Se, mossi da curiosità, vi trovaste nei pressi di Kutna’ Hora, un paesino a 80 chilometri da Praga, avreste un grazioso faccia a faccia con un’attrazione straordinaria, l’Ossario di Sedlec.
Kutna’ Hora divenne famosa, inizialmente, di seguito al ritrovamento di una miniera di argento nel 1290: era stata per molto tempo il luogo dove veniva coniata la moneta “il Grosso di Praga“, quella del Regno di Boemia, e ciò le permise di divenire una delle città più prestigiose e note – soprattutto in campo artistico – facendole prendere il nome di “scrigno dei tesori del Regno di Boemia“.
Dal 1995 infatti è diventata patrimonio dell’UNESCO per il suo centro storico, per la Cattedrale di Nostra Signora di Sedlec e la Chiesa di Santa Barbara, quest’ultima in stile deliziosamente gotico
Oggi parliamo in particolare dell’ossario posto entro un camposanto, l’Ossario di Sedlec (kostnice Sedlec) un peculiare “tempietto” funebre che accoglie, nel suo ipogeo, i resti di 40.000 scheletri umani riposti sulle pareti, sui lampadari, con gli stemmi araldici del casato Schwarzenberg (totalmente creato con resti ossei) in accostamento inoltre a due scheletri perfettamente conservati, presenti nella Cattedrale di Nostra Signora di Sedlec, tra cui quello di San Vincenzo.
Un solenne esempio di Memento Mori (simile alle catacombe dei Cappuccini di Roma, in via Veneto) che passa attraverso lo sguardo diretto dei visitatori, a Tu per Tu con il proprio avvenire e la riflessione, dunque, sulla morte e il morire.
Questi resti provengono principalmente da due grandi eventi: la peste nera del 1300 e le crociate hussite quattrocentesche e le sepolture antecedenti.
Già a partire dal 1300 l’abate cistercense rettore della cappella riportò, a seguito di un viaggio in Terra Santa, un mucchio di terra dal Golgota, spargendola entro il cimitero e facendolo divenire luogo di culto e pellegrinaggio.
Fu nel 1400, quindi, che iniziò il lavoro di esumazione delle antiche sepolture per far posto a quelle venture: l’ossario di Sedlec prese vita proprio dall’accatastamento di questi resti che, nel tempo, svilupparono attraverso una forma sempre più logica ed ordinata per come ancora oggi la possiamo ammirare.
Fu però nel 1870 con František Rint – intagliatore ufficiale del Duca di Schwarzenberg – la genesi dell’ingegno tanto macabro quanto estroso di questo ossario, poichè dopo aver pulito e disinfettato le ossa le pose in modo ornamentale sulle pareti e sui soffitti, ricreando altresì dei gruppi scultorei, firmandosi – comprensibilmente – con delle ossa.
Già dall’ingresso, il visitatore viene accolto da due enormi calici riposti in altrettanto grandi nicchie, composti da teschi e femori, così come un imponente crocifisso adornato da festoni (e chi lo direbbe mai, anche quelli…fatti di ossa).
Altresì, due ammassi di ossa, rimembranti delle piramidi, composte da sferiche epifisi.
Nonostante un velo spettrale agli occhi di molti, questo complesso ha catturato l’attenzione – nel 1970 – del regista Jan Švankmajer che ne propose un accurato documentario (reperibile su Youtube -> https://www.youtube.com/watch?v=jMYpeKga_hk).
Ad oggi, pare che nel periodo estivo sia possibile visitare la cappella anche di notte, accompagnati solo dalla fioca luce delle fiaccole..