la tendenza a recitare ruoli per piacere agli altri.
Questo si manifesta con difficoltà a esprimere i propri veri sentimenti e bisogni, e con la paura di essere vulnerabili.
L’ego lavora per identificarsi con le maschere sociali, allontanandosi dalla vera essenza per conformarsi alle aspettative esterne.
È importante sottolineare che questi sono solo alcuni dei segnali più comuni. Ognuno di noi manifesta l’influenza dell’ego in modo diverso.
La chiave di tutto è l’auto-osservazione e la consapevolezza.
Più diventiamo consapevoli dei nostri pensieri, sentimenti e comportamenti, più saremo in grado di riconoscere quando l’Ego sta prendendo il sopravvento e quindi scegliere di agire in modo più autentico e allineato con la nostra anima.
Incontri Karmici : “Ci conosciamo?” Sì, da almeno tre vite
Benvenuto nel meraviglioso mondo degli amori seriali dell’anima, dove ogni relazione importante nella tua vita ha origini antiche, sia che ti abbia fatto crescere, impazzire o aprire mille volte Google con “come liberarsi da un narcisista spirituale”. Molto antiche. Tipo Babilonia, o almeno una vita in Lemuria con tuniche e templi inclusi.
Perché sì, quella persona non è nuova.
L’hai già incontrata, l’hai già amata… L’hai già odiata. E probabilmente l’hai già seppellita, metaforicamente, almeno una volta.
Ma come riconoscere un’anima “già vista”? Questi i segni inequivocabili:
– Attrazione magnetica immediata, del tipo “Abbiamo parlato 3 minuti e mi sento come se ti conoscessi da sempre”. Forse, come le lumache, si sono attivati i ferormoni. E in questo caso, credetemi, non ci sono mogli o mariti che tengano.
– Conversazioni fluide, come se aveste il Wi-Fi astrale condiviso.
– Sensazioni forti, anche negative, senza una vera spiegazione… “Lo conosco da due giorni e già mi fa salire la pressione a 180. Dev’essere amore karmico.” Sarebbe più coerente ammettere che te ne stai innamorando… e prova a dimostrarmi il contrario.
– Sogni strani, o visioni tipo flashback da film fantasy spirituale. Sono queste sono le chiamate d’anima: inviti non richiesti a drammi emozionali e accelerazioni evolutive. Ma potrebbe anche essere un invito a non mangiare più la peperonata alle nove di sera.
Le relazioni più tossiche sono spesso le più karmiche, ne sono consapevole. Sarebbe bello se le relazioni karmiche fossero solo arcobaleni, fiori di loto e sedute di meditazione condivisa. Invece… spesso somigliano più a una stagione extra di “Grey’s Anatomy” drammatica, lunga e con un sacco di traumi da rielaborare. E sai perché sono così intense? Perché servono. Servono a smuovere, a riattivare memorie, a mostrarti ciò da cui non sei ancora guarito.
L’anima karmica non arriva per coccolarti. Arriva per stropicciare bene il tuo Ego. E quando ti lascia, di solito ti porta via pure un pezzo di identità, un paio di certezze e magari la voglia di fidarti di nuovo.
Contratti d’amore e firme ad occhi chiusi
Prima di incarnarti, in una riunione cosmica dal tono sobrio e con PowerPoint quantico, tu e alcune anime avete firmato dei “contratti” del tipo:
– “Nella prossima vita mi spezzi il cuore, così imparo l’amor proprio.”
– “Ti tradisco con grazia, così tu scopri che vali anche da solo.”
– “Facciamo i colleghi insopportabili, così impariamo la pazienza e l’uso del respiro diaframmatico.”
E lo avete fatto volentieri. Perché da là sopra, con vista sull’eternità, tutto sembra molto più semplice…
Tipo: “Mah sì, fammi fare l’amante trascurata e spiritualmente distrutta, sarà divertente!”
E poi ci sono i compagni d’ufficio karmici. Li riconosci subito: ti fanno salire i chakra alla gola al primo “buongiorno”. Ma sono lì per testarti. Per insegnarti qualcosa (spesso la tolleranza, altre volte l’arte del non urlare). E così che, giorno dopo giorno, ti evolvi. Un caffè alla volta. Con la tua anima che applaude da dietro la tazzina.
Gli incontri karmici non sono punizioni. Sono specchi che riflettono le parti che vuoi ignorare, illuminano le zone d’ombra, scuotono ciò che credevi stabile.
Ti amano in modo scomodo, ma sincero. E quando finalmente chiudi quel ciclo, con lacrime o risate (a volte entrambe nello stesso giorno), ti rendi conto che anche quella storia aveva un senso. Un senso strano, ma perfettamente scritto da un’anima che ti conosce da sempre: la tua.