Prima di tutto una premessa… ciò che leggerete non vuole essere un sermone su luoghi comuni o un contenitore di concetti complottistici, né tantomeno una raccolta di scoop, ma una cassa di risonanza in favore di chi dedica il suo tempo alla ricerca della verità. In definitiva è mio intento accendere un faro in mezzo al caos contemporaneo, e che aiuti ad evidenziarne le sue incongruenze e stimolarne i cambiamenti attraverso l’impegno di ognuno di noi.
Ogni verità attraversa tre fasi; nella prima viene ridicolizzata, nella seconda è oggetto di una forte opposizione, mentre nella terza viene accettata come un dato di fatto. Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)
Vi invito calorosamente alla riflessione su fatti definiti ancora oggi ‘misteriosi’ ma che poi tanto misteriosi non lo sono, vista la mole di riscontri e prove oggettive che, grazie alle nuove tecnologie di comunicazione oggi a nostra disposizione, anticipando e dribblando gli innumerevoli tentativi di censura, giungono anche nei posti più remoti del nostro pianeta. Con rispetto dell’intelligenza altrui, procederò con ordine nell’esposizione di fatti e testimonianze, notizie e informazioni inoppugnabili, verificabili, frutto di una ricerca e di una scelta accurata tra pubblicazioni serie e pseudo tali di un viaggio in rete tra migliaia di ottimi ‘fake’ e documenti veri, scottanti e molto preziosi perché sfuggiti al controllo del grande fratello. Già immagino molti di voi lettori a smanettare con mouse e tastiera per cercare conferme, altri invece penseranno che fiumi di inchiostro sono stati già versati a riguardo di questo specifico argomento ma in ogni caso, quando ne avrete verificata l’attendibilità e tratto le vostre conclusioni, l’auspicio è che vi rendiate partecipi divulgando le vostre idee arricchite di ulteriori teorie e informazioni che aiutino a fare luce nelle strade oscure dell’intrigo e del complotto. Quindi mettetevi comodi e partiamo col capirne di più, su come si arriva a decidere di assassinare oltre tremila persone, partendo da una data antecedente e molto significativa… 26 febbraio 1993.
Non vorrei sbagliarmi ma è da questa data che ha preso forma la famosa crociata americana contro l’Islam. Nei sotterranei dell’ormai estinta Torre Nord del World Trade Center di New York, alle 12,18 un’esplosione deflagrò nei garage pubblici provocando sei morti e più di mille feriti per intossicazione da fumo, tra cui molti Vigili del Fuoco; 750 kg di nitrato di urea, stipato in un camioncino Ford preso a noleggio, furono fatti detonare con un timer provocando danni molto ingenti alla struttura e formando un cratere profondo circa trenta metri per un diametro di sessanta. Un paio di giorni dopo l’FBI eseguì l’arrestò di Mohammed A.Salameh e di Nidal Ayyad, come sospettati numeri uno, rintracciati tramite l’analisi di un frammento riportante il numero seriale del camioncino e di indagini effettuate presso i noleggiatori di autoveicoli. Effettivamente risultava che uno degli arrestati, Mohammed A.Salameh, noleggiò un camioncino a proprio nome e cognome ma che, guarda caso, gli venne rubato proprio il giorno prima dell’attentato. Egli immediatamente comunicò telefonicamente il furto alla Polizia ma questi sembrava far finta di non capire di che cosa stesse parlando, e visto che nessuno si degnava di dargli ascolto neppure dopo una seconda telefonata, egli si recò di persona alla più vicina Stazione di Polizia ma questi, inspiegabilmente, si rifiutarono di accogliere la denuncia e di registrarne il furto. Il giorno seguente l’esplosione, Salameh si recò all’agenzia di noleggio per chiedere di avere indietro il proprio deposito cauzionale di circa 400 dollari. Ottenne il rimborso si, ma un paio di ore dopo trovò anche l’arresto.
Bene, ora andiamo a rovistare attentamente fra le carte o nella spazzatura, come meglio preferite, e cerchiamo di capirci qualcosa in più sulla risoluzione lampo del caso.
CBS – Notiziario del 28 ottobre 1993: “La settimana scorsa l’FBI ha ricevuto i complimenti per la velocità con cui ha risolto il caso della bomba al WTC e per aver portato in tribunale 4 sospettati. Ora, però, vi sono alcune prove che l’FBI, tramite un informatore, potesse essere a conoscenza in anticipo del progetto e che avrebbe persino potuto impedire l’attentato che ha ucciso 6 persone. Ce ne parla l’inviata Jacqueline Adams…”
“..si salve, L’FBI avrebbe potuto prevenire l’esplosione mortale dello scorso febbraio al World Trade Center di New York. Pare che abbiano discusso di sostituire in segreto gli esplosivi con una polvere innocua ma che, secondo il loro informatore Emad Salem, nulla è stato fatto.”
