Categorie
Cultura letteratura Oltre il Velo riflessioni sacro

– La Medianità – Echi dall’Oltre, Orizzonti della Mente

Tratto da “IL FILO SCARLATTO” – Luglio 2025

Immaginate un momento di quiete profonda, o forse, più prosaicamente, una notte insonne dopo l’ennesima bolletta da pagare, quando il confine tra ciò che è tangibile e ciò che è… beh, meno tangibile, sembra sottile come il velo della decenza in certi reality show. Oppure, un attimo di intensa solitudine, un dolore così acuto da far desiderare ardentemente un segno, un conforto, un’ultima, cruciale, parola da chi si è dileguato nell’etere (o, più probabilmente, da chi ha semplicemente smesso di rispondere alle chiamate). In questi frangenti, o anche nella serena e scientificamente discutibile curiosità di un pomeriggio qualunque, la domanda sorge, ancestrale e potente: “Cosa accadrebbe se potessimo davvero comunicare con ciò che non vediamo, con chi non è più tra noi, o percepire realtà al di là dei nostri sensi, magari anche il sapore di un caffè senza averlo assaggiato?”
Non è una domanda nuova, né un capriccio della modernità. È un interrogativo che risuona nell’animo umano fin dall’alba dei tempi, un filo dorato che si snoda attraverso la storia, intessendo miti, alimentando fedi e accendendo la fiaccola della curiosità. Dallo sciamano che entrava in trance per colloquiare con gli spiriti degli animali (chissà se chiedeva anche consigli sulla caccia o solo gossip interdimensionale), alle solenni cerimonie degli oracoli greci, le cui sacerdotesse, in estasi, pronunciavano enigmatiche profezie (spesso talmente ambigue da non poter mai essere smentite); dai racconti biblici di profeti che ricevevano visioni divine (e noi che fatichiamo a decifrare il manuale di istruzioni del tostapane), fino ai moderni salotti vittoriani dove tavoli danzanti e voci dall’aldilà promettevano consolazione e meraviglia (e un notevole giro d’affari per i falegnami).

Questa sete di connessione con l’ignoto, questa intrinseca curiosità verso ciò che si nasconde oltre la soglia dei nostri cinque sensi (e del nostro buon senso, a volte), ha dato origine a un fenomeno affascinante quanto controverso: la Medianità.

Nel suo nucleo più essenziale e nella sua concezione più diffusa, essa si presenta come la presunta capacità di fare da ponte tra dimensioni diverse, tra stati di esistenza che normalmente rimangono separati e inaccessibili alla percezione comune. Praticamente, una specie di router cosmico con un’antenna biologica.

La figura del medium, in questa visione, è la chiave: non un semplice osservatore o un individuo mistico e isolato, ma un intermediario attivo, un condotto vivente attraverso il quale energie, informazioni o persino presenze “dall’altro lato” possono fluire e manifestarsi. Si narra di un ruolo che, sovente, è intessuto nell’essenza di un’anima fin dalle sue origini: quello di essere un “ponte” tra le dimensioni. Un architetto eterico, insomma, che costruisce ponti dove noi comuni mortali vediamo solo un precipizio. Questo ruolo è destinato a trascendere il velo sottile che divide la nostra realtà tangibile – fatta di materia, spazio e tempo (e scadenze fiscali) – da ciò che percepiamo come “altrove”, un luogo che può essere il regno degli spiriti, un piano di coscienza elevata o una regione inesplorata della psiche (tipo il reparto giocattoli di un grande magazzino). Così facendo, facilita l’interazione e la comunicazione tra regni diversi dell’esistenza, il che è comodo, dato che le compagnie telefoniche interdimensionali sono notoriamente carenti.

Si ritiene che ognuno di noi sia accompagnato da uno Spirito Guida, un’entità benevola che ci affianca nel nostro percorso terreno, ma che nella frenesia e nella materialità della vita quotidiana spesso facciamo fatica a percepirne la sua presenza e, di conseguenza, non riusciamo a dargli ascolto. Probabilmente è lì, a bordo campo, a sbracciarsi e urlare: “Non è quella la strada, idiota!”, mentre noi continuiamo dritti verso la prossima epica figuraccia. In questo contesto il medium, in quanto “prescelto” o particolarmente sintonizzato (come una radio d’epoca che prende Radio Ascensione), è in grado di stabilire e mantenere uno stretto contatto e una comunicazione fluida con il proprio Spirito Guida, attingendo direttamente a questa fonte di saggezza e direzione. Chissà se ha anche una linea preferenziale con l’Assistenza Clienti Cosmica.

Tuttavia, proprio a causa della loro particolare sensibilità e del loro compito cruciale, i medium sono spesso descritti come bersaglio di attacchi o interferenze da parte di forze maligne o negative, che cercano di impedirne il percorso spirituale e di ostacolare il loro ruolo di “ponte”. Una specie di cyberbullismo interdimensionale, insomma. Questa battaglia tra luce e ombra è una componente quasi costante nella narrativa delle esperienze medianiche, sottolineando la delicatezza e le sfide inerenti a tale capacità. Storie e testimonianze, tramandate per secoli, narrano di come alcuni di questi “eletti” abbiano subito non solo pressioni psicologiche, ma anche percosse fisiche, disturbi notturni o inspiegabili fenomeni di poltergeist diretti contro di loro o i loro ambienti. Praticamente, vivere con un fantasma dispettoso che ti sposta le chiavi di casa.

Figure come la mistica spagnola Santa Teresa d’Avila, pur venerata per le sue estasi divine, riportò anche episodi di vessazioni diaboliche e assalti fisici attribuiti a entità maligne. Analogamente, nei racconti che circondano medium più moderni o protagonisti di fenomeni spiritici, si leggono spesso testimonianze di aggressioni invisibili o di oppressioni manifeste, considerate tentativi da parte di entità ostili di interrompere o distorcere la comunicazione con il mondo spirituale superiore. Questa dimensione di conflitto e vulnerabilità aggiunge un ulteriore strato di complessità e drammaticità alla vita di chi si assume il ruolo di medium. Un lavoro che, a quanto pare, non ha bonus di rischio.

