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Tanatologica(mente)

Tanatoprassi

Piccolo manuale delle curiosità.

Quando parliamo di questa pratica conservativa facciamo riferimento ad un processo di preservazione temporanea del corpo attraverso il drenaggio dei liquidi e del sangue presenti in esso, sostituiti da soluzioni chimiche mischiate con acqua.

Queste, in passato, erano altamente pericolose per la salute dell’operatore (come l’arsenico, il mercurio o lo zinco) e oggi trovano soluzioni meno tossiche, anche se tutt’ora viene utilizzata la formaldeide (o l’etanolo o ancora la glutaraldeide).

Qual è dunque la sua finalità? La conservazione della salma affinché possa essere esposta ai dolenti, poiché si rallentano i processi di tanatomorfosi e quindi di decomposizione.

Questo processo consente anche di facilitare l’operatore mentre prepara il corpo (in termini di vestizione, tanatocosmesi e ricostruzioni) prima dell’esposizione.

Il processo di imbalsamazione che ancora oggi viene attuato, soprattutto negli Stati Uniti e nei paesi in cui la pratica viene legalmente riconosciuta, trae origini dalla Guerra civile americana.

Il padre fondatore della tecnica risulta essere Thomas Holmes, un impresario funebre statunitense attivo in quegli anni, a cui si deve la preparazione di migliaia di corpi, tra soldati e ufficiali.

In tal modo le salme riuscivano a tornare dai familiari diminuendo la velocità dei processi tanatomorfici e putrefattivi, affinché si potesse dare loro una cerimonia e sepoltura dignitosa, una volta tornati nel luogo natio.

Per decenni l’arsenico è stato utilizzato con effetti devastanti, legati alla morte degli operatori e all’inquinamento a livello delle falde cimiteriali. La formaldeide, altresì, è potenzialmente cancerogena e può comportare crisi respiratorie e cardiache nell’operatore che la utilizza. 

Con i giusti dispositivi di protezione individuale, l’operatore sicuramente riesce a tutelarsi: guanti spessi o doppi, tuta protettiva usa e getta, copri calzari, mascherina, occhiali protettivi, cuffia ed un respiratore per tutta la durata del trattamento.

Il risultato della tanatoprassi varia ovviamente in base a diversi fattori: il luogo di sepoltura, la temperatura ambientale, le tecniche e soluzioni chimiche utilizzate e, soprattutto, sulle caratteristiche del corpo su cui viene realizzato il procedimento.

Siamo davvero così impauriti da ciò che accadrà al nostro corpo dopo la morte? Sicuramente, sì. Soprattutto per la visione individualistica che si ha dal XX secolo, dove peraltro la morte risulta essere IL tabù per antonomasia, la cui valenza è pornografica.

Secondo alcuni studi, nonché secondo alcuni operatori funebri che sovente utilizzano questa tecnica al di fuori del nostro paese, la visione della salma (soprattutto quando decorosamente preparata) è benefica nel lavoro del lutto.

Le ricerche in merito sono contradditorie, poiché altri studi confermano responsi negativi alla visione del corpo esposto.

In merito a ciò che viene segnalato dal Senato della Repubblica nel DDL S. 963 in materia di disciplina delle attività funerarie (Art.16) sulla Tanatoprassi in Italia, questo trattamento può essere effettuato in casi previsti esclusivamente dalla legge:

1. I trattamenti di tanatoprassi come definiti dall’articolo 2, comma 1, lettera n), sono consentiti qualora il defunto sia destinato a cremazione o a tumulazione stagna in loculo e possono essere eseguiti da operatori abilitati solo successivamente all’accertamento di morte e al prescritto periodo di osservazione. Qualora il defunto sia destinato a inumazione o a tumulazione aerata in loculo, sono consentiti i trattamenti di tanatocosmesi, come definita al medesimo articolo 2, comma 1, lettera n).

Dunque (ovviamente) dopo l’accertamento di morte e relativo periodo di osservazione;

-secondo requisiti minimi attuabili in tutto il territorio nazionale (luoghi dove effettuare il trattamento, determinazione della figura professionale del tanatoprattore, metodologie e sostanze chimiche utilizzabili in compatibilità con la normativa vigente riguardo le sepolture).

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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