Per avere la giusta risposta è importante segnalare, come introduzione all’argomento, che il portale USA Today, nel 2004, riportava la notizia che nei due anni precedenti all’11 Settembre, il NORAD, in accordo con la Casa Bianca, condusse delle esercitazioni in cui aerei di linea venivano utilizzati come proiettili. L’obiettivo preso in considerazione per lo schianto era il World Trade Center. Nell’ottobre del 2000, invece, si diede esecuzione al piano “Mascal” che prevedeva lo schianto di un aereo sul Pentagono.
Percepisco la vostra inquietudine nell’apprendere queste notizie, ma vi prego di non agitarvi… avrete modo di farlo fra poco.
Secondo le procedure operative standard, se un controllore di volo della FAA (Federal Aviation Administration) nota qualsiasi cosa che possa supporre un possibile dirottamento, deve contattare i suoi superiori. Se il problema non rientra entro 1 minuto, i superiori chiedono al NORAD di decollare, o far arrivare se già in volo, degli aerei caccia per scoprire cosa succede. Dopodiché il NORAD trasmette l’ordine di decollo rapido alla più vicina Base Aerea Militare con aerei caccia a disposizione. (Credo di aver impiegato più tempo io a descrivere la procedura che i caccia a decollare). Se normalmente gli occorrono circa 10 minuti per intercettare un aereo, l’11 settembre ne trascorsero ottanta, prima che qualcuno di loro decollasse… ma solo per una passeggiata, perché ormai era troppo tardi. E se invece fossero stati deliberatamente confusi da non poter reagire? Pensate che sia probabile una cosa del genere? Io dico di sì. La ragione per la quale non sapevano cosa fare e dove andare è da imputare ad una serie di esercitazioni di guerra, contraddittorie e simultanee, che quel giorno erano in corso a una distanza di almeno 400 miglia dalle proprie Basi:
FAA – “Qui Boston Center CNU, abbiamo un problema qui. Abbiamo un aereo dirottato che si dirige verso New York. Abbiamo bisogno che qualcuno faccia decollare immediatamente degli F-16 o qualcos’altro quassù. Aiutateci.”
NORAD – “È il mondo reale o è un’esercitazione?”
FAA – “No questa non è un’esercitazione, non è una prova.”
NORAD – “Volete chiedere il decollo dei caccia?”
FAA – “Oh Dio, non lo so. È una decisione che qualcuno dovrà prendere nei prossimi 10 minuti.”
NORAD – “Uh, si, sapete, sono andati tutti via.”
Quello che avete appena letto non è uno sketch radiofonico, ma la reale comunicazione intercorsa tra un controllore FAA di Boston e il NORAD. È tutto dannatamente vero. In effetti c’era un’esercitazione in corso, chiamata “Vigilant Warrior” che, secondo il NORAD, era la simulazione di un dirottamento aereo condotta nello stesso momento in cui ci furono i dirottamenti reali. C’erano solo otto caccia disponibili, che dovevano decollare in coppia e far fronte a perlomeno 22 possibili dirottamenti in quella mattina dell’11/9, ma non furono in grado di separare le esercitazioni di guerra dai veri dirottamenti. Ma a tutto c’è una spiegazione, infatti tre mesi prima degli attentati il controllo delle segnalazioni e degli ordini che arrivavano al NORAD, fu assegnato al vice presidente Dick Cheney che, la mattina dell’11/9, muoveva le leve dal bunker di comando situato sotto la Casa Bianca. Date le premesse, valutate voi se alcune persone già sapessero o meno di cosa stava per accadere quel giorno maledetto. Io intanto vado avanti con la scrittura.
La FEMA, organizzazione corrispondente alla protezione civile in Italia, arrivò a New York il lunedì sera del 10 settembre 2001, pronta per una esercitazione relativa al terrorismo biologico. Ecco quanto dichiarava il suo portavoce Tom Kenney al giornalista Dan Rather:
“Ad essere onesti arrivammo lunedì sera tardi ed entrammo in azione martedì mattina, ma non siamo potuti intervenire che questa mattina (mercoledì 12 settembre) sulla totalità dell’area.”
Guarda caso questi signori arrivano la sera prima perché il giorno dopo devono allenarsi contro il terrorismo biologico ma, fatalità del caso, si ritrovano a che fare con un atto di terrorismo vero e proprio e al quale sono impreparati o totalmente impediti a muoversi, chissà da chi o da cosa, tanto da poter intervenire solo il giorno successivo alla tragedia. Anche il primo cittadino di New York, Rudolf Giuliani, nel corso di un’intervista diede chiaramente l’impressione di sapere che le Torri sarebbero crollate, ecco infatti cosa racconta a Peter Jennings, giornalista della ABC:
Giuliani – “Quello che sta succedendo è un importante tentativo di salvataggio.”
Reporter – “Lei crede che siano molte le vittime?”
