E’ inutile negare. Chi non ha mai toccato ferro (o ben altro) alla vista di un carro funebre? Chi non ha mai fatto mille scongiuri nella giornata di venerdì 17? E, chi non ha mai attraversato una scala per paura di chissà quale forza malevola?
Nonostante la contemporaneità porti con sé la forza della ragione e della motivazione scientifica, spesso e volentieri non si riesce proprio a fare a meno di certe usanze legate alla paura della iettatura e che permangono sia in forme nuove che tradizionali.
Dietro ad ogni singola superstizione infatti, vige un forte codice legato agli schemi culturali e sociali, nonché storici, fondati talvolta nella materia religiosa.
Superstizione deriva dal latino super e stitio, ovvero “stare fuori, di sopra”; l’etimo richiama anche al “perseverare, far durare”.
Ogni singolo oggetto, persona o rimando che riguardi le superstizioni porta con sé complessi sistemi di identificazione nutriti da tutte le nostre credenze psichiche.
Per un teatrante, guai ad indossare abiti di colore viola! Così come non bisogna mai far cadere, anche se per sbaglio, il copione! Non ci si azzardi poi a far gli auguri di buona fortuna prima di uno spettacolo. Semmai, gli stessi attori, amavano esclamare ad alta voce..“Mer*a!Mer*a!Mer*a!” perchè….
nel XVII secolo, quando ancora si era soliti recarsi a teatro in carrozza (e quindi trainati da cavalli) la presenza di copiosi escrementi significava molto pubblico, ergo un buon guadagno!
Sapete che..la stessa opera di Shakespeare, “Macbeth“, ancora oggi porta con sé un velo di terrore al solo nominarla? In passato infatti si credeva che questa tragedia fosse stata creata richiamando una formula antica legata alle streghe, le quali avrebbero maledetto l’autore per vendetta.
Lo stesso Alfonso di Nola, celebre per il testo “La nera signora”, sosteneva che “se le superstizioni non esistessero, bisognerebbe inventarle, per la loro utilità nelle crisi esistenziali”.
Sociologicamente parlando infatti, studiando il significato di tali credenze, le superstizioni porterebbero con sè una sorta di giustificazione a tutte le nostre azioni prive di raziocinio.
Difatti la superstizione si aggrappa a tutte le credenze di ordine mistico e alla vita profana, differentemente dai saperi religiosi, legati ad immagini ideali e di stampo metafisico.
La superstizione guarda alla realtà per mezzo dei propri “occhiali simbolici” attraverso cui da’ significato, capace (forse) di condizionare gli eventi naturali.
Seguendo certe prassi, ripetute con formule precise ed azioni per nulla scontate, si eviterebbero (o tarderebbero) certi eventi infausti.
Se dovessimo trovare un perchè della presenza di talune superstizioni dovremmo fare un passo indietro, nel passato, e cercare di capire le cause effettive dietro al fenomeno.
Nonostante talune credenze possano apparire ai nostri occhi come paradossali o bizzarre, trovano motivazioni razionali attraverso l’osservazione dei più semplici oggetti di uso quotidiano.
Quali? Per esempio, la scopa. Come non collegarla subito a coloro che sono state vittima del Malleus Maleficarum, invero le streghe? In passato si credeva che, con na scopa appena acquistata, fosse necessario spazzare qualcosa all’interno dell’abitazione, ancor prima di buttar fuori la sporcizia.
Così facendo, si richiamava a sé prosperità, contrariamente, si sarebbe spazzata fuori la buona sorte. Mai acquistarle nel mese di maggio: porta sfortuna!
Quando si va ad abitare in una casa nuova, non bisogna mai portarsi via le scope vecchie, significherebbe infatti portare anche le sventure antecedenti.
I bicchieri, ebbene sì. Si ritiene pericoloso guardare una persona attraverso un bicchiere: sarebbe il preludio di una lite.
