La ritualità funebre in Irlanda ha una storia antichissima legata alla veglia funebre vera e propria, dal termine “waken” (vegliare) dedicata alla sorveglianza del proprio caro estinto.
In Europa e nei paesi celtici era tradizione eseguire la veglia il giorno della festa di un Santo cui era dedicata una peculiare festività parrocchiale.
L’Irish Wake, infatti, era un momento dedicato alla celebrazione non solo della vita ma anche della morte.
Per prima cosa, gli specchi (ogni specchio) della casa veniva coperto cosicché non potesse rimanervi intrappolata l’anima, gli orologi presenti in casa dovevano essere fermati al momento del decesso. In tal modo, il Tempo veniva segnato per rispetto al Defunto e per prevenire il malocchio.
Il defunto era “sorvegliato” e vegliato sino a pochi istanti prima della propria sepoltura: erano le donne della famiglia a lavarlo per poi riporlo vestito e preparato solitamente sul tavolo che si trovava nella stanza principale della dimora, il tutto entro un ambiente in cui la luce delle candele faceva da padrona.
Vi sono tante piccole curiosità legate a talune prassi nel lutto irlandese: la finestra che si trova più vicina alla salma deve rimanere aperta per due ore dopo che si è proceduto con la detersione del corpo e, soprattutto, nessuno doveva passare tra quella finestra il corpo.
Questo, per consentire all’anima di uscire dalla casa in modo libero, serenamente: bloccarlo entro la dimora avrebbe portato ad avvenimenti infausti.
Dopo la preparazione, amici e conoscenti andavano direttamente in casa a trovarlo per gli ultimi saluti, portando come offerta del tabacco (si credeva che il fumo allontanasse gli spiriti maligni).
Si beve e si condividono dei pasti, condividendo anche racconti e ricordi legati alla via del defunto.
Gli uomini quindi si riuniscono al di fuori dell’abitazione, mentre le donne rimangono all’interno per preparare i pasti per gli ospiti che verranno a trovare il proprio caro.
Il momento della veglia era sacro e insindacabile, l’ultima possibilità di condivisione del dolore per il lutto e la celebrazione della vita del defunto.
E’ proprio questo il senso della veglia funebre, che peraltro anche nella tradizione italiana conosciamo nel nostro passato, ovvero quella di dare un significato alla dipartita da un punto di vista comunitario e di condivisione sociale del lutto stesso.
Sino a che non sia passato l’ultimo ospite, il corpo rimane fuori dal feretro che lo cullerà poi sino alla tomba, portato da sei uomini che lo condurranno alla chiesa per la cerimonia funebre.
Gli stessi portantini poi, porteranno il feretro al camposanto, mentre altri ospiti continueranno – insieme ai dolenti e parenti più stretti – una sorta di veglia funebre.
Questa particolare forma di rituale legato alla veglia funebre vide i suoi albori a partire dal XIX secolo, proprio con l’inizio delle società moderne e della cultura dell’assistenza alla morte.
Curiosa l’usanza legata al pianto: non era consentito dar libero sfogo alle lacrime sino alla totale preparazione del corpo, poichè il lamento avrebbe potuto attirare spiriti malvagi capaci di catturare l’anima del Defunto!
Una volta completata la preparazione, si poteva dare libero sfogo al pianto; accompagnato da canti e poesie.
Altro fatto curioso era la presenza del “Sin eater”, una figura cioè chiamata per divorare i peccati del defunto così da evitargli una vita eterna dannata; una tradizione in uso sino al XIX secolo, oggi perduta.
Ogni mangiatore di peccati, una volta passato a miglior vita, aveva un posto all’Inferno già prenotato, vista la mole di peccati ingurgitati nel corso della propria esistenza!
Ad oggi, l’Irish Wake è in disuso, se non in alcune aree d’Irlanda in cui la tradizione risulta ancora essere viva.