Giuliani – “Io davvero non so… non so veramente cosa dire Peter. Penso che sarà un numero orribile. Ho visto gente lanciarsi dalle torri, ho visto pompieri che conosco entrare negli edifici, così… eravamo nell’edificio e siamo rimasti intrappolati per circa 10 o 15 minuti. Abbiamo istituito il quartier generale al 75 di Barclay Street assieme al Commissario di Polizia, dei Pompieri e al Capo della FEMA, e abbiamo diretto le operazioni di là, quando ci è stato detto che il WTC sarebbe collassato.”
In maniera analoga, Larry Silverstein, il nuovo proprietario del complesso World Trade Center, dichiarò rammaricandosi che era stata presa la decisione di abbattere, a fine giornata dell’11/9, l’Edificio7, ultimo edificio aggiunto al complesso nel 1985. Questa è la sua dichiarazione tratta da un documentario della PBS, trasmesso nel 2002 e intitolato “Ricostruire l’America”:
“Ricordo di aver ricevuto una chiamata dal capo dei pompieri nella quale mi comunicò che non erano sicuri di riuscire a contenere l’incendio, io gli replicai che avevamo avuto una grande perdita di vite umane e che forse la cosa più saggia da fare era di tirarlo giù, e così presero la decisione di farlo crollare.”
…alcune parole contenute nei due interventi sono state sottolineate per un motivo ben preciso. Esse fanno parte di una serie di termini di un preciso linguaggio tecnico, usato nelle demolizioni controllate, per riferirsi all’abbattimento di edifici, ponti ed altre strutture. Lo stesso Silverstein quel mattino cancellò un appuntamento di lavoro all’88° piano della Torre Nord per recarsi, pare dietro insistenza della moglie, ad una visita dal dermatologo. Anche i figli che lavoravano con lui Alle Torri Gemelle, solitamente molto puntuali, quel giorno entrambi fecero ritardo, evitando così di essere coinvolti nel crollo. I dipendenti di una società di comunicazione chiamata Odigo, ricevettero un avviso di non andare a lavorare quel giorno alle Torri ben due ore prima del disastro. Guarda caso, però, tutti quelli che si trovavano in quel posto, quella mattina, incontrarono la morte.
Ma chi è in realtà il Sig. Silverstein? Certamente non si tratta di un Francescano o di un Carmelitano Scalzo, ma di un magnate del mercato immobiliare con legami politici internazionali. Nella primavera del 2001 coronò il suo sogno acquisendo l’autorità per la gestione privata, per la durata di 99 anni, equivalente in pratica ad una proprietà, dell’intero complesso del World Trade Center. Durante l’estate dello stesso anno modifico i valori delle polizze assicurative assicurandosi che il Complesso sarebbe stato coperto contro ‘atti di terrorismo’. Nel contratto di acquisizione del WTC, da gestione pubblica a privata, fu espressamente e chiaramente specificato il diritto di Silverstein di ricostruirlo se questo fosse stato distrutto… ma che strano. Secondo me questa persona o possiede doti da chiaroveggente oppure dedica molto del suo tempo a studiare come fregare il prossimo. Stando ai fatti, la seconda ipotesi acquisisce notevole valore, visto che dopo l’11 settembre il Sig. Silverstein si batté al processo contro le assicurazioni disposte a liquidargli una certa somma che lo ripagasse del danno subito dall’atto terroristico, ma per lui gli attentati erano stati due e non uno, come due erano gli aerei, due furono gli schianti e quindi due distinti attentati da risarcire… e vai!! Causa vinta e oltre sette miliardi di dollari intascati a danno delle assicurazioni. Bell’affare vero? Mica male guadagnare 7 miliardi in un anno su un investimento immobiliare che originariamente fu di appena 150 milioni di dollari. Quante persone avranno partecipato alla divisione di questa maxi torta? Quante menti hanno smesso di pensare, quante lingue hanno perso l’uso della parola e quante mani si sono sporcate di sangue per averne una fetta? E non è tutto. Il mago Silverstein, dai capelli rossi e tirati all’indietro, in una intervista televisiva in merito all’11 settembre, ha avuto la faccia tosta di dichiarare:
La mia prima reazione è stata quella di pensare alle famiglie della gente morta, alla tragedia e alla sua vastità.”, che uomo dal cuore grande e sani principi, vero? E poi concluse… “Comunque, sono fermamente convinto che dovremmo ricostruire.” …Aridagliee!!