Quando si brinda è auspicabile versare un po’ del contenuto perché porta fortuna, c’è chi infatti se ne passa un poco su di sé. Se durante il brindisi un bicchiere si rompe..sarebbe un annuncio di morte.
Le forbici non dovrebbero mai cadere! In caso, bisogna farle raccogliere da qualcun altro, o camminarci sopra prima di tirarle su. Regalarle? Mai. Si augurerebbe del male a chi le riceve in dono, così come nel caso in cui si regalassero spille o altri oggetti appuntiti.
Atresì, mai regalare delle perle: comporterebbero pianto e tristezza a chi le riceve.
Vi sono poi giorni e date in cui sarebbe desiderabile non fare nulla: in realtà, ogni giorno della settimana porta con sè qualche problematica (l’ultimo lunedì del mese di dicembre è pericoloso perchè quella fu la data di nascita di Giuda; il martedì è rischioso, come il mercoledì o il venerdì, in cui non ci si deve assolutamente sposare;
il giovedì o il sabato sono giorni sacri alla magia, giorni cioè favoriti dalle streghe, infine alla domenica non ci si dovrebbe dedicare alle attività, ci si autoindurrebbe alla rovina)!.
Gli animali.. da sempre vittime dell’uomo, si trovano – loro malgrado – protagonisti di storie e credenze legate alla superstizione.
La Civetta, il cui canto sarebbe un cattivo presagio, porterebbe male al solo vederla volare (come no); il Corvo, sin dal passato figura di morte e sciagure varie, è tirato spesso in ballo per il suo colore nero (che sta bene con tutto, e poi è così elegante!);
la Farfalla, spesso associata alla presenza dei defunti, soprattutto quando sono bianche, provoca un particolare timore nella sua categoria “Testa di morto“, che richiama infatti un teschio umano.
Cosa fare, cosa non fare…
Passare sotto una scala: ritenuta in molte religioni il mezzo attraverso il quale ascendere all’aldilà, nel cristianesimo è legata al richiamo della trinità. Una scala appoggiata al muro, infatti, formerebbe un triangolo e chi dovesse passare tale forma, sarebbe così dissacratore del simbolo stesso, quindi affine al diavolo o chi per lui.
Rompere uno specchio: si dai, sette anni di guai. cosa vuoi che sia? In realtà tale superstizione richiama non solo alla potente aura magica che questo oggetto porta con sé, sempre presente nell’armamentario di indovini e maghi, ma anche alla credenza che fosse il mezzo attraverso il quale i defunti potessero tornare (o mai andarsene via).
E’ ancora conosciuta l’usanza di coprire gli specchi quando muore un proprio caro, poiché si teme che l’anima, semmai per sbaglio entrasse in uno specchio, ne rimarrebbe intrappolata. Non a caso, la negromanzia utilizza spesso tali oggetti per richiamare a sé le anime (ma questa è un’altra storia…).
Quando viene a mancare qualcuno, è buona norma aprire tutte le finestre, così che l’anima possa uscire ed andare laddove più le aggrada.
Un usanza del passato era anche quella di spegnere il focolare domestico e di fermare gli orologi della casa, in segno di rispetto.
Guai a…rovesciare l’olio. Anch’esso presente nei rituali religiosi e dunque legato alla sfera del sacro, nel caso in cui venisse rovesciato significherebbe attuare un sacrilegio nei confronti del Divino. Razionalmente parlando si ritiene che tale superstizione sia legata al fatto che, in passato, quando i pavimenti erano in legno (o cotto o marmo) non trattato e dunque molto porosi, nel caso in cui cadesse dell’olio si sarebbero rovinati in modo indelebile.
Infine (ma ce ne sarebbero da raccontare) quando passa un carro funebre, c’è chi preferisce toccare superfici in ferro, vedendolo come “cattivo auspicio” e chi, invece, lo legge come segno di buona fortuna: il solo fatto di non essere (ancora) la dentro….è una buona cosa, no?