Il concetto di “ponte” è ciò che ha reso la medianità così affascinante e allo stesso tempo così dibattuta. È l’idea che l’universo sia più interconnesso di quanto la nostra percezione quotidiana ci suggerisca e che certi individui abbiano la chiave per svelarne una parte nascosta. Magari la chiave del Wi-Fi interdimensionale.

Un Viaggio tra Scienza e Percezione

Lo scopo di questo articolo non è quello di fornire un verdetto definitivo sulla realtà della medianità, né quello di schierarsi in un dibattito che da secoli divide scettici e credenti (spesso con la stessa foga dei tifosi di calcio). Piuttosto, si vuole tracciare un percorso di conoscenza, un viaggio attraverso le molteplici sfaccettature del fenomeno medianico, offrendo strumenti per comprendere le diverse interpretazioni, le testimonianze storiche e le prospettive scientifiche che lo hanno circondato. Consideratela una guida turistica, ma per l’ignoto.

Vi invito, quindi, ad affrontare questo percorso con curiosità viva e spirito critico (preferibilmente con un buon caffè a portata di mano). Sarà un’occasione per esplorare le origini e l’evoluzione della medianità, dalle sue manifestazioni più antiche e ritualistiche alle sue forme più recenti e mediatizzate (tipo, medium su TikTok). Analizzeremo le diverse tipologie di fenomeni medianici – dalle apparizioni fisiche alle voci interiori, dalla scrittura automatica alla canalizzazione – cercando di descriverle nella loro complessità. Non mancheremo di confrontarci con la sfida più grande che la medianità pone: il suo rapporto con la scienza. Vedremo come la ricerca abbia tentato di sondarne i misteri e quali siano state le spiegazioni alternative, spesso legate a scetticismo, fattori psicologici o a veri e propri inganni (perché, diciamocelo, il business dell’aldilà ha sempre il suo perché).

Infine, rifletteremo sul significato più profondo che la medianità assume per l’essere umano: il bisogno di conforto di fronte alla perdita (specialmente se il defunto aveva lasciato istruzioni per il codice del Wi-Fi), la ricerca di un senso trascendente nell’esistenza, il desiderio innato di superare i limiti della percezione sensoriale e, in un contesto più ampio, esploreremo come l’idea stessa di creare un “ponte” – tra dimensioni o tra esseri umani – possa risuonare con la missione di connettere e includere, cercando vie di comunicazione che vadano oltre le barriere evidenti.

Preparatevi dunque a varcare una delle soglie nell’ignoto e a considerare prospettive che possono sfidare le vostre certezze (o almeno farvi dubitare del vostro piano pensionistico), ma che al contempo apriranno la strada a una comprensione più sfumata e ricca di un aspetto dell’esperienza umana che, qualunque sia la sua vera natura, ha sempre saputo esercitare un profondo fascino, lasciandoci interrogare su cosa significhi realmente “comunicare” e quali siano i veri confini della nostra percezione e della nostra realtà. Il viaggio ha inizio. E, mi dispiace, non ci sono bevande incluse.

Le Voci della Storia – La Medianità Attraverso i Secoli

Se l’idea dell’esistenza di un “ponte” verso l’invisibile suona quasi mitica, è perché affonda le sue radici più profonde nell’esperienza umana universale. La medianità, lungi dall’essere un fenomeno isolato o un vezzo di particolari culture, si rivela come un “Filo Scarlatto” che attraversa innumerevoli civiltà ed epoche storiche. Non importa il continente, la lingua o la religione: ovunque l’uomo abbia alzato gli occhi al cielo stellato, o abbia guardato oltre il confine della vita, ha sempre cercato una connessione con ciò che trascende la sua immediata comprensione.

Fin dalla notte dei tempi, l’essere umano si è interrogato sulla natura della vita, della morte e dell’ignoto. In questa ricerca di senso e di connessione, figure che oggi potremmo ricondurre al concetto ampio di “medium” hanno rivestito ruoli centrali e sacri in ogni società primitiva e civiltà antica. Non parlavano di “spiriti” nel senso moderno, ma di dei, antenati, forze della natura, entità che popolavano un mondo invisibile eppure potentemente influente sul destino degli uomini.

Nelle remote caverne preistoriche, illuminate solo dal tremolio di un fuoco, la figura dello sciamano emergeva come un ponte vivente tra il mondo tangibile e quello spirituale. Attraverso canti ritmici, danze estenuanti, l’uso di erbe psicoattive o prolungate meditazioni, entrava in stati alterati di coscienza, spesso descritti come “trance”. Si credeva che la sua anima potesse viaggiare nel regno degli spiriti, colloquiare con animali totemici, antenati o divinità, per ottenere guarigioni, divinazioni sul futuro della caccia o della comunità, o per risolvere conflitti tra le tribù. Le sue parole e i suoi gesti al ritorno dalla trance erano visti come messaggi diretti dall’altro lato, essenziali per la sopravvivenza e l’equilibrio del gruppo.

Con l’emergere delle grandi civiltà, la ricerca di guide dall’invisibile si istituzionalizzò. Nell’antica Grecia, gli oracoli rappresentavano il culmine di questa ricerca. Il più famoso, quello di Delfi, vedeva protagonista la Pizia, una sacerdotessa che, seduta su un tripode, entrava in uno stato di estasi. Le sue parole, spesso frammentate e sibilline, venivano poi interpretate dai sacerdoti di Apollo e fungevano da guida per re, generali e cittadini comuni. Analogamente, nelle tradizioni romane ed etrusche, l’aruspicina (l’interpretazione delle viscere degli animali sacrificati) e l’augurio (l’interpretazione del volo degli uccelli o di altri fenomeni naturali) erano pratiche complesse attraverso cui si cercava di leggere la volontà divina o di prevedere eventi futuri.