Ma lui, signori miei, è un uomo di parola, un uomo pieno di valori e di grande umiltà. Ed ecco quindi che nel 2008 dà il via agli scavi al n.150 di Greenwich Street, un’area che comprendeva anche l’edificio della Deutsche Bank e dove, nel 2006, sul tetto vennero rinvenuti frammenti d’ossa e resti umani dell’11 settembre. Ma la vita continua e quindi via che si parte alla costruzione della Freedom Tower, un grattacielo che supererà i 500 metri di altezza, e con un’area calpestabile prevista di circa 200 mila metri quadri (quasi 20 ettari). I lavori sono proseguiti piuttosto spediti (3 metri a settimana), tanto da tanto da essere completati il 2013 e, udite udite, la società di ingegneri preposta alla sua costruzione, chi lo avrebbe mai detto, è la stessa Leslie E. Robertson Associates di New York… allegria!! Ma allora ditelo chiaramente che ci state prendendo per le mele. Speriamo tutti, che almeno questa volta, abbiano preservato la struttura dal pericolo di incendi provocati dal carburante di aerei, oltre che dalle cariche esplosive e miscele di ‘Termate’ innescate da qualche burbero di passaggio. Un’indagine su una tragedia di questa portata sarebbe dovuta cominciare dal giorno dopo degli attentati, almeno per rispetto alle vittime, ma non andò così anzi, per evitare che gli scheletri negli armadi della Casa Bianca e in quelli delle Casba Orientali, venissero alla luce, il caro presidente Bush fece il tentativo di ostacolare la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta giustificandosi che fosse più importante mantenere riservato il modo attraverso il quale si raccoglievano le informazioni, per non esporsi al nemico che si stava combattendo. Ma non potendo bloccare gli ingranaggi del Parlamento, la volpe Bush cercò maldestramente di impedire la costituzione di una commissione di inchiesta indipendente. In pratica non sapeva dove andare a parare, così come dimostrato dalle sue risposte alle domande di un reporter nel corso di una conferenza stampa tenuta alla Casa Bianca:
Reporter – “Perché lei e il vice presidente avete insistito per apparire assieme davanti alla Commissione dell’11/9?”
George W. Bush – “Perché la Commissione dell’11/9 vuole farci delle domande, ed è per questo che ci incontriamo, e non vedo l’ora di incontrarli e di rispondere alle loro domande.”
…ha risposto alla domanda? A me sembra di no, ma forse era distratto… e allora insistiamo.
Reporter – “Signor Presidente, ma perché volete apparire assieme piuttosto che separatamente, giusto come vi è stato richiesto?
George W. Bush – “Perché è una grande opportunità per entrambi rispondere alle domande che la Commissione dell’11/9 è ansiosa di farci, ed io non vedo l’ora di rispondere.”
…ma allora sei de cocciooo!!! Ma diccene n’altra no? Che ne so… magari che è meglio stare assieme per non rischiare che uno, più ebete dell’altro, possa fare dichiarazioni diverse dall’altro ebete e a quel punto buonanotte ai suonatori. Sarebbe più credibile no? Tanto, alla fine, fate sempre come vi pare. Tant’è che avete incontrato la Commissione si, ma ponendo e ottenendo le vostre condizioni:
– di stare assieme;
– di non essere sotto giuramento;
– di negare alla stampa e alle famiglie di assistere;
– di escludere qualsiasi tipo di registrazione audio/video;
– di non consentire alcun tipo di trascrizione.
Evviva!! Questo significa essere americani. Un popolo libero. Ma eccone n’altro che ha qualcosa da dire.
“La relazione finale 911 doveva essere una relazione unanime. Ciò significa che se c’era un singolo membro della Commissione, che sollevava una qualsiasi obiezione, su qualsiasi tema, questa sarebbe stata tralasciata e omessa dalla relazione finale.”
Alla faccia della ‘democrazia’, ma chi è quest’altra brava persona? Ah sì… ora ricordo, ma è Philip Zelikow, il Direttore della Commissione 911. Quello che non solo lavorò per il gruppo che coordinò la transizione dell’Amministrazione Bush ma scrisse anche la bozza del discorso di insediamento del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Un bravo scribacchino, oltre che grande amico della bellissima Condoleezza Rice; pensate che scrisse anche la strategia di guerra preventiva che sarebbe poi stata messa in atto per la guerra in Iraq. Davvero una brava persona… come dicono a Napoli? “Puzza passà nu guaije” …ma sul serio.
Al termine dell’inchiesta parlamentare, all’interno della pubblicazione, come per incanto, mancavano all’appello ben 28 pagine nella relazione conclusiva, censurate dalla Casa Bianca, e nelle quali, secondo fonti dei servizi segreti, erano indicate le motivazioni di un coinvolgimento dell’Arabia Saudita. Era forse un caso che il Principe Bandar, ambasciatore dell’Arabia Saudita in America, era di casa dai Bush, tanto che questi lo consideravano un membro della famiglia? Per questo motivo il Principe era soprannominato Bandarbush (ma credo che BandaBush sarebbe stato più appropriato). Due giorni dopo l’11 settembre George W. Bush invito il Principe alla Casa Bianca per una riunione e un colloquio in forma privata. Nonostante che Osama Bin Laden fosse Saudita, che al-Qaeda fosse finanziata da denaro Saudita e 15 terroristi dirottatori fossero Sauditi, quella sera del 13 settembre, l’ambasciatore Bandar era a cena col Presidente degli Stati Uniti d’America. Per dirsi cosa? Per esprime entrambi la propria disapprovazione sull’accaduto? Io credo invece che si siano detti “Ora si che siamo messi male.” motivo per il quale, a fronte di un bilancio su causa-effetto degli eventi, era opportuno studiare un piano. Altrimenti non si spiegherebbe come mai il Governo del Principe Bandar impedì repentinamente, agli inquirenti americani, di fare domande alle famiglie dei dirottatori, così come l’Arabia Saudita fu riluttante a congelare i loro beni.
