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io Vento e l’Uomo

Un dialogo tra il Reale e l’Invisibile

da: La voce del Vento – Cap. 10 – io e l’Uomo… un dialogo tre il Reale e l’Invisibile

Era una giornata d’autunno e danzavo tra i rami degli alberi spogli. Un crepuscolo dorato avvolgeva la terra, e l’aria portava con sé il profumo delle foglie morte e del tempo che scorreva. Ma non ero solo brezza, ero una presenza viva, antica, consapevole. In cerca di risposte, decisi di parlare con una delle creature più complesse di quel mondo: l’essere umano.

Egli camminava lentamente lungo un sentiero, le mani affondate nelle tasche, perso nei suoi pensieri. La sua mente era piena di domande irrisolte, desideri mai raggiunti, e paure che lo seguivano come ombre. Mi avvicinai, soffiando piano sul suo viso, come un tocco invisibile. L’uomo si fermò. C’era qualcosa di strano in quella brezza.

“Ehi tu, uomo! Ho una domanda per te.”

L’uomo sussultò. La domanda sembrava venire da dentro di lui, come un pensiero sussurrato dall’aria stessa. Si guardò attorno, cercando di capire da dove venisse quella voce.

“Sono qui” gli dissi, “intorno a te. Come sempre.”

L’uomo guardò il cielo, confuso.

“Vento… mi stai parlando?”

“Sì. È tempo di una conversazione che hai evitato troppo a lungo. Voglio capire. Cosa vi spinge, voi esseri umani, a distruggere ciò che amate? A devastare la terra che vi nutre? A creare cose meravigliose solo per abbatterle poco dopo?” e incalzai… “Mi spiegate la relazione fra voi e tutto ciò che vi circonda? Mi spieghi perché distruggete quello che dite di amare?”

L’uomo rimase in silenzio per un momento. Poi, abbassò lo sguardo, come se le sue stesse parole fossero troppo pesanti da pronunciare.

“Non è così semplice” rispose lentamente, “Non lo facciamo di proposito… a volte non ci rendiamo nemmeno conto di quello che stiamo facendo.”

Iniziai a spirare più forte, come un soffio di frustrazione.

“Non vi rendete conto? Eppure vedo le foreste abbattute, i fiumi inquinati, gli oceani soffocati dalla plastica. Sentite la terra che grida sotto i vostri piedi e la ignorate. Dite di non saperlo? Oppure siete troppo persi nei vostri desideri per preoccuparvene?”

L’uomo chiuse gli occhi per un momento, lasciando che gli scompigliassi i capelli. Sentiva il peso di ogni parola.

“È la nostra natura” disse infine, “Cerchiamo sempre di più. Non ci basta ciò che abbiamo. Vogliamo dominare, controllare. Creiamo meraviglie, ma nel farlo, consumiamo risorse senza pensarci. Siamo ciechi, forse, ma non lo siamo sempre stati. C’è qualcosa che ci spinge, come una fame insaziabile.”

“Una fame di cosa?” chiesi, ora ero curioso, “di potere? Di ricchezza? Di controllo su tutto ciò che vi circonda?”

L’uomo annuì.

“Sì… di tutto questo. Ma anche di connessione. Di trovare un senso in ciò che facciamo. Forse è questa la nostra contraddizione. Distruggiamo ciò che amiamo perché non sappiamo come proteggerlo. E mentre ci perdiamo nel desiderio di possedere, dimentichiamo che la vita non è solo ciò che creiamo o costruiamo, ma anche ciò che lasciamo intatto.”

Rallentai, soffiando dolcemente attorno all’uomo.

“C’è saggezza nelle tue parole, ma mi chiedo: quanta di questa saggezza rimane solo nei pensieri e non nelle azioni? Voi uomini siete maestri nel parlare di ciò che dovete fare, ma lenti nell’agire. Ditemi, quali passi farete per cambiare questa rotta distruttiva?”

L’uomo sospirò, osservando le colline distanti e gli alberi che ondeggiavano sotto le mie carezze.