Che ve ne pare? Bella storia eh? Ma se state tirando le vostre ovvie conclusioni sull’accaduto, vi invito ad aspettate un attimo.. forse sarebbe il caso che prestiate attenzione ai particolari, contenuti nei prossimi argomenti trattati, che vi saranno d’aiuto a capire con che razza di persone senza scrupoli abbiamo a che fare e il perché, molti di loro, non si trovano a marcire in galera ma comodamente seduti sempre al loro posto e, in alcuni casi, hanno anche consolidato la loro posizione ricevendo onorificenze e promozioni. Le considerazioni da fare sono:
a) L’evacuazione degli edifici durò addirittura sei ore in parte a causa dei blackout verificatisi e dell’impossibilità di attivare i generatori di emergenza.
b) La Port Authority di New York (che al tempo era proprietaria del WTC) diede il via a un’opera di migliorie per la sicurezza degli edifici del complesso per un totale di quasi 60 milioni di dollari.
c) Tra le varie compagnie che vinsero i contratti per i vari ‘upgrade’ c’era la Securecom, la stessa compagnia legata all’allora uomo d’affari George W. Bush e al fratello Marvin Bush. Qualche anno dopo la Securecom vinse un appalto da oltre 8 milioni di dollari per la sicurezza del World Trade Center. Di quanto, questa Società, sia stata efficiente nel corso degli anni, nell’espletamento delle proprie funzioni, lo capirete da soli.
d) Il repubblicano Presidente George Bush senior, padre dell’uomo d’affari, terminò il suo mandato il 20 gennaio 1993, poco più di un mese prima di lasciare la poltrona, oltre che a un bel segnale di ‘benvenuto’, al suo successore, il democratico Bill Clinton.
Nel corso del suo mandato Bush senior fu il maggior sostenitore della Guerra del Golfo, mirata a liberare il Kuwait dall’invasione dell’Iraq e lasciando comunque al potere, alla fine del conflitto, il dittatore Saddam Hussein. Decisione che gli attirarono molte critiche da parte dei neoconservatori ma che, giustamente, non andavano mai a immaginare che in futuro sarebbe stato Bush junior a completare l’opera inventandosi un’altra guerra e a farlo impiccare dal suo stesso popolo.
Bush poté quindi tornare a Houston a occuparsi delle sue società nel settore petrolifero, dei rapporti d’affari con la famiglia reale saudita dei Bin Laden, a spianarsi la strada per l’ascesa alla Casa Bianca, oltre che a preoccuparsi della carriera politica dei suoi figli. Eh sì.. guardava a lungo il vecchio Bush. Conoscendo in particolare il Q.I. di George Bush junior, giustamente calcolò che 18 anni sarebbero stati un tempo sufficiente per indottrinarlo e farlo diventare nel 1995 governatore del Texas e nel 2000 Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma prima di andare oltre, proprio di quest’ultimo evento, in poche righe voglio raccontavi di come andarono le cose e di come l’America e tutti i suoi alleati, Italia compresa, si preparavano a pagarne le conseguenze.
Anno 1993. Il democratico Bill Clinton sale alla Casa Bianca e chiama, alla carica di Vice Presidente, Al (Albert) Gore, figlio del Senatore democratico Albert Gore senior (in America c’è questa ricorrenza di chiamare i figli con il nome del padre e a noi tocca sempre specificare se senior o junior). La coppia Clinton-Gore venne inizialmente contestata in quanto i due erano simili nelle idee e quindi ritenuta poco adatta a creare consensi. Ma a fronte della vittoria alle elezioni, non pochi critici dovettero ricredersi, infatti il mandato di Clinton durò fino al 2001 e Al Gore riconfermato nel suo ruolo. Egli fu uno dei vicepresidenti più influenti della storia americana, partecipò a numerose riunioni internazionali e dibattiti pubblici, favorì la diffusione di internet e dei nuovi mezzi di comunicazione, lanciò numerosi attacchi militari contro Slobodan Milosevic, Saddam Hussein (Operazione Desert Fox del 1998) e in più si schierò a favore del protocollo di Kyōto. Dopo otto anni di vicepresidenza, a seguito delle primarie nel Partito Democratico, nel 2000 fu il candidato designato a partecipare a una delle più indecise elezioni presidenziali della storia statunitense. La notte degli scrutini, per gli innumerevoli risultati elettorali che arrivavano dai vari Stati d’America, e annunciati dai media, stava prendendo vita un sogno. Il sigillo sulla vittoria di Al Gore arrivò dallo scrutinio finale dei voti in Florida… il risultato più inaspettato. Ma al culmine della libidine, un’edizione della Fox News arrivò come un secchio d’acqua fredda a spegnere l’entusiasmo tra le strade e le piazze d’America.. “Fox News dà vincente in Florida George W. Bush, e quindi è lui il nuovo Presidente degli Stati Uniti.”
A questa notizia ritenuta autorevole, data la fonte, tutte le altre emittenti si adeguarono facendo un passo indietro: “Tutti i network hanno fatto un errore, abbiamo dato Al Gore vincente in Florida. È stato un nostro sbaglio.”
Sarà ma non ci credo, replicava una vecchia canzone dello Zecchino d’Oro.. o meglio, se fosse stato un altro candidato a vincere con un colpo di coda, con uno scarto di solo un migliaio di voti, la cosa poteva anche starci. Ma considerando che i Bush erano e sono dappertutto… vuoi che anche in questo caso non siano stati i protagonisti in questo intrigo?