Mentre Bandarbush, dopocena, era sul terrazzo della Casa Bianca a fumarsi un buon sigaro, al di là del fiume Potomac, di un’ala del Pentagono restavano solo le macerie. Nell’indifferenza dell’amministrazione Bush, oltre 500 familiari delle vittime dell’11/9 fecero causa alla famiglia Reale dei Sauditi, e provate ad indovinare a chi si rivolsero i Sauditi per difendersi da questa denuncia? Allo studio legale del confidente della famiglia Bush, il noto James Baker. Non siate maligni su, nonostante gli 860 miliardi di dollari investiti in America, praticamente il 7% dell’intero sistema economico investito in grossi gruppi come Citigroup e Citibank, e 1000 miliardi di dollari depositati nelle banche americane, è probabile che i Sauditi non avessero la possibilità di pagarsi un altro avvocato e confidavano che il conto lo pagasse Bush, quindi figuriamoci se risarciscono le povere famiglie. Mille miliardi di dollari, una quantità di denaro tale che, se ritirato dagli USA nello stesso momento, creerebbe un dissesto finanziario senza precedenti. Ma, vi immaginate quando i Bush padre e figlio erano presidenti e andavano in visita in Arabia Saudita, per conto del Gruppo Carlyle, a incontrare la famiglia reale e quella di Bin Laden? Chi rappresentavano in quel momento, Gli stati Uniti, una società di investimenti, o entrambe le cose? Bella domanda eh? Allora mettiamola così… consideriamo un popolo che ti sborsa 400 mila dollari all’anno per fare il presidente degli Stati Uniti, nel contempo un altro gruppo che investa su di te, sui tuoi amici e sulle relative attività, una cifra pari a 1 miliardo e 400 milioni di dollari, a chi direste sugli attenti: “Comandi Signore!”. Ed è proprio questo il problema… è quella la cifra che hanno incassarono, nei trent’anni successivi, famiglia Bush e compagni. Sarebbe così azzardato ritenere che i Bush al mattino, al loro risveglio, erano più portati a preoccuparsi degli affari con i Sauditi che del bene dei propri cittadini? Con una cifra così si comprano tutti i biglietti aerei che servono per lasciare in fretta l’America e anche la devozione di un’intera classe dirigente.
“Nessuno, nel nostro governo almeno, e non credo nemmeno nel precedente governo, avrebbe potuto immaginare aerei che volano contro edifici.” George W. Bush junior
Tornando al Principe Bandar che fuma il sigaro in terrazza, chissà se Bush, notandolo assorto nei suoi pensieri, non ebbe la premura di dirgli: ”Non ti preoccupare, so io come fare a risolvere la faccenda.”, infatti, appena 4 settimane dopo l’11/9, dopo la diatriba che vedeva Bush dare ordini di attaccare subito l’Iraq, che non centrava nulla, e l’esecutivo presidenziale che gli faceva notare che il popolo americano lo avrebbe silurato il giorno dopo perché, giustamente, Osama Bin Laden era da cercare altrove, gli Stati Uniti cominciavano a bombardare l’Afghanistan. Ma l’attacco non diede buoni risultati e fu fatto molto lentamente inviando solo 11.000 soldati. In pratica c’erano più poliziotti a Manhattan che soldati americani in Afghanistan. Le forze speciali entrarono nella zona, dove era presunta la presenza di Osama Bin Laden, solo due mesi dopo mentre lui, insieme ai Talebani e buona parte di al-Qaeda, avevano già da un pezzo tagliato la corda. A questo punto alcune domande sorgono spontanee. L’attacco all’Afghanistan aveva seriamente come obiettivo quello di prendere Osama, o quello di consumare un po’ di armamento bellico e per dare l’impressione, al popolo americano, che qualcosa si stava facendo? Ma forse, le ragioni di questa messa in scena sono da ricercare a Houston, in Texas. Nel 1997, quando Bush era ancora governatore del Texas, una delegazione di leader di Talebani si recò a Houston per incontrare i dirigenti della Unocal e discutere sulla costruzione di un gasdotto che avrebbe dovuto permettere il transito del gas metano dal Mar Caspio attraverso l’Afghanistan. Indovinate un po’ chi ottenne il contratto di trivellazione lo stesso giorno in cui la Unocal firmava l’accordo per il gasdotto? Una società presieduta da un certo Dick Cheney, la Harribulton.