Nelle grandi religioni monoteiste, pur non usando il termine “medianità” nel senso spiritico moderno, troviamo figure che svolgono ruoli simili: profeti che ricevono messaggi diretti da Dio (basti pensare alle visioni di Giovanni nell’Apocalisse), santi che hanno visioni celestiali, o mistici che raggiungono stati di unione e conoscenza trascendente. Anche in Oriente, pratiche come la meditazione profonda, la canalizzazione di energie cosmiche o la ricerca di illuminazione attraverso stati alterati di coscienza, condividono con la medianità il desiderio di attingere a fonti di conoscenza o energia non ordinarie.

Persistenza e Ambivalenza del Fenomeno

Questa universalità del fenomeno suggerisce che, al di là delle interpretazioni culturali e delle credenze specifiche, esiste un bisogno umano profondo e radicato: quello di superare il senso di isolamento, di trovare un senso alla vita e alla morte, di cercare risposte a domande fondamentali che la pura logica materiale non riesce a soddisfare. La medianità, nelle sue molteplici espressioni, diventa così una delle risposte (o tentativi di risposta) a questa inestinguibile sete di connessione e significato, un eco di un desiderio antico che continua a risuonare anche nell’era della scienza e della tecnologia. Ed è proprio questa persistenza, questa presenza trasversale nel tempo e nello spazio, che ci invita a un’esplorazione più approfondita e, soprattutto, a un approccio con una buona apertura mentale. Non è questione di giudicare o di credere ciecamente, ma di comprendere un fenomeno che, in un modo o nell’altro, ha plasmato e continua a influenzare l’esperienza umana in tutte le sue sfaccettature.

Ciò che unisce queste diverse manifestazioni, dalle pratiche sciamaniche alle sacerdotesse oracolari, dai profeti agli interpreti di segni, è la profonda convinzione che esista una realtà sottostante, non direttamente accessibile ai sensi comuni, ma che può essere “intercettata” o “canalizzata” da individui dotati di una particolare sensibilità o preparazione. Tuttavia, proprio questa apertura verso l’ignoto solleva interrogativi etici e morali profondi, che la storia non ha mancato di presentare in modo drammatico.

Se “l’oltre” è accessibile, con quale scopo viene interpellato? La domanda sorge, lecita e spontanea: come mai, spesso, si è voluto e si vuole mettersi in contatto con questa dimensione non per saggi consigli di pace o benessere, ma per ottenere indicazioni su guerre da intraprendere, genocidi da perpetrare o azioni distruttive? Che affidabilità può avere, in questi casi, il “medium” o l’interprete di turno che afferma di essere in contatto con il mondo spirituale, quando i messaggi ricevuti sembrano così dissonanti con un’idea di spiritualità benevola o superiore?

Questa ambivalenza ci porta a riflettere su un punto cruciale: il concetto di spiritualità e di “oltre” è spesso distorto o strumentalizzato dall’intento umano. La storia ci insegna che l’interpretazione dei messaggi “divini” o “spirituali” può essere profondamente influenzata dalle paure, dai pregiudizi, dalle ambizioni di potere o dalla sete di violenza di chi interroga o di chi riceve. Non è scontato che un contatto con ciò che trascende la nostra realtà materiale si traduca automaticamente in saggezza o benevolenza. Al contrario, la facilità con cui messaggi distruttivi possono essere attribuiti a fonti “superiori” ci impone una rigorosa cautela e un discernimento etico. La vera spiritualità, forse, non risiede solo nel “contattare”, ma nel “filtrare” e nel “discernere” ciò che è autenticamente elevante da ciò che è solo un’eco amplificata delle ombre umane. Questa consapevolezza sarà un filo conduttore importante nel nostro esame della medianità.

il Grande Risveglio Spiritico

Se le manifestazioni medianiche nell’antichità erano spesso intrecciate con la sacralità, i miti fondativi e le tradizioni più arcane, il XIX secolo vide un fenomeno radicalmente diverso, che portò la medianità dal tempio al salotto borghese, trasformandola da rito a spettacolo, da fede a “scienza” nascente: il Grande Risveglio Spiritico. Fu un’ondata che travolse l’Europa e l’America, un’epoca in cui il velo tra i mondi sembrò farsi sottilissimo, quasi trasparente.

Tutto ebbe inizio con un battito… Era la primavera del 1848, a Hydesville, nello Stato di New York. Le sorelle Margaret e Kate Fox, due giovanissime contadine, iniziarono a sentire dei misteriosi “colpi” nella loro casa, che sembravano rispondere a domande specifiche. Il fenomeno, presto attribuito allo spirito di un mercante assassinato, divenne noto come il “linguaggio dei colpi” (raps). La notizia si diffuse con la velocità di un incendio e, in breve tempo, le sorelle Fox divennero celebrità, esibendosi in pubblici spettacoli e inaugurando una vera e propria moda. L’idea che i defunti potessero comunicare direttamente con i vivi, offrendo conforto e prove dell’aldilà, risuonò potentemente in un’epoca segnata da epidemie, guerre e un crescente scetticismo religioso che cercava nuove forme di spiritualità.

Questo “contagio” di curiosità e speranza trovò nel francese Allan Kardec il suo più grande teorico e sistematizzatore. Kardec, educatore e filosofo, non era un medium ma un instancabile ricercatore che raccoglieva e organizzava le comunicazioni ottenute da numerosi medium, dando vita alla “dottrina spiritica”. La sua opera fondamentale, Il Libro degli Spiriti (1857), e i volumi successivi, fornirono un quadro filosofico e morale per interpretare i fenomeni medianici, trasformando lo Spiritismo da mera curiosità a un vero e proprio movimento religioso e filosofico, con i suoi principi, le sue leggi e le sue implicazioni etiche.

