Il ponte dell’arcobaleno, cioè l’idea di una via che colleghi cielo e terra, mondo materiale con quello spirituale è molto antica ed è possibile ritrovarla in numerose culture, in forme anche molto diverse.
Già nell’antichità si credeva che dei e uomini interagissero fra loro.
Gli antichi Greci erano convinti che i loro eroi dell’età del bronzo fossero nati dall’unione di dei con donne mortali, segno tangibile di uno scambio costante tra cielo e terra.
Nella Bibbia, nel primo libro della Genesi, è scritto che, prima del diluvio, i “figli di Dio” si recavano sulla terra per unirsi alle “figlie degli uomini”.
Ásbrú, il ponte arcobaleno detto anche Bilrǫstil (via dai molti colori) o Bifrǫst (via tremula), è il passaggio che mette in comunicazione la terra con il cielo. Lo edificarono gli dei ed è un passaggio arduo e difficile, accessibile solo a chi conosce il modo di accedervi.
Secondo Snorri Sturluson (1179 – 1241; storico, poeta e politico islandese, noto per essere l’autore dell’Edda in prosa) questo miracoloso ponte è proprio l’arcobaleno, composto da tre colori, manifestazione perfetta di sacralità.
L’estremità del ponte, dove sono incise delle rune, arriva ai piedi della rocca di Himinbjǫrg (residenza sull’orlo del cielo), dove si aprono i cancelli di Ásgarðr (nella cosmologia scandinava, città degli Æsir, capitale di dodici regni celesti).
Nella rocca di Himinbjǫrg risiede Heimdallr, sentinella degli dei, che fa la guardia giorno e notte, affinché i giganti non possano accedere al ponte per poi scalare il cielo. Quando questo accadrà, egli suonerà il suo corno, Gjallarhörn, e sarà il giorno di Ragnarök (“destino degli dei”; nella mitologia norrena, serie di eventi catastrofici ed escatologici, tra cui emerge una famosa battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos).
Il ponte dell’arcobaleno, sembra fragile, ma in realtà è solido e fatto con arte, e resisterà finché ci sarà il mondo. Crollerà solo se arriveranno i figli di Múspell (i distruttori del mondo), ma a quel punto ogni cosa nell’universo si estinguerà.
In diverse culture, il mito della connessione tra cielo e terra finisce per spezzarsi, segnando un prima e un dopo. Nella mitologia cinese, si ritiene sia stato uno dei primi sovrani, Zhuan Xiu, a interrompere la comunione tra i due mondi, quello degli dei e quello degli uomini.
Il sovrano con tale gesto di rottura volle creare una sorta di ordine cosmico, dove gli spiriti non potessero più scendere dal cielo sulla terra e gli uomini non potessero più raggiungere gli dei in cielo.
Anche in Tibet, ritroviamo l’idea di connessione tra cielo e terra, ma invece dell’arcobaleno si parla di una corda (o scala), “dmu”, attraverso la quale è possibile un continuo interscambio tra i due mondi.
Nella Bibbia, il ponte diventa una scala, quella di Giacobbe (Yaʿăqōḇ). In altre civiltà ancora, assume la forma di un albero o una montagna oppure una torre.
Nel mito iranico c’è il ponte Činvat, mentre in Giappone, c’è il ponte fluttuante del cielo, l’Ame-no-hashi-date.
Il mito della rottura della connessione tra cielo e terra, comporta per gli uomini la fine di un’epoca mitica in cui essi erano in grado di interagire con gli dei.
Nel tempo attuale, spezzato questo collegamento fondamentale, gli esseri umani non hanno più facile accesso alla sapienza delle cose divine e profonde.
Questa degradazione sembra essere indicata attraverso le definizioni delle varie epoche attraversate dall’umanità: c’è stata un’età dell’oro, poi quella dell’argento, a seguire quella del bronzo e infine, quella del ferro. In pratica, con il passare delle ere si assiste a una perdita progressiva e costante della conoscenza da parte degli uomini che si allontanano costantemente e irrimediabilmente dai sacri misteri. A mano a mano che la terra si allontana dal cielo, il materiale dallo spirituale, si assiste a un’involuzione e a una desacralizzazione progressiva dell’umanità.
Per quanto riguarda il ponte dell’arcobaleno, esiste una leggenda più recente, tramandata negli anni, dei nativi americani. In questo caso, il ponte dell’arcobaleno è un tramite per raggiungere i campi elisi. Ad attraversarlo sono gli animali di affezione. In questo luogo ci sono prati e colline, e gli animali, tornati in salute e rinvigoriti, possono correre e giocare, trovare cibo e acqua in abbondanza.
E un giorno, potranno ricongiungersi con l’essere umano che in vita si è preso cura di loro e che è stato loro amico, quando a sua volta attraverserà il miracoloso ponte.