Chissà cosa si prova a trascorrere il tempo eterno con..delle rane che ti mangiucchiano il volto!
Le tombe “transi” sono un elemento piuttosto comune nell’arte del tardo Medioevo e nel Rinascimento, in particolar modo a partire dalla conclusione del periodo della Peste Nera (parliamo, circa, degli anni 1346-1353) sino poi al XVI secolo.
La tomba di Francois de la Sarra, risalente al XIX secolo (1363 – 1372 per esattezza) è uno degli esempi più provanti di questo tipo di monumento in cui il corpo segue ed è rappresentato proprio nel momento transitorio, nella tanatomorfosi ovvero nel processo di decomposizione.
De la Sarra è difatti rappresentato in una forma molto particolare di memento mori, ovvero un ricordo del passaggio della vita mortale.
Le tombe transi infatti ricordavano a chiunque – (eh si, siamo tutti esseri mortali!) l’effimeratezza dell’esistenza, la nostra impermanenza nel mondo e al contempo la consapevolezza di cui ognuno di noi dovrebbe armarsi “Come te, ero io, come sono io, tu sarai“.
Ogni cosa che siamo e che ci appartiene, infatti, è destinata a terminare e solo l’anima, forse, perdurerà.
Erano tombe per lo più molto costose e non tutti potevano permettersele: il complesso scultoreo infatti prevedeva due piani, nel primo – superiore – il defunto era intento nell’atto della preghiera, mentre nel secondo veniva rappresentato nel momento della decomposizione.
La tomba monumentale è ospitata all’interno della Cappella di Sainte-Antoine la Sarraz, in Svizzera, nella città di Vaud e, secondo una leggenda, Francois sarebbe stato raffigurato in tale maniera poichè deceduto durante una battuta di caccia, morendo annegato.
La sua famiglia infatti, lo ritrovò dopo molti giorni nel pieno del processo di decomposizione in uno stagno di rane che avevano deciso di renderlo il proprio…pasto.
In realtà altre leggende sostengono che sia stato così rappresentato per scelta dei suoi vassalli che, per mezzo di tale raffigurazione, volevano vendicarne la tirannia.
Il suo eterno riposo è dunque questo: una condanna tra rane, serpenti e vermi affamati che lo divorano in volto.