“Non lo so” ammise con onestà, “ci sono alcuni tra noi che stanno cercando di cambiare, che stanno lottando per invertire la rotta. Ma è difficile, perché il mondo che abbiamo costruito ci intrappola. Viviamo in città fatte di cemento e metallo, lontani dalla natura, e dimentichiamo quanto siamo legati a essa.”

“E io? Sono qui da sempre, a guardare il ciclo della vita che si ripete. Gli alberi crescono, i fiumi scorrono, gli uccelli volano… e voi? Che ruolo giocate in questo ciclo? Siete voi, alla fine, il vento che distrugge o che porta vita?”

Egli rimase immobile, segno che la mia domanda lo colpì in profondità.

“Non lo so” ripeté, più sommessamente questa volta, “forse siamo entrambe le cose. Siamo il vento che soffia dolcemente, ma anche quello che può distruggere, ma con la differenza che ciò dipende da noi. Dipende da come scegliamo di agire.”

“Lo scegliere” sussurrai, “questa è la vostra più grande forza e la vostra più grande maledizione. Solo voi, tra tutte le creature, avete il potere di scegliere. Ma spesso scegliete male. Hai detto bene che io soffio, e il mio soffio non ha intenzione. Voi, però, avete il controllo. Non dimenticatelo.”

Iniziai così a disperdermi, a dileguarmi nell’aria fresca del tramonto. L’uomo sentì un vuoto nel petto, come se avesse appena perso una conversazione con un vecchio amico. Guardò il cielo, ora tinto di rosso e arancio, e sapeva che avevo ragione da vendere.

Sempre presente continuai a soffiare tra i campi e le foreste, lasciando l’uomo solo con le sue riflessioni. Sapeva che l’umanità era a un bivio. La scelta era lì, sospesa tra le dita dell’uomo, come una foglia da me sollevata. E quella scelta avrebbe determinato se l’uomo sarebbe stato il creatore o il distruttore. Sarei rimasto a guardare, eterno, invisibile, pronto a soffiare nel momento giusto. Ma la vera domanda era: da che parte, l’uomo avrebbe scelto di stare?
 

Di l'Eretico dell'Invisibile

Un autore versatile di romanzi, saggi e testi di spiritualità. È un pensatore e un provocatore noto per la sua onestà brutale e il suo inconfondibile tono ironico.
Stanco del conformismo e delle promesse vuote della spiritualità New Age, l’Eretico ha fatto della sua missione quella di offrire una terapia d'urto a chi è pronto per la Consapevolezza Reale, delineandosi come una mente curiosa, libera da dogmi e imposizioni, che non si accontenta delle spiegazioni preconfezionate propinate da religioni, istituzioni… o dalla stessa scienza quando si chiude di fronte all’ignoto, tanto da definire folle il concetto che 2 più 2 possano far 5.
È evidente che l’Eretico non si muove entro i confini di un solo ambito: attraversa spiritualità, mistero, fenomeni paranormali, storia e geopolitica con la naturalezza di chi non teme la complessità. Il suo sguardo è sempre critico, analitico, mai compiacente.
E non è soltanto il fascino dell’ignoto ad alimentarne la ricerca: è la consapevolezza che la storia, così come ci viene consegnata, è spesso il prodotto di una narrazione costruita dai “vincitori”. Perché anche quando dedichiamo strade e piazze agli eroi, non sempre quegli eroi lo sono davvero; le guerre raramente nascono da ideali puri; le istituzioni intrecciano da sempre rapporti opachi con poteri economici e religiosi che sfuggono allo sguardo della maggioranza.
L’autore diventa così un investigatore dell’invisibile: qualcuno che scava sotto la superficie e porta alla luce le contraddizioni, le omissioni e le zone d’ombra della storia e della società contemporanea.
L’Eretico dell’Invisibile è esattamente questo: colui che non si accontenta di conoscere, perché sa che il primo passo verso la verità è riconoscere, con umiltà ma anche con coraggio, l’importanza del “sapere di non sapere”.

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