La Confraternita dei Sacconi Rossi nacque nel 1760 per meditare sulla passione di Cristo e attutire le pene delle anime del Purgatorio.
Il suo nome completo è “Confraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria Santissima Addolorata in sollievo delle Anime sante del Purgatorio“, ma per comodità la chiameremo solamente Confraternita dei Sacconi Rossi.
Coloro che fondarono la confraternita erano per lo più giovani desiderosi di seguire le tappe della Via Crucis incentrando il proprio percorso sulla meditazione e la preghiera: con addosso un mantello rosso con cappuccio, questa confraternita è dunque conosciuta come dei “Sacconi Rossi”, per l’appunto.
Una vera e proprio missione, la loro: dediti alla sepoltura di coloro deceduti annegati o dei senza nome, erano soliti operare in tarda notte accompagnati da una semplice torcia.
Molto similmente alle cripte già presenti a Roma (Cappuccini in via Veneto o nella cripta della Chiesa delle Santissime Stigmate di San Francesco) in questa troviamo diverse decorazioni fatte con ossa umane ad oggi ancora visitabili e spunto di riflessione per l’uomo.
Le piene del vicino Tevere però giocavano un brutto scherzo ai sotterranei, sovente allagati rendendo così la cripta un luogo poco salutare e ricolmo di fango e detriti: papa Gregorio XVI, di seguito alle epidemie di colera diffusesi in città e in Italia decise che ogni sepoltura avvenisse entro il camposanto del Verano, ad oggi meraviglioso cimitero monumentale.
Da un lato questo permise una migliorìa dal punto di vista igienico-sanitario ma, nel suo piccolo fu un colpo durissimo per la Confraternita che perse la sua particolarità e il suo luogo di devozione nella cripta.
Solo nel 1851, grazie a papa Pio IX la confraternita riuscì a riprendere possesso dell’oratorio, caduto sotto i francesi durante la Repressione della Repubblica Romana – 1849 – e le tumulazioni nella cripta poterono rifiorire.
A distanza di poco tempo però, con il Regio Decreto n.5991 del 1870 secondo il regolamento della Sanità del Regno tutti i cimiteri dei conventi, ospedali et simili vennero chiusi e, dunque, nuovamente venne colpita l’opera dei Sacconi Rossi.
Dal 1983 l’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto prese l’eredità dei Sacconi Rossi e la sua l’usanza di commemorare i defunti non solo del Tevere con una cerimonia proprio sulle rive dell’Isola Tiberina ma anche a tutti i defunti ignoti deceduti in guerra o in circostanze particolari.