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Tanatologica(mente)

La chiesa di Santa Luciella a Napoli

Napoli, culla d’Italia, culla del mondo. E’ nella Chiesa di Santa Luciella ai Librai che si nasconde, nell’anima antica di Napoli, un teschio tutto particolare.

Chiusa al pubblico e al culto negli anni ’80, a causa degli importanti danni dovuti al terremoti, solo molto recentemente – nell’aprile 2019 – la Chiesa è stata riaperta grazie all’Associazione Respiriamo Arte che recupera e valorizza, tramite i suoi progetti, non solo la fruizione turistica bensì anche un meccanismo inclusivo tra le persone che lì ci vivono.

Costruita nel 1327 secondo i dettami di Bartolomeo da Capua, consigliere all’epoca di Carlo II d’Angiò, è situata proprio nel cuore del centro storico della città campana.

Situata nel vincolo “vicut Cornelianus“, inizialmente fu Cappella dell’Arte dei Molinari e, poi, dei Pipernieri, gruppo artistico che si prodigava nell’arte della scultura delle pietre dure, di cui è possibile scorgerne il passaggio guardando l’affresco della loro corporazione posto sul portale.

I Pipernieri erano molto devoti a Santa Lucia, protettrice della vista, a cui dedicarono la piccola chiesa.

Nel 1748 la chiesa diviene dimora dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione dei Santi Carlo Borromeo e Gioacchino, lasciata a sè stessa poi per decenni, sino alla più recente apertura al pubblico.

In realtà la chiesa, di dimensioni modeste, è la culla di quello che è il sotterraneo di essa, dove è custodito il famoso teschio con le orecchie, magnifico esemplare mummificato ed ancora intatto.

Dietro ad esso, una leggenda che si tramanda da secoli e secoli: il teschio, che da solo vale la meta del culto, presenta infatti le cartilagini perfettamente intatte, e questo basta per far sì che richiami a sè orde di fedeli e preghiere.

Credits: InItalia – Virgilio

Non si sa in verità a chi fosse appartenuto questo cranio, ma – secondo recenti studi – sicuramente risale al XVII secolo.

Similmente al non molto distante Cimitero delle Fontanelle, viene qui celebrato parimenti il culto delle anime pezzentelle: anime ignote, teschi e ossa abbandonate – ma riposte ora in modo ordinato – nelle fosse comuni.

Il visitatore che vi fa visita è solito, vuoi per commozione, vuoi per sentimento o tradizione “adottarne” una ricevendone a sua volta una grazia.

La comunicazione coi defunti è da sempre un canale privilegiato per comunicare con l’Altrove, ciò che ci è ignoto, e con cui proviamo a creare un legame benevolo senza sfidare forze maligne.

Ma le preghiere rivolte ai teschi delle anime pezzentelle, sono piuttosto sussurri, non richieste.

Credits: NapoliToday – il Putridarium dei sotterranei della Chiesa

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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