I salotti di Parigi, Londra, New York e di tutte le grandi città si popolarono di sedute spiritiche. Erano eventi sociali, spesso notturni, in cui i partecipanti si tenevano per mano attorno a un tavolo, nell’attesa che il medium, in trance o in stato di alterazione, facesse da tramite. Le manifestazioni erano varie e spesso spettacolari:

  • Tavoli che si muovevano, levitavano o battevano ritmicamente in risposta alle domande
  • Voci disincarnate che parlavano attraverso il medium o direttamente dall’aria (psicofonia)
  • Figure ectoplasmatiche che prendevano forma, mani invisibili che toccavano i presenti.
  • Oggetti che apparivano improvvisamente nella stanza.
  • Scrittura automatica: la mano del medium che, mossa da una forza esterna, vergava messaggi su carta.

Questo fascino per l’invisibile portò alla ribalta medium di fama mondiale, come Daniel Douglas Home, Eusapia Palladino e Florence Cook, le cui capacità erano oggetto di dibattito tra scienziati, giornalisti e il grande pubblico. L’era vittoriana, con il suo mix di rigido moralismo e sete di mistero, fu il terreno fertile per questa esplosione della medianità, che prometteva non solo conforto per i lutti e la certezza della vita oltre la morte, ma anche un accesso privilegiato a conoscenze superiori e a un universo più vasto di quanto la scienza dell’epoca potesse concepire.

Tuttavia, proprio questa visibilità portò anche a un aumento delle frodi e degli smascheramenti. Molti medium si rivelarono abili imbroglioni, sfruttando l’ingenuità e il dolore altrui. Questo alimentò un’aspra critica e una profonda diffidenza, ma non spense mai completamente la fiamma dell’interesse e della speranza verso la possibilità di un contatto con l’invisibile. Lo Spiritismo, e con esso la medianità, aveva ormai lasciato un segno indelebile nella cultura occidentale, ponendo le basi per future ricerche e interpretazioni.

La Medianità : Un Fenomeno Trans-Culturale e Senza Tempo

Nonostante l’esplosione dello spiritismo ottocentesco abbia portato la medianità sotto i riflettori, con il suo corollario di meraviglia, speranza e, purtroppo, anche frodi, la capacità di fungere da “ponte” tra i mondi non è mai stata confinata a un singolo movimento o periodo storico. Al contrario, ha continuato a esistere e a manifestarsi, spesso in forme meno eclatanti ma profondamente radicate, all’interno di diverse tradizioni spirituali e culturali in tutto il mondo. Molto prima e ben dopo le sedute spiritiche vittoriane, la medianità ha continuato a esprimersi come un aspetto intrinseco della spiritualità umana.

Nelle tradizioni spirituali orientali, ad esempio, il concetto di medianità si fonde spesso con pratiche di meditazione profonda, di ascesi o di ricerca dell’illuminazione. Non si parla necessariamente di contatto con spiriti disincarnati, ma piuttosto di apertura a stati di coscienza superiori, di percezione di energie sottili (come il Qi o il Prana) o di canalizzazione di saggezza universale. Figure come i Lama tibetani o i maestri Zen, attraverso anni di pratica, possono raggiungere stati di consapevolezza che permettono intuizioni straordinarie o la percezione di realtà al di là della comune esperienza sensoriale, richiamando alcune delle capacità medianiche.

Anche all’interno del cristianesimo e di altre fedi abramitiche, sebbene con terminologie diverse e spesso con una forte enfasi sulla distinzione tra “messaggi divini” e “spiriti inferiori”, esistono fenomeni che richiamano la medianità. Le visioni mistiche, le stigmate, le locuzioni interiori o i messaggi ricevuti in sogno da santi e veggenti attraverso i secoli, possono essere interpretati come forme di comunicazione “oltre” il velo del mondo fisico. La figura del “carismatico” in alcune correnti cristiane, che parla in lingue sconosciute (glossolalia) o profetizza, è un altro esempio di come il divino possa manifestarsi attraverso un individuo.

Questa persistenza, questa capacità della medianità di adattarsi e manifestarsi in contesti così diversi, dalle pratiche sacre alle devozioni popolari, dalle vette della spiritualità alle esperienze più intime, testimonia la sua profonda risonanza con il bisogno umano di significato, di trascendenza e di connessione. Indipendentemente dalle spiegazioni che le si vogliano dare, essa rimane un capitolo affascinante e controverso della storia umana, un promemoria costante che la nostra percezione della realtà è solo una delle tante possibili, e che il desiderio di esplorare l’invisibile continua a spingere l’uomo oltre i confini del conosciuto.

il ventaglio delle Percezioni – le diverse Manifestazioni Medianiche

In questa sezione, abbandoneremo per un momento la cornice storica per addentrarci nella ricchezza e nella complessità delle modalità attraverso cui la medianità si manifesta. È qui che il “ponte” si articola in diverse passerelle, ciascuna con le sue peculiarità e i suoi effetti, alcuni eclatanti e visibili, altri sottili e interiori. Vedremo come il presunto contatto con l’invisibile possa tradursi in fenomeni fisici capaci di sfidare le leggi della fisica, o in percezioni psichiche che espandono i confini della mente umana.

Il concetto di medianità, pur essendo unificato dall’idea di “ponte” tra il visibile e l’invisibile, si dispiega in una miriade di manifestazioni, tanto variegate quanto le sfumature dell’esperienza umana stessa. Non esiste un’unica “medianità”, ma un ampio spettro di capacità e fenomeni, che possono talvolta coesistere nello stesso individuo o presentarsi in forme distinte. Generalmente, si distinguono due macro-categorie: la medianità fisica, più appariscente e spesso oggetto di dibattito, e la medianità psichica o mentale, più interiore e sottile.