Andiamo a scoprirlo. Tanto per cominciare, quella sera alla Fox, chi dirigeva le operazioni delle elezioni? Un certo John Alex Bush, cugino di George. E chi aveva dato Bush per vincitore? Sempre lui, John Alex Bush, ma non basta. La mente umana ci mette poco a fare 1+1 e pensare a un complotto quando hai anche un fratello che è il Governatore della Florida, lo stesso Stato che ti ha assegnato il calcio di rigore al 90° minuto, e quando disponi di una coordinatrice della tua campagna elettorale che, guarda caso, è la responsabile delle operazioni di scrutinio dei voti. E che valore può avere il responso divulgato da diverse inchieste indipendenti, che giustamente ti stanno col fiato sul collo, stabilendo e dimostrando che non sei tu il vincitore, quando alla fine la Corte Suprema è composta dagli amici di papà? Una farsa vera e propria dai… Proprio tu, che non sai manco fare un cerchio con un bicchiere, sei un disastro in affari, sei un ex militare ritenuto disertore… mi diventi Presidente degli Stati Uniti per una manciata di voti e per giunta al foto-finish? Ma allora vuol dire che chi ti ha votato, e gli elettori non me ne vogliano, è più cretino di te.. senza offesa per i cretini, per l’amor del cielo.
In qualità di vice presidente uscente e di presidente del Senato, suo malgrado Al Gore presenziò alla commissione congiunta di Camera e Senato nella quale doveva essere designato George W. Bush come il nuovo Presidente. Cosa ben più onerosa dall’ingoiare la pillola amara delle elezioni. La prova del nove sull’indice di gradimento da parte degli elettori, Bush l’ebbe il suo primo giorno in carica. Riversate per le strade di Washington lo attendevano decine di migliaia di persone con cartelli e striscioni che, dalle scritte che riportavano, non sembravano affatto dargli il benvenuto. George W. Bush è l’unico presidente nella storia degli USA ad essere stato oggetto di pesanti insulti e di un lancio di uova così massiccio da interrompere e fermare il corteo presidenziale. La tradizionale passeggiata verso la casa bianca diventò poi una corsa in quanto l’autista, preso dal panico dell’insorgere di eventuali disordini, pensò bene di premere il piede sull’acceleratore.
Come se questo episodio fosse stato un presagio, nei primi otto mesi successivi alla nomina le cose non andarono affatto meglio per il neo presidente, infatti ebbe molte difficoltà a far approvare le sue leggi, non riuscì a nominare i giudici che voleva e, ciliegina sulla torta, i Repubblicani persero la maggioranza al senato. Per questi motivi la sua già risicata popolarità subì un calo significativo, dando già a dimostrare che non era portato per quel mestiere e mettendo, quindi, in discussione una sua futura rielezione. Ma lui, un uomo abituato a non demordere e a trovare sempre una soluzione, non si perse d’animo e, a due mesi dall’11 settembre 2001, pensò bene di andarsene in vacanza e chi s’è visto s’è visto. E a quelli che in agosto gli chiedevano se non facesse troppe vacanze e a cosa si dedicasse nel resto della giornata ‘lavorativa’, Bush rispose: “Non conosco il significato della parola ‘lavoro’. Ho fatto molto, non serve stare a Washington per lavorare, è sorprendente quello che si può fare con telefono e fax. Stiamo lavorando su alcune cose.. su alcune questioni. Sto lavorando a delle iniziative, vedrete. Prenderò qualche decisione mentre sono qui, le comunicheremo più avanti.”
Sul fatto che il caro George ignorasse l’accezione della parola ‘lavoro’ non avevamo dubbi, ma poi.. di cosa parlava? A quali questioni, iniziative e decisioni importanti si riferiva? Non vi sale il dubbio che potesse essere un messaggio in codice, come per dire… “Fra poco vedrete di cosa sono capace, vi stupirò con effetti speciali.” E purtroppo, sulla base dei fatti avvenuti dopo, bisogna prendere atto che ci ha davvero stupiti.
11 Settembre 2001 – La Leggenda
In questa data maledetta, mentre il neo presidente George W. Bush era ancora latitante alla Casa Bianca perché in visita in una scuola elementare in Florida, in tutto il mondo, anche se in fusi orari diversi, milioni di persone assistevano in diretta all’evento che ha cambiato il Mondo. Quattro aerei commerciali con passeggeri a bordo vennero presi in ostaggio e dirottati da diciannove terroristi armati soltanto di tagliacarte. Questi scorrazzarono per un totale di due ore nei cieli americani, eludendo tutti i sistemi di sicurezza aerea, per poi andarsi a schiantare contro obiettivi prestabiliti. Solo tre di questi velivoli portarono a termine la loro missione: 2 sulle Torri Gemelle, 1 sul Pentagono e il quarto invece, forse destinato a colpire la Casa Bianca, venne abbattuto dai passeggeri in rivolta nei cieli della Pennsylvania.
