Basilisco è un termine greco che significa “piccolo re”.
Nei bestiari e nelle leggende europee e greche è citato come creatura mitologica e “re dei serpenti”.
Le sue caratteristiche? Uccidere o pietrificare con il solo sguardo.
Plinio il Vecchio (23 d. C. – 79; scrittore, naturalista, comandante militare e governatore provinciale romano) e Gaio Giulio Solino (210 ca. – dopo il 258?; scrittore romano) descrivono il basilisco come un piccolo serpente, lungo più o meno venti centimetri, che, nonostante le sue modeste dimensioni, era ritenuto la creatura più mortale in assoluto: velenosissimo, capace di uccidere con il solo sguardo che può pietrificare o incenerire. Inoltre, il suo fiato e il suo morso provocavano una morte repentina.
Marco Anneo Lucano (39 – 65; poeta latino), nel Libro IX del suo poema epico, “Pharsalia” (Farsaglia in italiano, noto anche come De bello civili o Bellum civile), narra come un cavaliere, che colpì questa terribile creatura, morì insieme al suo cavallo, perché il veleno del basilisco era arrivato a lui attraverso la lancia.
Il “re dei serpenti” si credeva vivesse nel deserto che lui stesso aveva generato: seccando arbusti con lo sguardo e con il contatto del suo corpo.
Come si può riconoscere una creatura così letale?
Ci fornisce un indizio Plinio il Vecchio nel Libro VIII del suo trattato naturalistico, “Naturalis Historia”: il basilisco è dotato di una macchia bianca in testa simile a un diadema, da cui deriva appunto il suo titolo di re.
Ma qual è l’animale che dà la vita al “re dei serpenti”?
Le teorie in questo ambito sono davvero fantasiose.
Beda il Venerabile (673 ca. – 735; monaco cristiano e storico anglosassone) sostiene che il basilisco nascerebbe da un uovo, deposto, sporadicamente, da un gallo anziano. Ma badate bene, l’uovo deve essere sferico e dovrà essere covato da un serpente o da un rospo, per un tempo piuttosto lungo: fino a nove anni.
Rabano Mauro Magnenzio (780/784 ca. – 856; erudito carolingio, abate di Fulda e arcivescovo di Magonza) nel Libro VIII, al capitolo 3, “De serpentibus”, della sua enciclopedia “De rerum naturis” (ventidue libri scritti tra l’842 e l’846), ci dice che il basilisco sarebbe lungo mezzo piede e striato di macchie chiare.
Alexander Neckam (1157 – 1217; scienziato, letterato, abate, poeta in lingua latina, filosofo scolastico e teologo inglese) per primo diffuse la teoria che non fosse lo sguardo del basilisco a uccidere, bensì l’aria da lui corrotta.
Nel XII secolo, Teofilo (… – XII secolo; monaco cristiano tedesco, vissuto probabilmente nell’area renana), nella raccolta di ricette artigiane che porta il suo nome, fornì, ben nutrita di dettagli, la corretta procedura per ottenere un basilisco: far accoppiare due galli, in una cella sotterranea e poi, munirsi di due rospi per far covare l’uovo.
In epoca medievale, in Europa, il basilisco iniziò ad ammantarsi di caratteristiche tipiche dei galli e per questo fu collocato nella medesima famiglia della “coccatrice” (o cocadrille, creatura leggendaria dal corpo di drago o di viverna, con testa da gallo, coda lunga e squamosa, lingua biforcuta).
A questo punto vi chiederete, ma questa incredibile, potente creatura non ha neppure un tallone di Achille?
Ebbene sì, anche il potente basilisco ha i suoi punti deboli.
Nemici mortali del basilisco sono: le donnole, in grado di ucciderlo, azzannandolo alla gola, ma subendo ahimè la stessa sorte; i galli, il cui canto è letale.
Un altro modo per neutralizzare definitivamente questo temibile serpente è facendolo specchiare, così che sia il suo stesso sguardo a ucciderlo.
Con il trascorrere dei secoli, in una sorta di telefono senza fili, gli scritti e forse i passa parola, fanno sì che i poteri del basilisco si moltiplichino e si gonfino a dismisura, non solo le sue dimensioni aumentano, ma pare possa: uccidere con il semplice suono della sua voce; sputare fiamme; uccidere toccando qualcosa che poi sia toccato da qualcuno.
Un’ultima curiosità: il basilisco è anche la creatura a guardia della città di Basilea (Svizzera).
In copertina: Miniatura di un basilisco attaccato da una donnola (bestiario scozzese del XII secolo).