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Archeologia Egizi

Ammit: la “Mangiatrice dei cuori”

Testa di coccodrillo, zampe anteriori e tronco di leonessa, zampe posteriori di ippopotamo, non sono ingredienti di una strana pozione magica, ma una combinazione della prodigiosa fantasia degli Egizi che diede vita a Ammit (Ammut, Ammet, Ahemait), creatura mitologica, il cui aspetto doveva incutere terrore.

Testa di coccodrillo, zampe anteriori e tronco di leonessa, zampe posteriori di ippopotamo, non sono ingredienti di una strana pozione magica, ma una combinazione della prodigiosa fantasia degli Egizi che diede vita ad Ammit (Ammut, Ammet, Ahemait), creatura mitologica, il cui aspetto doveva incutere terrore.

Gli Egizi scelsero proprio il coccodrillo, la leonessa e l’ippopotamo, per comporre questo essere mostruoso, perché questi tre animali incutevano timore ed erano al contempo ritenuti sacri.

La funzione di Ammit, detta anche “Mangiatrice dei cuori”, era quella di punire coloro che non avevano condotto una vita onesta; assisteva al rito della psicostasia (la pesatura del cuore), una sorta di giudizio che consentiva di decidere se il defunto era degno o meno di proseguire il suo viaggio nell’Aldilà (Duat).

Il giudizio consisteva in una pesatura che metteva a confronto il cuore del defunto con la piuma di Maat, la dea della giustizia e della verità.
Se il peso del cuore superava quello della piuma, il defunto era ritenuto colpevole e Ammit avrebbe mangiato il suo cuore, tale gesto simboleggiava la caduta dello spirito nel caos, e il reo sarebbe stato condannato all’irrequietezza eterna ed escluso per sempre dalle gioie della vita ultraterrena.

La scena del giudizio in cui è presente anche Ammit compare nel Libro dei Morti.

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