Mentre al NORAD (Centro per la Difesa Aerea Militare) gli eventi venivano seguiti in tempo reale, e nonostante che l’area interessata al volo degli aerei dirottati fosse densa di basi dell’aereonautica militare, inspiegabilmente nessun caccia ricevette l’ordine di decollo per intercettare gli aerei dirottati prima degli impatti. Due piloti di caccia decisero di partire lo stesso senza ordini ufficiali ma, una volta in volo, mentre si dirigevano verso l’aereo diretto al Pentagono, una telefonata dei servizi segreti gli diede l’ordine di invertire la rotta e dirigersi su un bersaglio inesistente verso Baltimora. Pare che l’ordine arrivasse direttamente dal vice presidente Dick Cheney, che sin dalle prime ore del mattino, per l’assenza di Bush dalla Capitale, era saldamente al comando della situazione. Quello che rende incomprensibile la strategia adottata dai terroristi è di come fecero gli altri due aerei a concedersi il lusso, prima di invertire la rotta, di allontanarsi per circa 400 miglia ciascuno dal loro bersaglio, con l’intera aviazione militare che in teoria li stavano cercando; e il termine ‘teoria’ e d’obbligo, considerato che la tecnica suicida funzionò proprio per la situazione di stallo totale della difesa aerea americana. Da come si sono comportati sembra quasi che i dirottatori sapessero in anticipo che avrebbero potuto volare per due ore indisturbati nei cieli normalmente più trafficati, più osservati e protetti al mondo. L’aver invertito la rotta con uno scarto simultaneo di massimo due minuti l’uno dall’altro, subito dopo che quello precedente avesse colpito il proprio bersaglio, porta inevitabilmente a considerare che gli aerei fossero monitorati in tempo reale da una regia esterna. Riguardo ai dirottatori, 15 Sauditi e 4 Egiziani, a distanza di soli due giorni L’FBI fornì al mondo i loro cognomi, nomi e relative foto. Un’azione che si rilevò essere piuttosto frettolosa e maldestra in considerazione del fatto che, come si appurerà in seguito, negli elenchi dei passeggeri resi pubblici non erano riportati i nomi dei presunti attentatori, né tantomeno alcun nome Arabo qualsiasi… e non è tutto. Tra le macerie delle Torri venne ritrovato il passaporto di uno dei dirottatori che veniva indicato essere a bordo del volo 11; il documento si presentava integro, immacolato, senza neanche un graffio e né una bruciatura causata dall’esplosione all’impatto, un miracolo insomma, anche se quello vero accadde dodici giorni dopo gli attentati.
“Non ci potevo credere quando ho visto che l’FBI mi aveva messo nella sua lista. Hanno pubblicato il mio nome e la mia data di nascita, ma non sono un attentatore suicida. Sono qui, sono vivo! Non ho idea di come far volare un aereo.” dichiarava Abdulaziz al-Omari – al quotidiano “The Telegraph” 21/11/2001
Altro che la divisione del pane e di pesci o la spartizione delle acque del Mar Rosso, qui si parla di resurrezione. Almeno altri sei “dirottatori” pare che siano resuscitati e che abbiano fornito alibi di ferro a dimostrazione che erano altrove l’11/9 ma ad oggi, nonostante tutto, l’FBI la sua lista non l’ha ancora aggiornata così come non esiste ad oggi uno straccio di prova che colleghi gli “attentatori”, vivi o morti che siano, a Osama Bin Laden, come nessuna prova è stata mostrata al fine di poter collegarlo all’ideazione degli attentati. Un insuccesso che venne ritenuto irrilevante in quanto la CNN mise in onda un filmato, che pare sia stato trovato in Afghanistan, in cui Osama Bin Laden avrebbe ammesso le proprie responsabilità degli attacchi. Ma, a quanto pare, uno studio fatto sulle caratteristiche somatiche della persona che apparve in video, le ha definite molto diverse da quelle dell’imputato Osama, e quindi il video è stato ritenuto come l’ennesima prova costruita ad hoc. Il 95% dei detenuti per atti terrorismo sono stati rilasciati senza incriminazioni a loro carico, ma resta il fatto che per tutti loro è stato poco gratificante, visto che è successo dopo essere stati presentati come terroristi su tutte le prime pagine dei giornali e sugli schermi televisivi, affinché tutti lo notassero e dicessero… “Beh, il Governo qualcosa la sta facendo.” Ma torniamo in diretta e andiamo a vedere cosa succede in parallelo a ciò che sta accadendo a Manhattan.
Il presidente Bush, durante il suo percorso verso la scuola elementare in Florida, viene informato del primo impatto di un aereo sulla Torre Nord. Credo che chiunque, in quel momento, come minimo avrebbe detto: “Ragazzi, le vacanze sono finite, meglio tornare a casa.” Ma lui, invece, pensò bene di non sottrarsi ai fotografi che lo attendevano lì, fuori dalla scuola. Dopo il secondo impatto sulla Torre Sud, ecco il Capo Gabinetto alla Casa Bianca che entra in aula e gli origlia: “La nazione è stata attaccata.”
Ma nemmeno a questa notizia Bush si scompone… infatti continuò a leggere, insieme ai bambini, la favola dal titolo “La mia capretta”.
Sul suo volto però, si nota chiaramente disegnata l’espressione di un uomo confuso e dalla mente offuscata da mille pensieri. Ma a cosa sta pensando? Forse davanti agli occhi gli stanno passano i volti di quelle persone, dalla barba lunga e con turbanti in testa, che gli fecero visita nel Texas quando lui ne era Governatore? O pensa a un personaggio, con basco militare e dai baffi folti a cui, negli anni ’80, gli amici di papà fornirono armamenti per combattere contro l’Iran? La risposta è sì, ma solo per decidere chi dei due andare ad attaccare in primis. Ma forse sta chiedendosi se sbagliò a tagliare i fondi all’FBI per l’antiterrorismo? Poco probabile. Ma allora sta pensando che forse le vacanze sono state troppo lunghe e che, il 6 agosto del 2001, almeno uno sguardo ai rapporti che i servizi segreti gli consegnarono lo doveva dare? No, non credo proprio. O forse perché quel ‘rapporto’ di cui ne conosceva già contenuti e titolato, “Osama Bin Laden deciso ad attaccare gli Stati Uniti”, gli sembrò adatto per una collana a fumetti? A questa domanda lascio rispondere a voi, io sarei troppo volgare, considerato che almeno 12 nazioni avevano avvisato gli Stati Uniti circa imminenti attacchi in America.
