C’è un’ombra lunga e ridicola che si allunga sull’autunno, un’ombra fatta di plastica arancione e zuccheri raffinati. Si chiama Halloween. Ma noi, stasera, non parleremo di questa carnevalata globalizzata. Parleremo di ciò che è stato ucciso per farle posto: Samhain.
L’Antico Silenzio e la Soglia del Mistero
Per capire l’abiezione di ciò che è accaduto, dobbiamo tornare al tempo in cui l’anno non era un calendario fiscale, ma un ciclo vitale. Per i Celti, l’anno non finiva con i fuochi d’artificio, ma con il silenzio.
Samhain, la cui radice significa letteralmente “fine dell’estate”, non era una festa; era un Portale. Si celebrava l’ultima notte di ottobre, quando le greggi erano state riportate a valle e l’ultimo raccolto era al sicuro. Era il Capodanno, l’inizio del semestre oscuro, la stagione della terra che dorme e dell’uomo che medita.
La vera grandezza di Samhain risiedeva nella sua onestà intellettuale e spirituale. Il Celtico non aveva paura della Morte; sapeva che essa era un passaggio, non una fine. In quella notte, il Velo tra i Mondi si assottigliava. Gli spiriti degli Antenati tornavano, non per terrorizzare, ma per sedersi al focolare, essere onorati e magari, se si era saggi, offrire una guida. Si accendevano falò immensi – non per illuminare la via a chi chiede dolci, ma per propiziare il Sole nel suo viaggio invernale e per distruggere simbolicamente le scorie dell’anno concluso.
Era un incontro austero, necessario. Un momento in cui l’uomo si confrontava con l’ignoto, senza filtri e senza ironia.
La Degenerazione: Dalla Memoria al Mendicare
Poi arrivò la modernità, lenta e inesorabile, armata non di croci e spade, ma di pigrizia e superficialità. Il mito, inteso come narrazione fondante e profonda, è stato svuotato.
L’individuo moderno, incapace di tollerare il Mistero e la profondità della Morte, ha bisogno di riempire quel vuoto metafisico con il frastuono di feste e la rassicurante farsa del “terrore per gioco”. Il rito è degenerato in spettacolo. Come avrebbe commentato lo scrittore e filosofo Alan Watts, con la sua tipica schiettezza? Ci avrebbe ricordato che l’uomo moderno “ha perso la sua capacità di giocare e, così facendo, ha perso la sua capacità di essere serio.” Non siamo seri, siamo ridicoli.
Il simbolo più eclatante di questa discesa nell’idiozia è il rituale del “Dolcetto o Scherzetto” (Trick-or-Treat).
L’Esercito dei Piccoli Deficienti
d è qui che l’indignazione tocca il fondo. Non solo l’adulto si fa promotore di questa farsa, ma istruisce un esercito di bambini a esserne i portatori.
Nella notte di Halloween, milioni di innocenti vengono involontariamente trasformati in perfetti deficienti culturali. Non sono spaventosi, sono insopportabili. Indossano costumi di qualità infima, spesso grotteschi, non per un rito sacro di mimetizzazione, ma per un’estorsione socialmente accettata.
Si presentano alla porta, a volte in orde, con un’aria tra il preteso e l’annoiato. Emettono la formula magica, che non è un’invocazione ancestrale, ma un ricatto edonistico ridotto a zero gradi di complessità: Dammi subito l’obolo, o ti disturberò. Il “Trick” non è una maledizione spirituale; è solo la promessa di un fastidio.
L’adulto, che ha lavorato tutto il giorno e desidera solo il silenzio, si trova a dover affrontare questo disturbo imposto. E il sentimento dominante non è la gioia per l’innocenza infantile, ma un misto di fastidio sordo e un desiderio viscerale di rifiutare quella sgradita e mendicante processione. Si spengono le luci, si finge di non essere in casa.
Questa reazione, questo esasperato rifiuto, è la prova che la festa ha fallito miseramente. L’Antenato che chiedeva rispetto si è tramutato nel fastidioso moccioso che chiede caramelle, e l’unica risposta è il silenzio ostile.
Come disse il critico e umorista H.L. Mencken: “Nessuno ha mai perso i soldi sottovalutando il gusto del pubblico americano.” Oggi potremmo dire: “Nessuno ha mai perso i soldi sottovalutando la stupidità del pubblico globale che, pur di non affrontare il Mistero, strumentalizza persino i propri figli per un pugno di caramelle.”
La triste verità
L’individuo contemporaneo è incapace di tollerare il Mistero. La Morte è stata reclusa, medicalizzata, negata. E Samhain, che la Morte la metteva al centro del suo rito, doveva essere neutralizzato.
Il mito, inteso come narrazione fondante e profonda, è stato svuotato. Gli spiriti degli antenati – che imponevano rispetto, memoria e onore – sono stati sostituiti da uno stuolo di fantasmi e mostri generici, innocui e soprattutto commercializzabili. L’orrore, da profonda riflessione esistenziale, si è trasformato in un intrattenimento usa e getta.
L’atto di mascherarsi, che per i Celti era un rituale di mimetizzazione per confondersi con le potenze della notte e garantire la protezione del villaggio, è ora un pretesto per esibire il proprio corpo o per indossare abiti che scimmiottano l’ultima uscita cinematografica.
Come avrebbe commentato lo scrittore e filosofo Alan Watts, con la sua tipica schiettezza, di fronte a questo spettacolo? Probabilmente ci avrebbe ricordato che “la vita è il gioco che si gioca per nessun motivo, e il gioco sta nel giocarlo”. Ma in questo gioco moderno di Halloween, il gioco non è più il confronto con l’ignoto, ma l’evitamento di ogni autentica profondità a favore di un piacere effimero.
La Stupida Necessità del “Dolcetto o Scherzetto”
Questo meccanismo non è altro che la banalizzazione di un’antica offerta votiva. Un tempo, si lasciava cibo e latte fuori dalla porta per gli spiriti erranti o per gli Antenati, un gesto di ospitalità e rispetto. Oggi, l’offerta non è più volontaria, ma estorta da una mascherina di plastica.
Come disse il critico e umorista H.L. Mencken, con un cinismo che oggi suona profetico: “Nessuno ha mai perso i soldi sottovalutando il gusto del pubblico americano.” Oggi potremmo dire: “Nessuno ha mai perso i soldi sottovalutando la stupidità del pubblico globale.”
La massa ha abbracciato Halloween perché non richiede nulla: né conoscenza storica, né coraggio spirituale, né riflessione sulla morte. Richiede solo un portafoglio e una superficiale volontà di “divertirsi”.
L’Eredità e la Resistenza
Samhain era l’invito a entrare nel buio, a onorare il ciclo e ad accettare l’inevitabile. Era l’onore reso ai propri morti.
Halloween è la celebrazione della nostra vacuità. È un inno alla mediocrità che preferisce la zucca intagliata prodotta in serie al fuoco sacro. Se vogliamo essere eretici, non dobbiamo accendere un falò sul colle; dobbiamo spegnere la luce della TV, chiudere la porta al rumore e recuperare l’unica cosa che conta: il silenzio interiore e il rispetto per il Mistero. Solo in quel silenzio possiamo ancora udire, flebile, la vera voce di Samhain, e denunciare la farsa.