Terminata l’invasione dell’Afghanistan, per salvaguardare gli interessi della cricca, ecco che Bush mette i paletti giusti al posto giusto sostenendo e ottenendo l’insediamento, come nuovo presidente dell’Afghanistan, di Amid Karzai. Una uomo dal volto disteso, così come lo abbiamo visto spesso in TV, un ex consulente della Unocal, una persona sicuramente competente delle problematiche socio-politiche ed economiche in Afghanistan, tanto da opporsi, nel 2004, alla proposta americana di fermare la produzione di oppio tramite trattamenti aerei con diserbanti, ritenendo che la produzione di oppio fosse la più importante fonte di sostentamento per gli Afgani… bella roba. Ma era davvero questo il motivo del rifiuto di Karzai, o per caso non volle mettersi di traverso al fratello Ahmed Wali, sostenitore a 360° della sua campagna elettorale, nonché implicato nel traffico internazionale di droga? Booh!!! E se non ne avete ancora abbastanza da poter gridare “al complotto” e la voglia di sapere vi ha preso sul serio… beh, allora tenetevi forti, l’avventura e la caccia a nomi e volti di furbetti è appena cominciata.
il Crollo dell’Edificio 7

Per tutti coloro che hanno cercato e cercano ancora la verità sull’11 settembre, l’Edificio7 è il terzo grattacielo che collassò quel giorno. Un edificio di 47 piani, parte del complesso urbanistico World Trade Center, che crollò senza essere colpito da alcun aereo a velocità di caduta libera e nel suo perimetro, ossia in perfetta verticale. Il fatto più strano in tutta la vicenda, in linea con le varie tesi del complotto cospirazione, è che la BBC riferì il crollo dell’Edificio7 addirittura mezz’ora prima che questo avvenisse. Infatti la giornalista Jane Standley, in diretta televisiva alle ore 4.45 pomeridiane, mentre annunciava il crollo della terza torre dietro di lei, sullo sfondo, si vedeva chiaramente che la Torre7 era ancora in piedi e che crollò solo 35 minuti dopo. Per questo video, ripreso su YouTube, il sito web della BBC fu bombardato di domande ed accuse. Richard Porter, capo del notiziario internazionale, fu costretto a negare che la BBC recitasse da un copione di Bush giustificandosi e addossando la colpa all’enorme confusione di quel giorno. Ma ad alimentare i sospetti fu l’aggravante del fatto che Porter ammise candidamente che la BBC non conservò le registrazioni originali di quel reportage.
CNN Live – Breaking News del 21/09 : “Proprio pochi secondi fa un altro edificio, il numero 7, uno degli edifici di supporto logistico alle Torri del World Trade Center, è crollato…”
L’Edificio n.7, usato come centro operativo di tutto il complesso WTC, ospitava una considerevole riserva di gasolio e generatori di ossigeno, oltre che ad ospitare parecchi inquilini interessanti. La maggior parte dell’edificio era affittato alla Solomon Brothers, la banca. Ma il nono e decimo piano «erano occupati dal secret service». Ai tre piani superiori c’erano uffici della SEC, l’ente di controllo della Borsa. al bunker protetto del Sindaco per casi di emergenza, uffici della CIA, dei Servizi Segreti, del Dipartimento della Difesa e della Commissione dei titoli e obbligazioni (SEC). Altri uffici erano occupati da compagnie di assicurazioni, brokerage e banche. È noto a tutti che nessun aereo colpì l’Edificio7, tuttavia alle 17,20 questi si accasciò al suolo. Nell’immediato si sostenne che i danni erano da attribuirsi alle macerie del crollo della Torre1, l’ennesima tesi banale in contrasto con un articolo del New York Time in cui, altrettanto banalmente, si affermava che l’Edificio7 bruciò come una torcia gigante. A conferma di queste eresie non esiste alcun materiale documentale e alcune foto mostrano soltanto la fuoriuscita dalla base di un fumo di natura sconosciuta e altri incendi minori. L’Edificio7 aveva subito problemi strutturali di gran lunga inferiori. Rispetto agli altri quattro edifici posti ai piedi delle due Torri, che riportarono gravissimi danni per il loro crollo, ma nonostante tutto le loro strutture rimasero in piedi… o meglio, è molto più probabile che non interessava a nessuno che crollassero, il pezzo forte era l’Edificio7.