“Il Controspionaggio e l’Antiterrorismo erano in allarme, e le avvisaglie di un imminente attacco erano così intense che qualcosa di drammatico sarebbe stato messo a segno. Era una situazione senza paragoni e il nostro presidente, invece, è andato in vacanza per un mese.” George John Tenet – Capo della CIA
“Nel gennaio 2001 l’amministrazione Bush ordinò all’FBI e alle Agenzie di Intelligence, di interrompere le investigazioni riguardanti la famiglia Bin Laden, compresi due parenti di Osama che vivevano, inverosimilmente, a Falls Church, proprio accanto agli uffici direzionali della CIA.” Michael Ruppert – ex Ufficiale di Polizia a Los Angeles
Dall’identità dei terroristi alla scomparsa di ben due degli aerei dirottati, dall’inspiegabile mancanza di intervento della difesa militare, alle cause stesse del crollo delle Torri, la versione ufficiale sembra essere piena di lati oscuri. L’impatto degli aerei, ettolitri di carburante avio (Kerosene) incendiato, la fusione dell’acciaio, le Torri che improvvisamente cedono ed implodono su se stesse. Tutti questi elementi, forniti dai media in un momento di disorientamento totale, unitamente a quelli riportati nella versione ufficiale del rapporto della FEMA, diedero vita alla ‘Leggenda’ popolare che, in soli dieci secondi, 110 piani di acciaio e cemento siano crollati verso terra letteralmente polverizzandosi, cosa che non accadrebbe nemmeno nel crollo di un edificio costruito in truciolato. Stordito e costernato da questa versione ufficiale, tutto il mondo, e quello americano in particolare, credette al crollo delle Torri provocato dagli incendi che, bruciando intensamente al loro interno, indebolirono le strutture in acciaio che componevano gli edifici. Una leggenda fomentata e supportata da esperti ‘cantastorie’, e che venne immediatamente fatta riecheggiare su tutti i media globali.
Una leggenda è un’idea che, sebbene ritenuta vera da molte persone, in pratica è falsa; nasce per manipolare e controllare la società e la sua funzione primaria è quella di creare una base psicologica sulla quale altre leggende possano prendere forma. In senso più profondo la leggenda serve come storia in grado di mobilitare la gente, e una storia non può funzionare se non viene considerata vera all’interno di una comunità o di una nazione. E non si discute nemmeno con quelle persone che hanno il cattivo gusto di porgere domande mirate a cercare la verità, esse vanno ignorate o condannate per blasfemia e immoralità. Proprio quello che è successo alle famiglie delle 3000 vittime dell’11/9 che, ancora oggi, chiedono giustizia. Ma se permettete, ora è giusto dare voce al Presidente:
“Da questa sera siamo una nazione risvegliata al pericolo e chiamata a difendere la libertà.” George W. Bush – 11/09/2001
Ma che bravo ragazzo. Intanto la soglia di pericolo era tale che, nei giorni successivi all’11/9, tutti i voli civili americani furono cancellati; anche Bush senior rimase bloccato a Milwaukee nel Wisconsin, città americana denominata “La città del Festival” per via delle numerose sagre e feste che si organizzano, città dove nascono le Harley Davidson e che ha dato i natali a personaggi come il cantante Al Jarreau e l’attore Spencer Tracy; quale ambiente più congeniale per i Bush? Tutti gli aeroporti erano bloccati e certamente alla gente era passata la voglia di volare… tranne che alla famiglia Bin Laden.
“C’erano aerei autorizzati dal Governo a portare fuori dal Paese i familiari di Osama Bin Laden e altri sauditi. Bisogna fare un’indagine approfondita sulla partenza dei Bin Laden. Cos’è successo, Com’è successo, Perché? Chi ha dato l’autorizzazione?” Biron Dorgan – Senatore USA
È dimostrato da documenti e tabulati che la Casa Bianca, in barba all’emergenza in atto, autorizzò e dispose che diversi aerei imbarcassero membri della famiglia Bin Laden e numerosi altri sauditi. Tre giorni dopo gli attentati almeno 6 jet privati e una ventina di aerei commerciali presero il volo permettendo a 142 sauditi, tra cui 24 membri Bin Laden, di lasciare gli Stati Uniti indisturbati; identificazione, controllo passaporti e via! Mentre qualsiasi volo era negato ai cittadini americani, su quell’esodo di massa non ci fu nessun controllo bagagli e nessuna domanda da parte delle autorità. Ora proviamo ad immaginare lo stato d’animo e quello che hanno provato, nell’apprendere queste assurdità, le famiglie di quelle persone che si lanciarono nel vuoto nel tentativo di salvarsi, di chi morì sotto le macerie, quelle dei Poliziotti e Vigili del Fuoco morti nel tentativo di salvare vite umane all’interno delle Torri. Ci sarà stato almeno un motivo valido per avere tutte queste attenzioni, da parte della Casa Bianca, nei riguardi dei Bin Laden & Company? Beh… mi sembra che la risposta sia scontata, visto che tra la famiglia Bush e quella dei Bin Laden vi erano, e probabilmente ci sono ancora, solidi e remunerativi rapporti d’affari.