Se la medianità fisica cattura l’attenzione con i suoi effetti tangibili e spesso spettacolari, la medianità psichica o mentale si addentra in un territorio più intimo e sfumato: quello delle percezioni interiori, delle sensazioni, dei pensieri e delle immagini che affiorano nella mente del medium, senza la necessità di manipolare l’ambiente esterno. Questi fenomeni, pur essendo meno appariscenti, sono forse i più diffusi e vari, e costituiscono il cuore di molte pratiche medianiche contemporanee. Tra le forme più comuni e riconoscibili vi sono la chiaroveggenza e la chiaroudienza.

La chiaroveggenza è la presunta capacità di percepire visivamente eventi, oggetti o persone non presenti nel proprio campo visivo, o di “vedere” scene del passato o del futuro. Non si tratta di una visione fisica con gli occhi, ma di un’immagine mentale, una sorta di “schermo interiore” su cui si proiettano informazioni. Allo stesso modo, la chiaroudienza è la capacità di percepire suoni, parole o voci che non sono udibili attraverso l’orecchio fisico. Queste “voci” possono essere percepite come provenienti dall’esterno o come un pensiero distintivo che risuona nella propria mente. Spesso, queste percezioni non si manifestano in modo chiaro e immediato, ma richiedono un’interpretazione da parte del medium.

Una delle manifestazioni più affascinanti della medianità psichica è la psicografia, o scrittura automatica. In questo caso, il medium permette alla propria mano di muoversi autonomamente, come se fosse guidata da una forza esterna, vergando parole, frasi o persino lunghi testi su carta. Il medium può essere in uno stato di veglia cosciente, pur non controllando il contenuto della scrittura, o in uno stato di trance più profonda. I messaggi possono variare da semplici saluti a complesse dissertazioni filosofiche o artistiche, attribuite a spiriti guida o a personalità defunte. A volte, la scrittura assume caratteri diversi da quelli abituali del medium, o appare in lingue sconosciute. Il concetto di trance è fondamentale nella medianità mentale. La trance è uno stato alterato di coscienza, un’immersione profonda in cui il medium sembra perdere (o ridurre drasticamente) la consapevolezza del proprio ambiente e della propria personalità. In questo stato, il medium può diventare un veicolo per una “entità” o “guida spirituale” che si esprime attraverso di lui, utilizzando la sua voce, i suoi gesti e le sue conoscenze per comunicare. Questa è la base dell’incorporazione, dove l’entità sembra assumere temporaneamente il controllo del corpo e della voce del medium, e della canalizzazione, dove il medium riceve e trasmette messaggi, insegnamenti o energie da fonti non ordinarie, mantenendo spesso una certa consapevolezza del processo. I messaggi canalizzati possono spaziare da consigli personali a rivelazioni cosmologiche, da ispirazioni artistiche a dettagli storici.

Accanto a queste forme più strutturate, esiste una medianità intuitiva, più sottile e spesso meno evidente. Si manifesta come una profonda sensazione, un “sapere” inspiegabile, un’intuizione vivida o un’empatia straordinaria che permette al medium di percepire emozioni o pensieri altrui, o di ricevere “flash” di informazioni senza una chiara origine. Questo tipo di medianità si confonde spesso con l’intuizione comune, ma si distingue per la sua persistenza, la sua specificità e la sua origine apparentemente “esterna” o “superiore”.

La medianità psichica, pur essendo più difficile da dimostrare scientificamente, a causa della sua natura interiore e soggettiva, è spesso quella che offre maggiore conforto e guida a chi vi si avvicina. Essa suggerisce l’esistenza di un vasto panorama di informazioni e consapevolezze al di là di ciò che i nostri sensi ordinari possono cogliere, un invito a esplorare le profondità della mente e la possibilità di connessioni che trascendono la mera interazione fisica.

La Sfida alla Ragione — Medianità tra Scienza, Scetticismo e Psicologia

Il nostro viaggio attraverso la storia e le mille facce della medianità ci porta inevitabilmente a un confronto cruciale: quello con la scienza. E qui, signori, la faccenda si fa delicata. In un’epoca dominata dal sacro Graal del pensiero razionale e dal metodo empirico, la medianità si presenta come un enigma, un fenomeno che spesso elude le maglie della ricerca scientifica tradizionale. Praticamente è come cercare di afferrare il fumo con un retino da farfalle, generando un dibattito acceso tra chi invoca la sua esistenza come prova di una realtà oltre il materiale (magari con tanto di scontrino) e chi la relega nel regno dell’illusione o, peggio, dell’autoinganno (e chi di noi non si è mai auto-ingannato, scagli la prima pietra… possibilmente non contro un medium).

Per sua natura, la scienza opera secondo principi di osservabilità, misurabilità e riproducibilità. Affinché un fenomeno sia considerato “scientificamente provato”, deve essere possibile replicarlo in condizioni controllate, misurarne gli effetti e, idealmente, sviluppare teorie che ne spieghino il funzionamento. Insomma, deve essere prevedibile come la pubblicità durante un film. Ed è proprio qui che la medianità incontra la sua sfida più grande… Le sue manifestazioni, soprattutto quelle fisiche, sono spesso percepite come eventi unici, imprevedibili, dipendenti da fattori soggettivi (lo stato del medium, l’atmosfera della seduta, la posizione degli astri, se ha fatto colazione o meno) che rendono estremamente difficile riprodurle in laboratorio con la precisione richiesta dal metodo scientifico. E diciamocelo, chi vorrebbe un fantasma che appare solo quando la temperatura è esattamente a 23 gradi e l’umidità al 60%? Che noia.