“… avete sentito? Tenete d’occhio quell’edificio… fra poco verrà giù.” Questa frase, intercorsa fra i soccorritori, evidenzia che anche loro erano a conoscenza che sarebbe crollato da un momento all’altro, qualcuno glielo comunicò prima, dicendogli di stare alla larga, ma chi? Il grattacielo di 47 piani è venuto giù tuonando sì, ma in maniera ordinata, come un drappo che cade ai piedi di un monumento, impiegando appena 6 secondi e mezzo; un crollo da manuale, esattamente sulle proprie fondamenta. E il bunker a disposizione del Sindaco? Esso era installato al 23° piano ed era dotato di vetri antisfondamento, acqua, ossigeno e di un generatore autonomo interno. Ma nonostante tutte queste precauzioni, Rudolf Giuliani il giorno 11/09 preferì trovarsi un altro rifugio di emergenza… mica scemo. Ma perché è crollato l’Edificio7? Nel voler dare delle risposte al quesito persino i media erano confusi, disorientati, condizione di cui parvero esserne stati responsabili gli esperti, con le loro dichiarazioni su quanto accadde. L’autorevole canale televisivo History Channel intervistò l’ingegnere strutturale Ramon Gilsanz e questi richiamava l’attenzione sul fenomeno ’implosione’ della struttura: “Gli ingegneri non si stanno concentrando solo sulle Torri Gemelle, l’evento strutturale inquietante non è stato quello delle Torri, ma quello dell’Edificio7, incendiatosi a causa dei detriti che precipitavano, ed è crollato unicamente a causa degli incendi. L’Edificio7 era costruito con intelaiatura in acciaio, ed è stato il primo edificio del genere a crollare a causa del fuoco. Il suo cedimento è stata un’implosione dovuta a un cedimento del tutto diverso da quello delle Torri 1 e 2, dove a crollare per primi furono i piani.”
Ora capiamo perché i media erano confusi e disorientati, sfido chiunque a non esserlo. La dichiarazione di questo signore è devastante, un accozzaglia di idiozie e incongruenze tale da farti dimenticare di essere un essere pensante. Ma il suo vaneggiare è comprensibile dai… la fetta della famosa torta, ingerita dal Sig. Ramon, sarà stata una porzione talmente abbondante da provocargli uno stato soporifero per crisi iperglicemica. Ma noi ‘homo sapiens’ ora, con oculatezza e determinazione, cercheremo di dare delle risposte razionali riformulandoci la stessa domanda: perché è crollato l’Edificio 7? Considerato che era il centro di comando dell’intero World Trade Center, è forse stata la base per preparare il piano di come dovevano andare le cose l’11 settembre? Chi e quanti hanno beneficiato del suo crollo? È presto detto. In 6 secondi e mezzo, migliaia di documenti riguardanti cause per truffa aziendale implementate dalla SEC (Securities and Exchange Commission), in pratica la Consob in Italia, vennero distrutte e perse per sempre, incluse quelle relative alle note attività della Worldcom, autrice di una truffa da 3,8 miliardi di dollari, e della Enron autrice di una truffa in California da 70 miliardi di dollari. Nessuna vittima ci fu nel crollo dell’Edificio7, esso fu evacuato molte ore prima che crollasse. Le cose, purtroppo, andarono diversamente nelle 2 Torri, dove nessun povero diavolo venne avvertito dell’imminente crollo. Molti continuano a chiedersi il perché alla polizia, ai pompieri e agli impiegati non venne detto a che cosa stavano andando incontro e non solo, bisogna capire anche il perché, misteriosamente, agli impiegati della Torre 2 che tentavano di guadagnare l’uscita venne consigliato di tornare nei propri uffici e che tutto era sotto controllo. Migliaia di vittime e i loro familiari, ancora oggi, chiedono verità e giustizia.
Le grandi manovre al World Trade Center
In primo luogo partiamo dall’andare a conoscere meglio chi si occupava della sicurezza del WTC:
– Marvin Bush, fratello minore del Presidente degli USA, all’epoca Direttore della compagnia Securecom che garantiva la sicurezza elettronica al WTC e all’aeroporto Dulles di Washington, entrambi coinvolti nella tragedia dell’11 settembre. Dal 1996 al 2000 la Securecom installò al WTC quello che definirono ‘Nuovo sistema di sicurezza’ con un contratto da 8,3 milioni di dollari.
– Wirth D. Walker III, cugino dei fratelli Bush, dal 1999 al 2002, fu l’amministratore delegato della Securecom.
Credo che sia interessante sapere, oltre che doveroso informarvi, che queste informazioni molto particolari sono frutto di ricerca e non sono mai state rese pubbliche. Ma ora, sapendo chi erano i vertici della Securecom, mi chiedo: durante quegli anni venne aggiunto un solo e innocente sistema di sicurezza o in tempi diversi, conoscendone tutti i suoi dettagli tecnici e logistici, o qualcuno approfittò dell’occasione per installare un impianto che servisse a uno scopo diverso? Scott Forbes, un tecnico informatico di una società da sempre affittuaria del World Trade Center, fece rapporto su una interruzione di energia elettrica, nel suo ufficio, senza precedenti. In pratica la sospensione durò per quasi tutto il fine settimana antecedente l’11 Settembre.
“La Port Authority ci avvisò dell’interruzione di corrente con tre settimane di anticipo. È un anticipo relativamente breve per poter pianificare l’interruzione di tutti i nostri sistemi bancari. Fu un fatto significativo, mai avvenuto in precedenza. Avevamo una nostra banca dati al 97° piano, quindi i nostri server principali erano posizionati lì. Durante il weekend l’interruzione di corrente significava assenza di sicurezza, praticamente tutte le porte erano aperte, e anche le telecamere di sicurezza erano spente. Vi erano persone in tuta da lavoro che portavano grosse cassette per gli attrezzi e rotoli di cavi in giro per l’edificio durante quel weekend. Scott Forbes – Tecnico Informatico Fiduciary Trust Company – N.Y.