Per fortuna che nei 15 anni a seguire, e di questo bisogna prendere atto, grazie a inchieste indipendenti ad opera di giornalisti investigativi del calibro di Michael Moore, Roberto Mazzucco, Giulietto Chiesa, a materiale audiovisivo, a documenti e pubblicazioni che girano in rete, buona parte della gente nel mondo ha modo di aggiornarsi e venire a conoscenza di tante verità e dei vari tentativi perpetrati, e spesso riusciti, per insabbiarle. All’epoca dei fatti, soprattutto gli elettori di George non sarebbero stati contenti di sapere che la famiglia del loro Presidente intrattenesse rapporti d’affari con i Bin Laden. Ecco perché per Bush, in quel caso come in tanti altri, è stato meglio correre ai ripari affidandosi a opere di censura e di depistaggio. Ma quanto tempo ci mette un boomerang a tornare indietro? Infatti nel 2004 a Michael Moore, armato di opportuna documentazione circostanziata, durante un comizio gli venne l’idea geniale di affermare che Bush junior nel 1972, periodo di ferma militare, venne ritenuto un disertore nell’Aereonautica della Guardia Nazionale del Texas. La Casa Bianca si affretto a smentirlo diffondendo una copia dello stato di servizio di Bush ma si diedero, come si suol dire, la zappa sui piedi per non aver considerato che Moore fosse già in possesso di una copia dello stesso documento, ottenuta quattro anni prima, libera da interventi della censura. Se avete modo di fare una ricerca in merito, noterete che le differenze tra i due documenti sono tangibili, ma la più importante, oltre che sfacciata, è quella di un nome, che nel documento di Moore è ben visibile, mentre in quello prodotto dalla White House è coperto con un pennarello nero. Di quale persona così scomoda si trattava, tanto da non rilevarne l’identità? Di un amico fraterno di George W. Bush, tale James R. Bath, all’epoca sospeso anche lui dalle missioni di volo per essersi sottratti entrambi alla visita medica obbligatoria. Ora, essere amico di Bush non è che comporti particolari complicazioni, anche se personalmente preferirei starne alla larga, ma come avrebbe reagito l’opinione pubblica nell’apprendere che questo amico del Presidente degli Stati Uniti, per un certo periodo, si sia occupato di salvaguardare gli interessi economici della famiglia Bin Laden in Texas? Una volta congedato, quando Bush padre era a capo della CIA, Bath implementò una società di servizi aerei subito dopo aver venduto un aeroplano a un certo Salim Bin Laden, fratello di Osama ed erede soltanto di un ‘modesto’ impero saudita, il “Saudi Binladin Group”, sul quale varrebbe la pena di spendere un po’ di tempo per visitarne il sito istituzionale, giusto per capire di cosa parliamo. E l’amico del cuore di Bath? Anche lui entrava nel mondo degli affari? Ma certamente. E con quali soldi? Non certo quelli di papà che si, ne aveva tanti, ma si guardava bene dal darli a Bush junior per iniziare l’attività, infatti non gli regalò nemmeno il classico portafoglio con dentro un dollaro di buon auspicio. E chi fu allora a finanziarlo? Diciamo che in quell’occasione, involontariamente, prese forma una delle prime catene di Sant’Antonio; Salim Bin Laden investiva su James R. Bath, affinché si prendesse cura delle finanze di famiglia in Texas e lui, a sua volta, reinvestiva sull’amico George. Ed ecco che nel 1977 egli costituì la ‘Arbusto Energy’, società specializzata in trivellazioni per la ricerca di gas e petrolio. Ma gli affari, ricavando pochi ragni dai buchi fatti dalle trivelle, andavano piuttosto maluccio e quindi, nel tentativo di una ripresa, George pensò bene di cambiare il nome della società in “Bush Exploration Oil & Gas Co.” Andata in crisi finanziaria anche questa, Bush la vendette nel 1984 a un’altra compagnia texana di ricerca petrolifera, la Spectrum7, per circa 1 milione di dollari ivi compresa una formula contrattuale che gli garantisse la poltrona di amministratore delegato. Mi vergogno anche a scriverlo ma purtroppo, per dovere di informazione, devo comunicarvi che anche la Spectrum7, nel 1986, fece bancarotta… che sfiga ragazzi. Però dai, guardiamo il lato positivo della faccenda, e cioè quello che nel 1986 la stessa Spectrum 7 fu salvata in extremis per mano della “Harken Energy Corporation” e Bush, anche in questo caso, entrò a far parte del consiglio di amministrazione della Harken… ma che culo signor Presidente. Ma non pensiate che sia finita qui. Come dice il proverbio? “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, e infatti per Bush il vizietto di combinare danni a discapito degli altri pare essere un caso patologico; ed ecco che nel 1990 non perse l’occasione per farsi accusare di insider trading che, tradotto nella lingua più bella e perfetta al mondo, sta a significare lo sfruttamento indebito di informazioni riservate. In pratica cosa era successo… al divieto di vendere azioni a fronte di informazioni negative sulla Harken, Bush fece orecchio da mercante e, favorito dalla sua posizione di amministratore, la settimana successiva vendette azioni per 848.000 dollari. A termine di una indagine investigativa, nel 1992 la Commissione di controllo della Borsa USA (SEC), produsse un documento in cui veniva citato: “Sembra che Bush non sia implicato in commerci illegali interni. Il memoriale quindi non deve in alcun modo essere considerato come indicativo che la parte è stata assolta o che nessuna azione legale possa derivarne.”