Spesso, in questo contesto, la scienza adotta un approccio che, a volte, può apparire spocchioso o riduttivo, operando con la ferrea convinzione che ogni aspetto della realtà debba aderire alla logica del “due più due fa quattro”. Un mantra valido per le tabelline, ma che si rivela intrinsecamente limitato e persino inefficace quando applicato ai regni più sottili della spiritualità e della coscienza. Tentare di imprigionare l’esperienza medianica in protocolli da laboratorio rigidi e meccanicistici, in un campo dove l’intuizione, la fede, l’emozione e l’energia sottile giocano un ruolo primario, rischia non solo di non portare a nulla di conclusivo, ma di alimentare ulteriori dubbi e domande, piuttosto che fornire risposte. È una dialettica complessa, dove la rigidità di un approccio metodologico consolidato si scontra con la fluidità e l’imprevedibilità di un fenomeno che sembra trascendere le categorie conosciute. E non venite a dirci che non è intrigante.

Lo Scetticismo Scientifico e i Trucchi del Mestiere

La scienza, nel suo tentativo di spiegare ogni fenomeno (anche la ragione per cui la marmellata cade sempre dalla parte sbagliata), ha offerto diverse interpretazioni per ciò che viene attribuito alla medianità, spesso ponendosi in una posizione di sano scetticismo e ricerca di spiegazioni razionali. È anche fondamentale riconoscere che la scienza, pur essendo il metodo più affidabile per comprendere il mondo materiale, opera entro determinati paradigmi e con strumenti specifici. Non tutto ciò che non è (ancora) spiegabile scientificamente è automaticamente falso o irrealistico. Dopotutto, fino a qualche secolo fa la radioattività era fantascienza, e oggi ci facciamo le risonanze. Ci sono fenomeni che possono essere reali ma che i nostri attuali strumenti o la nostra comprensione non sono ancora in grado di catturare o interpretare pienamente. Un po’ come cercare di spiegare il Wi-Fi a un uomo delle caverne.

Il dialogo tra medianità, psicologia e scienza rimane aperto. Se da un lato è cruciale mantenere un approccio critico per discernere la frode e comprendere i meccanismi psicologici, dall’altro la persistenza del fenomeno e il desiderio umano di esplorare i confini della percezione continuano a stimolare la ricerca e a lasciare spazio al mistero. Forse, la verità si trova in una zona grigia, dove la percezione umana, la suggestione, il bisogno emotivo e, per alcuni (quelli più ottimisti), una realtà non ancora compresa dalla scienza, si intrecciano in un complesso mosaico. Magari il vero mistero è capire perché ci ostiniamo a voler spiegare tutto.

Purtroppo, la storia è costellata di casi in cui celebri medium sono stati smascherati come abili illusionisti. Utilizzando trucchi semplici o complessi – come false apparizioni degne di un Houdini di quartiere, manipolazione di oggetti nascosti, codici segreti per rispondere alle domande (sì, come nei quiz televisivi), o persino l’uso di complici (che poi magari si beccano la parte minore del bottino) – hanno ingannato un pubblico desideroso di credere, spesso in un momento di vulnerabilità emotiva (ad esempio, il dolore per la perdita di una persona cara). L’arte dell’illusionismo ha dimostrato più volte come molti “fenomeni medianici” possano essere riprodotti senza alcun intervento soprannaturale. Questo ha gettato un’ombra di sospetto su tutto il fenomeno, rendendo difficile distinguere l’autentico dall’inganno. Ma la domanda resta: chi era il complice di Houdini?

La Mente è una Gran Burlona (e le Neuroscienze Fanno Spallucce)

Oltre alle frodi intenzionali, le spiegazioni psicologiche offrono un quadro più complesso e affascinante delle esperienze medianiche. La mente umana, infatti, è incredibilmente potente e suscettibile a fenomeni che possono generare percezioni fuori dall’ordinario. Praticamente, la nostra testa è un parco giochi dove tutto può succedere:

  • Autosuggestione e Bias di Conferma: Le persone che desiderano ardentemente un contatto o una prova dell’aldilà possono, inconsciamente, interpretare segnali ambigui come conferme delle loro aspettative. Un semplice rumore, una coincidenza (tipo trovare la stessa monetina per terra due volte), un’intuizione, possono essere amplificati e attribuiti a una fonte soprannaturale. È la mente che dice: “Sì, sì, è proprio la nonna che mi parla dal termosifone!”
  • Dissociazione e Stati Alterati di Coscienza: In condizioni di stress, trauma, o in stati indotti (come la trance profonda o l’ipnosi), la mente può “dissociarsi”, ovvero separare alcune delle sue funzioni (memoria, identità, percezione). Questo può portare a esperienze in cui l’individuo sente o vede cose che non sono fisicamente presenti, o agisce come se fosse controllato da un’altra entità, senza che vi sia necessariamente un’entità esterna. Praticamente, è come se una parte del tuo cervello decidesse di andare per conto suo…
  • Lettura a Freddo e Lettura a Caldo: Tecnicamente non sono fenomeni medianici, ma tecniche usate da alcuni “medium” per apparire tali. La “lettura a freddo” consiste nel fare affermazioni generiche che si adattano a quasi tutti (“Sento che hai avuto una delusione in amore, vero?”) o nel “pescare” informazioni dalla reazione del cliente (linguaggio del corpo, espressioni facciali). La “lettura a caldo” implica l’uso di informazioni ottenute in anticipo tramite ricerche sul cliente (tipo stalkeraggio professionale).
  • Fattori Sociali e Contagio Emotivo: In un contesto di gruppo, l’emozione e la suggestione possono essere amplificate, portando i partecipanti a “percepire” fenomeni che in realtà non si verificano o a interpretare in modo distorto eventi normali. Tipo quando tutti a un concerto giurano di aver sentito una nota che non c’era.