Chi erano questi operai, e che cosa stavano facendo? Avendo fatto gli straordinari per salvare i dati dei server della sua azienda, Scott si prese un giorno di riposo proprio l’11 Settembre. Mentre guardava il crollo delle Torri dal New Jersey quella mattina, era sicuro che fosse stato quello il risultato dei misteriosi lavori di quel fine settimana. Scott informò molte autorità, inclusa la Commissione per l’11/09, riguardo a quella anomala e lunga interruzione di corrente… ma fu ignorato.
“Tutta la corrente venne interrotta, e quando questo accade significa che non funziona nulla in termini di sicurezza e di accesso all’edificio. Chiunque poteva entrare e fare qualsiasi tipo di operazione.” William Rodriguez – Impiegato del WTC
Ben Fontain, della Fondazione Pompieri, parlò di insolite evacuazioni disposte presso le Torri Gemelle durante le settimane precedenti all’11/09. Altri invece riportarono che il livello di sicurezza venne inspiegabilmente alzato cinque giorni prima e i cani fiuta-esplosivi vennero fatti allontanare… peccato, chissà cosa avrebbero scoperto se fossero rimasti in servizio, forse che le Torri nel giro di pochi giorni stavano diventando delle polveriere. Mentre William Rodriguez, l’ultimo tra i sopravvissuti, risaliva le scale per aiutare i soccorsi, egli ricorda di aver notato un fatto molto strano: “Giunto al 33° piano, ho sentito dei rumori molto strani provenire da quello superiore. Ora… il 34° era un piano vuoto e senza pareti. Era un piano in costruzione interamente vuoto, non vi era nulla al suo interno, e io sentii rumori di attrezzature molto pesanti che venivano spostate. Sembravano come container di metallo che venivano spostati su rotelle. Mi spaventai perché sapevo che era un piano vuoto, non doveva esserci nessuno, tanto è vero che neanche gli ascensori si fermavano su quel piano. Occorreva una chiave speciale per aprire la porta dell’ascensore a quel piano. Comunque continuai a salire superando quel piano, avevo paura e non osai aprire la porta del 34° piano.”
Qualcosa convinse William a desistere e a mettere da parte la curiosità… la paura. Tuttavia non fu una persona impaurita quel giorno, visto che rimase in un grattacielo in fiamme, contro gli ordini dei Vigili del Fuoco, mettendo a rischio la propria vita per salvare quella di altre persone. Ma cosa può essere successo al 34° piano? Scott Forbes aveva sentito dei rumori simili provenire dal 98° piano, proprio sopra di lui: “Deve essere stato almeno 4 o 6 settimane prima dell’11/09, era come se al piano superiore fossero in atto lavori di ricostruzione. Gli inquilini e gli impiegati della Aon, alloggiati su quel piano, erano stati fatti trasferire altrove. Gli altri uffici erano vuoti e vi erano molti lavori di costruzione con l’utilizzo di macchinari pesanti. I rumori erano simili a quelli di martelli pneumatici e colpi di martello così intensi, al punto che il pavimento tremava, tanto intensi da non passare inosservati. Una volta andai di sopra e aprii la porta per vedere cosa stesse succedendo, per curiosità, ma l’intera zona degli uffici era vuota, non vi era nulla. Era piuttosto strano ma era completamente vuoto, sterile, non vi erano nemmeno cavi penzolanti dal soffitto, ma questi forti rumori e vibrazioni che provenivano da sopra vi erano stati.”
Una risposta al mistero del 98° piano potrebbe annidarsi fra la polvere presente nell’edificio la settimana prima dell’11 Settembre? Vediamo Forbes cos’ha ancora da raccontare: “Fu probabilmente la settimana prima dell’11/09, arrivavo ogni mattina verso le sette e la quantità di polvere in giro era incredibile. Era tutto sporco, come se gli addetti alle pulizie non avessero pulito e la polvere era di colore grigio-sporco.”