I suoi detrattori ritennero e affermarono che l’indagine fu influenzata dal fatto che il padre di Bush all’epoca era Presidente degli USA in carica. A confermare queste affermazioni contribuì lo stesso George, negando alla SEC l’autorizzazione alla divulgazione dell’intero rapporto investigativo e non solo… a ulteriore conferma mettete pure in bilancio che il socio dello studio legale di James Baker, che aiutò Bush a prendersi gioco della SEC, era un certo Robert Jordan, ricompensato successivamente con la carica di Ambasciatore USA in Arabia Saudita quando Bush junior divenne Presidente.
“Quando sei il figlio del Presidente e vai nella stanza dei bottoni, oltre ai benefici accumulati in campagna elettorale a Washington, tutti ti rispettano. L’accesso al potere ti dà potere. Posso andare da papà in qualsiasi momento della giornata.” George W. Bush – Agosto 1992
L’umiltà e l’intelligenza che traspare dalle dichiarazioni di questa persona, assumendo la sua tipica espressione da ebete, sono disarmanti; è lui l’uomo a cui dovevano consegnare il Nobel per la pace, altro che Barack Obama. Ma poco importa, tanto c’è chi si preoccupò di premiarlo comunque, infatti ci pensarono gli amici di papà a fargli avere una poltrona da consigliere d’amministrazione in una società controllata dal Gruppo Carlyle, nonostante che alla Harken avesse procurato, in poco tempo, un danno di oltre 23 milioni di dollari. Gruppo Carlyle… e chi sarebbe? È una multinazionale che investe in settori fortemente regolamentati come Comunicazioni, Sanità e soprattutto Difesa, annoverando fra i soci investitori la famiglia Bin Laden e nella quale, Bush senior e Bush junior, hanno lavorato.
Contando tutte le fabbriche di armamenti su cui aveva il controllo, tra cui la United Defence, il Gruppo Carlyle era in definitiva un importante fornitore della Difesa degli USA in ordine di grandezza. Ma, vuoi vedere che anche questa società ha qualcosa a che fare con l’11 settembre? Sembra proprio di si, infatti sei settimane dopo, la Carlyle chiese la collocazione in Borsa della United Defence, realizzando in dicembre un guadagno di 237 milioni di dollari. Un’operazione sicuramente premeditata, visto che la mattina stessa dell’11 settembre la Carlyle tenne la riunione annuale degli azionisti all’Hotel Ritz Carlton di Washington. Tra i presenti c’erano James Baker, John Major e Bush senior, benché partì il giorno stesso. Anche Shafig Bin Laden, fratellastro di Obama, era in città per occuparsi degli investimenti di famiglia nel ramo ‘difesa’ della Carlyle. Tutti insieme, nella stessa stanza, a guardare gli aerei che si schiantavano contro le Torri.
La Grande Menzogna
La compagnia teatrale di questa commedia annovera tra gli attori anche John Skilling e Leslie E. Robertson, che negli anni sessanta furono gli ingegneri strutturali delle Twin Towers. Essi, a causa di un bombardiere dell’esercito americano finito fuori rotta e schiantatosi a New York contro l’Empire State Building nel 1945, progettarono le Twin Towers tenendo in considerazione l’eventualità della collisione di aerei contro i grattacieli. L’aereo preso in considerazione in questo scenario era il Boeing 707, all’epoca l’aereo più grande al mondo, immaginandolo a volare lentamente a bassa quota e che, perso nella nebbia, andava a schiantarsi su una delle Torri in un qualsiasi punto della loro struttura. Ma gli aerei che colpirono le Torri erano dei Boeing 767, più pesanti dei 707 mi si dirà… e riforniti di carburante per sostenere viaggi transcontinentali ad alte velocità… tutte fandonie. Innanzitutto i 707 e i 767 sono abbastanza compatibili e per entrambi il peso massimo al decollo, a pieno carico, è di circa 150 tonnellate; in secondo luogo gli aerei che colpirono le Torri erano più piccoli di un 707 e pare, per non dire è certo, che non fossero degli aerei commerciali sia per l’assenza di oblò, come descritto da numerose testimonianze, e sia per un altro particolare indiscutibile e a prova di qualsiasi tentativo di depistaggio dalla realtà.
In diverse foto e filmati ripresi da terra, che permettono di osservare la pancia dell’aereo mentre arriva sulla Torre Sud, si nota chiaramente un corpo estraneo ancorato al di sotto della fusoliera; particolare alquanto anomalo per un aereo di linea ma non per un velivolo militare. Nell’estate del 2003 il periodico “l’Avanguardia” di Barcellona pubblicò i risultati di un’esauriente analisi digitalizzata sull’immagine dell’aereo che si schianto sulla Torre Sud, effettuata da un’università spagnola. Gli investigatori giunsero alla conclusione che l’anomalia era di natura tridimensionale e che quindi non poteva essere causata da ombre o riflessi. Ma esistono aerei militari a cui si possa associare questa ‘anomalia’? Certamente, sono l’E-8C e l’E-10 Joint Stars, entrambi utilizzati per la gestione, il comando e il controllo aereo in un combattimento, oltre a compiti di intelligence, di sorveglianza e di ricognizione.