Infine, le neuroscienze, quelle simpaticone, iniziano a esplorare le correlazioni tra stati cerebrali specifici ed esperienze che richiamano la medianità. Studi sulla neurologia delle esperienze mistiche o estatiche, o l’analisi dell’attività cerebrale durante stati di trance, suggeriscono che alcune di queste esperienze possano avere basi fisiologiche, legate a particolari pattern di attivazione cerebrale o a specifici neurotrasmettitori. Questo non nega la realtà dell’esperienza per l’individuo, ma ne propone una spiegazione all’interno del funzionamento del cervello. Insomma, forse non è il fantasma dello zio Pino, ma solo i tuoi neuroni che si sono divertiti un po’ troppo.

Oltre la Percezione : Il Contesto Personale, Spirituale ed Etico della Medianità

Dopo aver attraversato le pieghe della storia e analizzato le diverse manifestazioni della medianità, ci addentriamo ora in una dimensione più intima e complessa: quella del suo significato per l’individuo e per la ricerca spirituale, e le importanti implicazioni etiche che ne derivano.

Al di là del dibattito scientifico sull’autenticità dei fenomeni, la medianità tocca corde profonde dell’animo umano, rispondendo a bisogni e interrogativi che trascendono la pura materia.

Perché, nonostante gli smascheramenti, lo scetticismo e l’avanzare della conoscenza scientifica, la medianità continua a esercitare un fascino così potente e a essere cercata da milioni di persone? La risposta risiede spesso in un profondo bisogno umano di conforto, di trascendenza e di significato.

Uno dei motori principali è il lutto. La perdita di una persona cara genera un dolore incolmabile e un desiderio ardente di una connessione, un’ultima parola, la certezza che l’amore trascenda la morte. Per molti, il medium diventa l’ultimo baluardo contro il silenzio eterno, un ponte di speranza verso un ricongiungimento, seppur momentaneo. La possibilità di ricevere un messaggio, un segno distintivo, un dettaglio che solo il defunto poteva conoscere, può portare un immenso sollievo e aiutare nel difficile processo di elaborazione del dolore.

Al di là del lutto, la medianità risponde a una ricerca spirituale più ampia. In un mondo sempre più secolarizzato o, al contrario, frammentato da dogmi, molte persone cercano una spiritualità più diretta, un’esperienza personale del “divino” o dell’aldilà che vada oltre le istituzioni religiose. La medianità offre la promessa di un contatto diretto con guide spirituali, con coscienze superiori o con una fonte di saggezza universale. Questi contatti possono essere ricercati per ottenere consigli su decisioni di vita, per trovare chiarezza su questioni esistenziali, o semplicemente per arricchire la propria visione del mondo e del proprio posto nell’universo.

La medianità, inoltre, solleva interrogativi fondamentali sulla natura della coscienza e della realtà stessa. Se i fenomeni medianici fossero reali, implicherebbero una revisione profonda delle nostre concezioni sull’esistenza dopo la morte, sulla natura dell’anima e sulla possibilità di percezioni extrasensoriali. Anche per coloro che non credono, lo studio di tali fenomeni spinge a riflettere sui limiti della percezione umana e sull’importanza di mantenere una mente aperta di fronte all’ignoto.

Proprio per la sua capacità di toccare aspetti così intimi e vulnerabili dell’esistenza umana, la medianità richiede un’attenzione particolare all’etica e alla responsabilità. Chi si propone come medium, o chi si avvicina a questo mondo, dovrebbe farlo con una profonda consapevolezza delle implicazioni.

Per i medium, l’etica impone:

  • Trasparenza e Onestà: Evitare frodi e inganni è un imperativo categorico. L’uso di trucchi o la manipolazione emotiva per ottenere profitto è una violazione gravissima della fiducia e della vulnerabilità altrui.
  • Non sfruttamento della Vulnerabilità: Molte persone si avvicinano alla medianità in momenti di profondo dolore o confusione. Un medium etico non dovrebbe mai approfittarsi di questa vulnerabilità, né creare dipendenza.
  • Limiti e Non Interferenza: Un medium etico dovrebbe essere consapevole dei propri limiti e non dovrebbe mai sostituirsi a professionisti qualificati in ambiti come la medicina, la psicologia, la finanza o la legge. Dare consigli medici o legali attraverso presunti “spiriti guida” è irresponsabile e potenzialmente dannoso.
  • Rispetto della Privacy: Le informazioni ricevute, anche se ritenute provenienti da fonti soprannaturali, devono essere trattate con la massima riservatezza.
  • Diritto al Dubbio: Un medium dovrebbe accettare il sano scetticismo e non pretendere una fede cieca, lasciando sempre al consultante la libertà di interpretare e valutare i messaggi.

Per coloro che cercano un contatto medianico, l’etica del “consultante” richiede:

  • Discernimento Critico: Mantenere una mente aperta ma anche uno spirito critico. Informarsi, fare domande, non accettare passivamente tutto ciò che viene detto.
  • Consapevolezza della Propria Vulnerabilità: Riconoscere che il dolore o il desiderio possono offuscare il giudizio e rendere più suscettibili a inganni o interpretazioni errate.
  • Ricerca di Qualità: Preferire medium o operatori riconosciuti per la loro serietà, integrità e reputazione etica, piuttosto che chi promette risultati sensazionalistici o chiede somme esorbitanti.

In definitiva, la medianità, nel suo contesto personale e spirituale, è un potente specchio che riflette i bisogni più profondi dell’essere umano. Che la si consideri un ponte reale verso altri mondi o un complesso fenomeno della mente e della psiche, il suo studio ci invita a riflettere sulla vastità della nostra esperienza interiore e sulla responsabilità che deriva dal trattare con i confini, talvolta sfumati, tra il credibile e l’incredibile, tra il tangibile e l’etereo.