Era per caso polvere di cemento? Le colonne in acciaio delle Gemelle formavano un’ossatura interna ed esterna. Qualcosa era stata disposta lungo tutta l’altezza praticando dei fori? La polvere presente in quegli ultimi giorni della loro esistenza fu un segno rivelatore? Le strane ristrutturazioni e i repentini trasferimenti di Società, uffici e dipendenti potrebbero aver fatto parte di un piano strategico organizzato alla perfezione. I rumori che spaventarono Rodriguez, erano forse quelli degli ultimi marinai che abbandonano una nave destinata ad affondare? Guarda caso, il famigerato Sig. Silverstein divenne proprietario dell’intero complesso 6 settimane prima dell’11 Settembre, esattamente quando, al suo interno, ebbero inizio le ‘grandi manovre’…ma pensa te che coincidenza. Le polizze assicurative erano estese su tutto ciò che si trovava all’interno del WTC e che è andato perduto. E se alcuni beni fossero stati prelevati per tempo? Oro e argento, intestati a banche commerciali e al Comex Exchange, si sostiene che fossero custoditi nel sottosuolo di Ground Zero. Solo una cassaforte, intestata alla Banca di Nuova Scozia, è stata ritrovata e mostrata al pubblico. Resta da sapere, se lo sapremo, se ve ne fossero altre e se sono state eventualmente prelevate. Sebbene fossero venerate come simbolo di potere e trionfo, come cattedrali che valorizzavano lo sky-line di Manhattan, le Gemelle erano economicamente una palla al piede per l’Autorità Portuale di New York. Costavano milioni di dollari l’anno per la gestione di tutte le utenze quali energia, gas, acqua e ossigeno. Con l’avvento delle nuove tecnologie di comunicazione, che permettevano agli operatori economici di collegarsi, comodamente da casa, con tutto il mondo, gli affittuari del WTC calarono drasticamente; ma il problema non era solo questo, le travi in acciaio erano state rivestite con amianto ignifugo, materiale notoriamente cancerogeno e di cui, il suo impiego, fu messo al bando negli anni ’80. Anche se al Complesso furono concesse varie deroghe, comunque restava il fatto che la proprietà doveva attuarne la bonifica, ma l’operazione era praticamente inapplicabile sia per la mole di lavoro certosino di agire trave per trave, sia per il costo che all’epoca fu preventivato in oltre un miliardo di dollari, una cifra che nessuna compagnia assicurativa avrebbe finanziato.
Per tutti questi problemi sembra che gli eventi dell’11 Settembre per qualcuno siano stati un inaspettato colpo di fortuna, se fortuna vogliamo chiamarla, visto il caro prezzo che è stato pagato in termini di vite umane. Eh già… cosa volete che siano, rispetto al potere e al denaro, oltre tremila morti in un solo colpo e tanti altri nei giorni, nei mesi e negli anni a venire? La polvere soffocante che avvolse Manhattan era più di un semplice pulviscolo, attente analisi hanno confermato che era un miscuglio di cemento, vetro e metalli polverizzati oltre che contenere piombo, diossina, mercurio, benzene e naturalmente anche amianto. Ad oggi, migliaia di coloro che prestarono i soccorsi, sono stati colpiti da cancro ai polmoni e, nella migliore delle ipotesi, sono in condizioni di salute gravi e permanenti, e inoltre, nel momento in cui hanno chiesto aiuti al governo gli sono stati negati. Anche i cani soccorritori ne hanno pagato le conseguenze.
“Dai pori dei pazienti usciva della pasta nera. Essi hanno riportato feci di colore blu o verde e odoravano di fumo, nonostante il fatto che non si recassero sul posto da mesi.” Jim Woodworth – Presidente del progetto di Disintossicazione dei soccorritori di New York
Soltanto 3 giorni dopo il crollo del WTC, Washington diede ordine all’EPA di dichiarare Manhattan sicura e di riaprire le porte di Wall Street, nonostante l’aria fosse ancora tossica.
“Un giudice federale sta incolpando l’ex capo dell’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) per aver diffusa la notizia tra i newyorkesi che era sicuro ritornare nelle proprie case e nei loro uffici vicino a Ground Zero, subito dopo gli attacchi dell’11/09. Il giudice ha definito le azioni di Christine Tood Whitman, citiamo, ‘sconvolgenti per la coscienza’, e quindi ha rifiutato di concederle l’immunità.” Fonte tratta da un notiziario della NBC
“È stato provato che la Casa Bianca ha ordinato all’EPA di dire queste menzogne per sminuire la portata dei rischi ambientali.” Hugh Kaufman – Analista della EPA
La distruzione del World Trade Center è stata frutto di un’operazione sofisticata. Gli esplosivi sono da sempre di dominio militare e ciò che è avvenuto a Ground Zero non è stato compreso appieno nemmeno da artificieri civili. La distruzione delle Torri e dell’Edificio7 sono state eseguite alla luce del giorno, sotto lo sguardo di telecamere e giornalisti, di migliaia di newyorkesi e milioni di persone in tutto il mondo.
“Se vuoi che nessuno sospetti di quello che stai facendo, cerca di farlo sotto gli occhi di tutti.” (…è un mio pensiero). Nulla mi farà mai cambiare idea che le responsabilità di quanto accaduto al WTC sono da ricercare in America e non altrove. Terrorizzata e ignara su principi scientifici, l’opinione pubblica è stata facilmente manipolata e ingannata. L’unica nostra responsabilità è quella di averci fatto sfuggire il controllo dei media, consegnandoli così alle grandi Società che, nelle vesti di produttori, registi e autori, mettono in piedi finte sceneggiature e ce le propinano sottoforma di ‘notizie’, tutto a proprio uso e consumo.
…Continua in “Qualcuno è atteso all’inferno” 3° atto