Termine un poco macabro, sta ad indicare un’unione dove una delle due parti è…deceduta.
Necrogamia: una forma di matrimonio entro il quale uno dei due partner è defunto.
Per quanto possa apparire una pratica macabra o per lo più orrenda, in realtà è molto più vicina al nostro paese di quanto si possa credere.
In passato, il “matrimonio postumo” era una pratica dove una delle due parti contraenti era deceduta ed, inizialmente, era piuttosto diffusa nel mondo
al fine di legittimare i bambini mai nati, i cui genitori erano deceduti o comunque riconoscere dei diritti alle coppie.
La Francia, ad oggi, risulta essere l’unico paese occidentale dove questa forma di matrimonio è ancora praticata.
Già dal 1803 è stata riconosciuta legalmente per i soldati caduti, poi nuovamente durante il Primo conflitto mondiale
per legittimare i figli naturali delle vedove il cui consorte era rimasto immolato durante la guerra
e poi ritornata in auge nel 1959 di seguito al disastro del Frèjus.
L’anno del crollo della diga determinò la morte di 420 persone tra cui un ragazzo, Andrè Capra, fidanzato con Iréne Jodart,
sua fidanzata ancora in vita e che era rimasta incinta proprio di Andrè.
La Jodart decise di chiedere a De Gaulle, l’allora Presidente, di potersi sposare con Andrè, nonostante fosse morto.
De Gaulle, apprò creando inoltre un apposito articolo legislativo per tutelare la pratica.
Ad oggi, si contano circa una ventina di questa tipologia di matrimonio all’anno, questo per permettere di rendere legittimi i figli in grembo.
Il caso più recente risale al 2017 di seguito all’attentato agli Champs-Elysées dove un poliziotto, il Capitano Xavier Jugelé
rimasto ucciso durante l’attacco terroristico, venne chiesto in sposo dal proprio compagno Etienne Cardiles,
a sua volta nel corpo di Polizia e, ovviamente, venne permesso.
La cerimonia venne presenziata dall’ex Presidente Hollande e dal Sindaco parigino Hidalgo.
C’è da dire che tale matrimonio non permette nè da diritto all’eredità del defunto,
ma dal punto di vista assicurativo e pensionistico da’ alcune agevolazioni.
Non si dice il classico “Sì, lo voglio”, bensì si legge il decreto apposito: la data che viene registrata per il matrimonio
è quella antecedente al giorno di decesso del defunto.