Medusa è una figura mitologica, un essere mostruoso con grandi poteri, così grandi, da produrre effetti prodigiosi anche dopo la sua morte.
A dispetto della fama che circonda il suo nome, Medusa, in greco antico, significa “protettrice”, “guardiana”; è una Gorgone, come le sue due sorelle (Euriale e Steno), cioè un essere mostruoso partorito dalla mitologia greca.
Medusa era figlia delle divinità marine, Forco e Ceto. Le Gorgoni avevano un grande potere distruttivo: erano in grado di pietrificare chiunque incrociasse il loro sguardo. Delle tre sorelle, solo una non era immortale: Medusa che infatti, verrà uccisa mediante decapitazione da Perseo.
Nelle raffigurazioni antiche, le tre Gorgoni sono ritratte come donne spaventose. Hanno ali d’oro e mani di bronzo, zanne suine e una bocca larga; un viso rotondo racchiuso tra chiome serpentesche.
Più avanti nel tempo, le loro sembianze muteranno decisamente in meglio: nelle rappresentazioni artistiche successive appaiono come ragazze bellissime, ma il particolare dei serpenti al posto dei capelli resterà invariato.
Per quanto riguarda la genealogia delle Gorgoni poeti, drammaturghi e scrittori greci sembrano concordi: Esiodo (metà VIII secolo a.C. – VII secolo a.C.) nella sua “Teogonia”, Eschilo (525 a.C. – Gela, 456 a.C.) nel “Prometeo incatenato”, Pausania il Periegeta (110 circa – 180 circa) nella sua “Periegesi della Grecia” e Nonno (fl. V secolo) ne “Le dionisiache” sono concordi nel sostenere Forco come loro padre. Per la madre, Esiodo e Apollodoro (180-110 a.C. ca.) ritengono fosse la sorella di Forco, Ceto.
Trattando della collocazione geografica di Medusa e delle sue sorelle c’è un po’ di confusione tra le varie fonti: Esiodo sosteneva che Medusa e le sue sorelle vivessero nell’Oceano Occidentale, vicino alle Esperidi e alla Notte (o Nyx, una delle divinità primordiali della mitologia greca) oppure vicino alla città di Tartesso (antica città-stato protostorica, si pensa fosse situata nell’Iberia meridionale, in particolare, in Andalusia, nell’area del delta del Guadalquivir); fonti successive le situano in Libia.
Anche in merito al motivo per cui Medusa sia stata trasformata in un mostro ci sono versioni differenti: Apollodoro, Esiodo e Ovidio (20 marzo 43 a.C. – 17 o 18 d.C.) ritenevano fosse una donna bellissima, mutata in mostro da Atena, per avere intrattenuto un rapporto sessuale con Poseidone in un tempio a lei dedicato; altri invece sostenevano che la dea fosse maldisposta verso Medusa perché aveva osato rivaleggiare con lei in bellezza.
Sembra che tutti siano invece concordi riguardo all’identità del suo assassino, cioè, Perseo.
Il mandante dell’omicidio era il re di Serifo, Polidette, che non voleva in realtà sbarazzarsi della Gorgone, bensì di Perseo: voleva essere libero di sposare Danae, sua madre.
Prima di uccidere la Gorgone, Perseo deve compiere una certa trafila.
Prima di tutto, deve rintracciare le Graie (dal greco, grigie, nel senso di anziane; note anche come Forcidi, in quanto figlie di Forco e Ceto; custodivano l’ingresso al luogo in cui vivevano le Gorgoni) e poi, convincerle a rivelargli la dimora delle ninfe stigie che possedevano gli oggetti di cui l’eroe aveva bisogno, per portare a compimento la sua pericolosa spedizione (un po’ come avviene nei videogiochi, dove i personaggi raccolgono armi e oggetti utili per compiere varie imprese).
Perseo è costretto a rivolgersi alle Graie, perché le ninfe dello Stige, erano invisibili e introvabili e per ottenere le informazioni di cui ha bisogno non va troppo per il sottile: toglie l’unico dente e l’unico occhio delle povere Graie.
Trovate le ninfe, Perseo ottiene da loro un bel paio di sandali alati, una kibisis (probabilmente uno zaino ante litteram) e l’elmo dell’invisibilità di Ade. Inoltre, Ermes lo fornirà anche di un falcetto adamantino.
Alcune fonti dicono che dopo questo mitologico “shopping”, Perseo sia condotto a Samo dalla dea Atena, dove sarà istruito con tre simulacri, affinché sia in grado di riconoscere Medusa dalle sue sorelle.
Ora, il nostro eroe è pronto; si spinge fino al luogo dove vivono le Gorgoni e le sorprende nel sonno.
L’omicidio è guidato dalla mano di Atena; Perseo taglia la testa di Medusa senza guardarla direttamente, bensì spiandone il riflesso sul suo scudo, questo per non restare pietrificato.
A conferma che la vittima non è un essere comune, dalla sua ferita fuoriescono: Pegaso, il cavallo alato e un gigante, Crisaore, i figli che la Gorgone ha concepito con Poseidone.
Le sorelle di Medusa si svegliano e non restano con le mani in mano: cercano di inseguire l’assassino della sorella, ma Perseo ha già indosso l’elmo che lo rende invisibile e fugge, spiegando le ali del suo destriero, Pegaso.
E lo zaino, vi chiederete? Indispensabile anche quello, il nostro eroe vi ha infilato il suo trofeo: la testa di Medusa.
Secondo altre testimonianze, veniamo anche a sapere che il sangue della Gorgone gocciolato dalla sua testa, quando Perseo si alzò in volo sopra il deserto libico, ha generato l’anfesibena (significa “che va in due direzioni”; mitico serpente dotato di due teste, poste una ad ogni estremità del corpo, e di occhi luminosi come lampade), mentre alcune alghe, entrate in contatto con la testa di Medusa, si sono pietrificate ed è nato il corallo (in greco gorgonion o gorgonia).
La vicenda di Medusa e del suo assassino non finisce qui, il loro fu un lungo, curioso e anche, vantaggioso, rapporto, questo però solo per Perseo che continuò a usare la sua testa come una potentissima arma contro i suoi nemici e non furono pochi coloro che, ostacolando il nostro eroe, finirono pietrificati.
Successivamente, Perseo cede la testa di Medusa ad Atena, la quale conferirà parte dei capelli della Gorgone ad Eracle che, a sua volta, li darà a Sterope, figlia di Cefeo.
Per quanto riguarda il corpo di Medusa, una tradizione ateniese suggeriva fosse stato seppellito sotto l’agorà.
Il mito di Medusa e in particolare la sua testa hanno ispirato molti artisti.
Le più antiche raffigurazioni sono una metopa da Selinunte (Perseo è rappresentato nell’atto di uccidere Medusa, sotto gli occhi della dea Atena) e una Medusa riprodotta sul frontone occidentale del tempio di Artemide a Corfù.
Sono stati realizzati anche molti dipinti con lo stesso soggetto, tra i più famosi: lo scudo con testa di Medusa di Caravaggio e “La Medusa” di Pieter Paul Rubens.
Esistono anche diverse sculture: quella di Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini e il Busto di Medusa di Gian Lorenzo Bernini.
In copertina: Michelangelo Merisi da Caravaggio, “Scudo con testa di Medusa” (olio su tela, 1595-1598, Galleria degli Uffizi)