L’ignoranza! Quell’affascinante abisso che ci risucchia come un buco nero senza che ce ne accorgiamo ma che, ironicamente, ci dà anche la falsa sensazione di sapere già tutto. “E che c’è di male?” penserà qualcuno, “Meglio ignorare che complicarsi la vita!” Eh già… in fondo, meno sappiamo e meno problemi abbiamo, giusto? Beh, non è proprio così. L’ignoranza è una bestia subdola: non si limita a nascondere informazioni, si nasconde lei stessa dietro la nostra convinzione di essere abbastanza furbi da cavarcela sempre e senza approfondire. Ma diciamocelo pure, chi ha voglia di mettere in discussione le proprie certezze? Sarebbe come ammettere di non averci capito un bel niente, e questo è già un bel colpo basso al il proprio ‘Cogito Ergo Sum’.
L’ignoranza è spesso dettata da una mancanza di informazioni, una semplice assenza di conoscenza su determinati argomenti.
Ma è davvero così semplice? In realtà, l’ignoranza è molto più profonda e insidiosa. Infatti non riguarda solo il non sapere, ma piuttosto il rifiuto di conoscere, di esplorare, di mettere in discussione le proprie convinzioni. È un atteggiamento passivo che ci impedisce di andare oltre le apparenze, di affrontare quelle domande scomode che potrebbero mettere in crisi il nostro modo di vedere il mondo e noi stessi. Ma, attenzione! Non sei ignorante perché non ha mai sentito parlare di un argomento, e magari nessuno ti ha mai detto nulla; Eh no, caro amico. Sarebbe troppo facile. L’ignoranza vera è quella raffinata, quella che si coccola comodamente nelle nostre teste come un gatto pigro che non ha nessuna intenzione di andare a caccia e aspetta i croccantini. È il rifiuto di fare un passo oltre il dire: “questo è quello che so e mi basta così”, e guai a chi si azzarda a suggerirci di allungare il collo per dare un’occhiata oltre la siepe del nostro piccolo giardino mentale e scoprire che è pieno di buche.
E poi, bisogna ammetterlo, l’ignoranza è anche una sorta di comfort zone dagli interni in alcantara. Perché sforzarsi di esplorare nuovi orizzonti quando puoi crogiolarti nella tranquillità del tuo mondo fatto di certezze, anche se magari non sono tutte tue? Del resto, viviamo in una società che ci offre il pacchetto completo: idee già pronte e opinioni di seconda mano. Perché spendere energie a riflettere, quando disponiamo di un bellissimo pilota automatico? E allora ci lasciamo cullare dalle convinzioni prese in prestito, come un viaggio in autobus in cui non sai dove stai andando, ma ti fidi ciecamente del conducente, anche se non hai mai verificato se ha la patente.
Nella vita quotidiana l’ignoranza si manifesta nelle scelte che facciamo, spesso senza rendercene conto e dando tutto per scontato di aver fatto la cosa giusta, il tutto con una punta di arroganza e presunzione. Ci affidiamo a credenze limitanti, a fare nostre opinioni espresse da altri, ed è così che ci ritroviamo a vivere senza riflettere su ciò che è davvero importante per noi, guidati da schemi mentali che accettiamo senza pensarci. Questo tipo di ignoranza non è solo una mancanza di informazioni; è una forma di chiusura mentale che ci separa dalla nostra vera essenza, dal nostro “Io Sono”, e che ci mantiene legati ad una visione limitata della realtà. Alla fine scopriamo che l’ignoranza è una scelta, e non è nemmeno una scelta originale, ma una scorciatoia che prendiamo quando abbiamo paura di affrontare le complessità della vita.
Ma se davvero vogliamo vivere appieno, connessi a noi stessi e al mondo che ci circonda, allora dobbiamo avere il coraggio di lasciar andare quella confortante cecità. Solo così potremo iniziare a vedere noi stessi, per la prima volta, il mondo senza filtri e senza illusioni. E chissà, magari scopriremo che il mondo non è poi così spaventoso come credevamo… oppure sì, ma almeno sapremo di avere gli strumenti giusti per affrontarlo, dubbio per dubbio, uno per volta.
Ma perché scegliamo l’ignoranza? Perché ci lasciamo avvolgere da questo velo che ci oscura la visione più profonda? La risposta risiede spesso nella paura, sì… paura di scoprire che il mondo non è come lo abbiamo sempre immaginato o come ce lo hanno raccontato, paura di scoprire che ciò che crediamo di sapere potrebbe essere sbagliato. Queste paure ci spingono ad evitare le domande difficili, quelle che potrebbero farci uscire dalla nostra zona di comfort. E così, scegliamo la superficialità, un prodotto sequenziale a questa paura, la tendenza a rimanere in superficie, a evitare di approfondire e di esplorare più a fondo.
Purtroppo viviamo in una società che premia la velocità, la gratificazione istantanea, l’apparenza. In questo contesto la superficialità, complice indiscussa dell’ignoranza, diventa la norma: accettiamo informazioni senza verificarle, prendiamo decisioni senza riflettere, e ci limitiamo a ciò che è facile e accessibile, senza mai andare oltre. Questa superficialità, però, ci impoverisce. Ci impedisce di connetterci con noi stessi, di capire il nostro vero potenziale e di scoprire le profondità del cosmo e della nostra stessa coscienza. Ci mantiene prigionieri in un mondo ristretto, fatto di illusioni e falsi miti. E più ci allontaniamo dalle domande fondamentali, più il nostro mondo diventa piccolo.
C’è chi dice che “il diavolo si nasconde nei dettagli”, ma noi, furbi come siamo, evitiamo quei dettagli come se fossero mine pronte ad esplodere. Ci piace mantenere le cose leggere, in superficie, senza mai scendere a vedere cosa si nasconde sotto. Ma, sorpresa delle sorprese, sotto quel velo di superficialità c’è il vuoto.
Per approfondire.. ecco il pensiero di Socrate