Il concetto di medianità, pur essendo unificato dall’idea di “ponte” tra il visibile e l’invisibile, si dispiega in una miriade di manifestazioni, tanto variegate quanto le sfumature dell’esperienza umana stessa. Non esiste un’unica “medianità”, ma un ampio spettro di capacità e fenomeni, che possono talvolta coesistere nello stesso individuo o presentarsi in forme distinte. Generalmente, si distinguono due macro-categorie: la medianità fisica, più appariscente e spesso oggetto di dibattito, e la medianità psichica o mentale, più interiore e sottile.

le Ombre della Manipolazione : Il Pericolo del “Ricalco e Guida”

Nel delicato e spesso doloroso territorio della ricerca di connessione con i nostri cari che hanno attraversato il velo, è fondamentale navigare con estrema cautela. La promessa di udire nuovamente la voce di un amore perduto è un richiamo potente, ma è proprio in questa vulnerabilità che si annidano insidie manipolatorie, tra cui la subdola tecnica del “ricalco e guida”.

Il “ricalco” è una strategia di comunicazione in cui l’interlocutore ripete o riformula ciò che la persona sta dicendo, creando un senso di ascolto e comprensione. Nel contesto dei presunti messaggi dai defunti, un medium o un sedicente canale potrebbe utilizzare il ricalco per far sentire il consultante compreso e per costruire un rapporto di fiducia. Frasi come “Sento che c’è molta tristezza intorno a te… è così?” o “Il tuo caro mi mostra un forte legame con… un oggetto in particolare?” possono sembrare empatiche, ma spesso si basano su osservazioni generiche o su informazioni vaghe che potrebbero adattarsi a molte persone in lutto.

La “guida” entra in gioco quando il presunto comunicatore, dopo aver stabilito un senso di connessione attraverso il ricalco, inizia a “guidare” le risposte del consultante, suggerendo dettagli o interpretazioni. Potrebbe chiedere: “Questo oggetto… era forse un anello?” o “La tristezza è legata alla sua improvvisa partenza, vero?”. In questo modo, il consultante, desideroso di credere e di trovare un significato, potrebbe inconsciamente riempire i vuoti e fornire i dettagli specifici che il medium poi ripeterà come “prova” della comunicazione.

Il pericolo risiede nel fatto che questa tecnica può creare una forte illusione di contatto autentico, alimentando false speranze e impedendo un sano processo di lutto. Persone nel pieno del dolore possono interpretare vaghe generalità come messaggi personali e significativi, sentendosi “riconosciute” e “comprese” da un presunto tramite. Tuttavia, spesso ciò che viene comunicato non è altro che un abile gioco di suggestione e di lettura delle reazioni emotive di chi ha chiesto il consulto.

È fondamentale sviluppare un sano scetticismo e porsi domande critiche di fronte a chi afferma di avere un accesso diretto ai nostri cari defunti. Un vero contatto spirituale autentico dovrebbe risuonare con una profonda verità interiore, portare un senso di pace e guarigione, e non basarsi su informazioni vaghe o su risposte “guidate”.

Quindi vi consiglio di diffidare di coloro che:

·   Forniscono solo informazioni generiche che potrebbero valere per chiunque abbia perso una persona cara.

·   Fa molte domande “a freddo” cercando conferme.

·   Diventano vaghi o evasivi quando vengono incalzato su dettagli specifici.

·   Creano dipendenza emotiva o scoraggiano il pensiero critico.

·   Richiedono ingenti somme di denaro per “facilitare” la comunicazione.

Onorare la memoria dei nostri cari scomparsi è un atto sacro e personale. Cerchiamo conforto e guarigione nel nostro cuore, nei ricordi autentici e nel sostegno di persone fidate, piuttosto che affidarci ciecamente a chi potrebbe sfruttare la nostra vulnerabilità per propri scopi. Il vero “filo” che ci lega ai nostri cari non si spezza con la morte, ma continua a vibrare nel nostro amore e nei ricordi condivisi, senza la necessità di intermediari manipolatori.

Di L'eretico dell'invisibile

L'autore si delinea come una mente curiosa, libera da dogmi e imposizioni, che non si accontenta delle spiegazioni preconfezionate propinate da religioni, istituzioni.. o dalla stessa scienza quando si chiude di fronte all’ignoto, tanto definire folle il concetto che 2 più 2 possano far 5.
Definirsi "l'Eretico dell'Invisibile", è già una dichiarazione di intenti.. di guerra.. come quella di andare oltre ciò che è dato per scontato, oltre le narrazioni costruite per mantenere un certo ordine sociale e intellettuale, oltre le verità imposte che nel corso dei secoli hanno modellato la percezione della realtà.
È evidente che l’autore non si limita ad un singolo ambito di ricerca, ma spazia tra spiritualità, mistero, fenomeni paranormali, storia e geopolitica, affrontando tutto con uno sguardo critico e analitico.
Ma non c’è solo il mistero a guidare ad alimentare la sua curiosità. C’è anche la consapevolezza che la storia, così come ci è stata, e ci viene raccontata, è spesso il risultato di una narrazione costruita a proprio uso e consumo dai "vincitori" a cui, anche se gli dedichiamo strade e piazze, gli eroi non sempre sono tali, le guerre non sono mai mosse da ideali puri, le istituzioni hanno intrecci con il potere economico e religioso che sfuggono allo sguardo della massa. L’autore si pone, dunque, come un investigatore dell’invisibile, colui che scava sotto la superficie per portare alla luce le contraddizioni e le ombre della storia e della società contemporanea.
L’Eretico dell’Invisibile, dunque, è quel qualcuno che non si accontenta di sapere perché consapevole dell’importanza del "Sapere di non Sapere".

Pinterest
Pinterest
fb-share-icon
LinkedIn
LinkedIn
Share
Instagram