Le mummie di fuoco: un processo di mummificazione avviato prima della dipartita.
Queste mummie, ubicate nel cuore delle Filippine, sono altresì conosciute come le “mummie di Kabayan”, o di Ibaloi o di Benguet.
Realizzate circa a partire dal 2000 a.C. sino ad un’età compresa al XVI° secolo, erano un’ideazione – nel loro processo di mummificazione – di matrice spagnola, di quando cioè la Spagna avviò la colonizzazione delle stesse Filippine.
A seconda della zona, diverse sono le fasce temporale in cui queste mummie subirono il processo di mummificazione: nel caso delle mummie di fuoco, gli Ibaloi generarono, dal 1200 al 1500 d.C. tutti gli esemplari ad ora intatti in ben cinque città del Benguet, ad oggi ancora deposte in grotte.
La peculiarità che le rende uniche al mondo è proprio il processo di mummificazione seguito per crearle: tale meccanismo infatti avveniva prima dell’effettivo decesso, quando cioè il soggetto era ancora in vita.
Simile ai monaci buddhisti infatti, l’individuo sorseggiava una specifica bevanda dal gusto decisamente salato.
Una volta avvenuto il decesso, il corpo veniva adagiato in posizione seduta, non dopo essere stato deterso accuratamente e quindi arso vivo.
Attraverso questo processo, i liquidi venivano “asciugati” e, successivamente allo spegnimento della fiamma veniva soffiato nella bocca del cadavere del tabacco, poichè si credeva asciugasse altresì gli organi interni.
Alla fine di tutto, sul corpo venivano poste e strofinate alcune erbe e dunque collocato entro un feretro ligneo rigorosamente di pino.
La cassa, quindi era riposta in una grotta naturale o in taluni rifugi rocciosi così da preservarne – grazie all’ubicazione – le spoglie.
Questo curioso processo di mummificazione vide la fine dei suoi giorni proprio con l’arrivo della Spagna nel XVI, con la colonizzazione delle Filippine.