Conosciuto ai più come Tremotino, Rumpelstiltskin è un personaggio appartenente alla tradizione delle fiabe dei Fratelli Grimm la quale riconferma una leggenda di oltre 4,000 anni fa.
No, non è facile pronunciare il suo nome, lo si potrebbe usare forse come sciogli lingua, per cui non utilizzeremo il suo nome preso dalla tradizione teutonica ( Rumpelstiltskin per l’appunto) bensì quella più semplice di Tremotino.
Egli è il protagonista di una fiaba rivisitata nel 1812 dai celebri fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, iniziatori della germanistica (invero la disciplina che analizza e tramanda la lingua germanica così come la sua letteratura secondo le proprie manifestazioni storico-contemporanee).
Famosi in tutto il mondo per la loro capacità di rielaborare fiabe e leggende anche molto antiche, ricordiamo soprattutto Cenerentola, Biancaneve, Hansel e Gretel così come Cappuccetto Rosso.
Tremotino narra la storia di una creatura popolare utilizzata soprattutto nella letteratura per bambini apparsa in Germania in epoca molto antica.
Il nome in tedesco – Rumpelstiltskin – sta a significare “paletto rumoroso”, e si presenta fisicamente come un piccolo goblin (un essere per l’appunto rumoroso solito grattare e sbattere paletti di legname).
Altresì facente parte dei poltergeist – spiriti maligni – ha differenti varianti nel mondo, come ad esempio in Arabia dove abbiamo Joaidane (جعيدان), o in Svezia (Päronskaft) o in Russia ( Khlamushka, il cacciatore).
La prima leggenda che lo vide protagonista era legata alla storia di una fanciulla dedita alla filatura, nel racconto “Le tre filatrici”:
una giovane fanciulla, tendenzialmente pigra e non amante del lavoro manuale, veniva continuamente ripresa dalla madre.
Un giorno, la Regina, passando in carrozza proprio davanti al loro casolare, sentì la madre riprendere la ragazza: la madre però non spiegò che le riprese fossero causate dalla svogliatezza della figlia bensì, al contrario, per la sua troppa produttività e che consumava troppo in fretta il lino.
In tal modo, non sarebbe stata ripresa dalla Regina.
Al che la Sovrana, sorpresa da cotanta virtù, decise di portare la fanciulla al castello per farsi confezionare qualcosa, con in cambio la promessa di farle sposare il suo primogenito ma ad una condizione: filare tutto il lino che le veniva donato.
In preda alla disperazione, la fanciulla – non sapendo minimamente lavorare di filatura – iniziò a piangere forte tanto da richiamare l’attenzione di un nano, non bello a vedersi, il quale si preoccupò di trovarle una soluzione.
Avrebbe filato tutta la notte, in cambio di una collana d’oro, il lino, trasformandolo in oro.
La filatura andava a gonfie vele, tanto che la Regina decise di riporre a lavoro la fanciulla in stanze sempre più grandi: una volta donò l’anello d’oro, un’altra volta il nano chiese però il primogenito.
La ragazza accettò, ma..sperò inizialmente che Tremotino si fosse dimenticato del patto.
Ma egli non se ne era affatto dimenticato, la fanciulla iniziò a piangere e, Tremotino, impietosito, la mise dinnanzi ad una scelta: ella avrebbe dovuto indovinare il suo nome, altrimenti avrebbe sottratto la creatura.
La fanciulla iniziò a cercare in ogni dove ogni nome presente al mondo, senza soluzione alcuna.
Ma la speranza non moriva: un suo messo le riferì di aver visto in montagna un essere simile a un nanetto che cantava questa filastrocca: “Oggi fo il pane,
la birra domani, e il meglio per me
è aver per domani il figlio del re.
Nessun lo sa, e questo è il sopraffino,
Ch’io porto il nome di Tremotino!”
La ragazza, quindi, allo scadere dei tre giorni gli riferì il nome: indovinandolo, il piccolo nano scappò via arrabbiato e non fece più ritorno.