La loro caratteristica che salta subito agli occhi è, per l’appunto, il radome a forma di canoa, lungo 13 metri, e posto al di sotto della parte anteriore destra della fusoliera. L’unica differenza fra i due aerei è che l’E-10 porta solo due motori invece che quattro, proprio come l’aereo impattato sulla Torre Sud. Nelle stesse immagini che hanno permesso di notare questo particolare, viene evidenziato, immediatamente prima dell’impatto, il bagliore di un lampo, o di una fiammata che, lascia pensare seriamente all’attivazione di un innesco. Era forse un detonatore?
“È stata la combinazione del carico di impatto che ha apportato grossi danni alla costruzione, a cui sono seguiti gli incendi che hanno causato il crollo.” W. Gene Corley – Dott. in Ingegneria Civile
..mio caro ingegnere, anche il suo cervello sembra aver subito dei danni. Tant’è che dopo l’impatto in alcune comunicazioni radio tra i pompieri di New York si ascoltava: “Squadra 15, abbiamo due sacche isolate di fiamme. Dovremmo essere in grado di spegnerle con due pompe. Avvertite che al 78° piano due sacche isolate di fiamme…”
Due sole sacche isolate di fiamme che necessitano dell’intervento di solo due pompe per spegnerle… riflettiamoci sopra. Parliamo di un inferno globale con temperature altissime o di due incendi ben circoscritti? L’Executive Summary della FEMA (…arieccola) sosteneva che la maggior parte del carburante degli aerei si fosse consumato nelle esplosioni iniziali e nei successivi minuti dell’incendio, e su questo si può essere d’accordo, ma poi nel rapporto si comincia a delirare sostenendo la tesi che il carburante incendiato si sparse attraverso i vari piani, dando fuoco al contenuto degli stessi, provocando altri incendi e calore. Anche volendo prendere per buona l’assurdità che i pochi litri di carburante rimasti abbiano trovato strada nei piani sottostanti, vi sembra una condizione sufficiente da provocarne il crollo in meno di un’ora? Per darvi una risposta, oltre che a un’idea di come qualcuno provi a prenderci per il sedere, credo sia utile sapere che la struttura delle Torri Gemelle era definita, nel linguaggio tecnico degli ingegneri, una ‘struttura tubolare’; in pratica una maglia di acciaio, molto resistente, che circondava la loro parte esterna e dove tutti i piani erano composti ognuno da una rete tridimensionale di travi in acciaio e cemento per 4000 m2 e dove centralmente, sul 60% della superficie, trovava alloggio il famoso nucleo costituito da ben 47 colonne d’acciaio massiccio. Tutto questo popò di roba fonde come burro e viene giù nel medesimo istante del collasso? Caspita che forza distruttiva questo carburante avio, ma è devastante anche se non brucia? In tutti i video girati all’epoca si può notare che le Torri, dopo l’impatto e l’immediata esplosione, fumano come due ciminiere; se qualche volta avete provato ad accendere un falò o un barbecue in cui la legna o il carbone fanno fumo, cosa significa? Che tutto sta bruciando e distruggendosi o che il fuoco non brucia bene per altri motivi? Solitamente la presenza di fumo denso è segno che il fuoco non brucia bene per mancanza di ossigeno, e le Gemelle sono rimaste in piedi per circa un’ora emettendo fumo denso e non fiamme. Una condizione difficile ma che comunque ha permesso l’evacuazione di molte persone attraverso le scale, altra gente che non poté raggiungerle appariva alle finestre fumanti mentre chiedevano aiuto.
In definitiva le Torri fecero bene il loro dovere comportandosi così come erano state progettate, e cioè quello di resistere all’impatto di uno o più aerei come il Boeing 707 grazie alla loro struttura esterna, formata da una fitta rete di acciaio e nella quale gli aerei avrebbero formato solo un foro come quello che si forma infilando la punta di una matita in una zanzariera. Non di poco conto era anche la caratteristica di essere state progettate per resistere a raffiche di vento a 220 km orari, prodotte dalle bufere invernali, e che chiunque si trovasse al loro interno, in quelle occasioni, poteva sentirle oscillare. Il singolo impatto del presunto Boeing, in pratica, fu poco meno di una ventata improvvisa se paragonato alle folate insistenti di un uragano. Logicamente queste sono considerazioni fatte a sangue freddo e nel segno della razionalità, elemento sicuramente sconosciuto ai Newyorkesi che quel giorno erano solo stupefatti, con gli occhi in lacrime e senza parole, nel vedere crollare la prima Gemella.
“Le considerazioni riguardo al carburante dell’aereo, in termini di un’esplosione o di un grande incendio, non vennero prese in esame nel progetto, non eravamo responsabili per quell’aspetto del progetto.” Leslie E. Robertson – Ing.re Progettista del World Trade Center
Incredibile! Due edifici che vengono progettati espressamente in considerazione di eventuali impatti aerei, ma senza prendere in considerazione il fattore carburante? Sinceramente non ho il minimo dubbio che la dichiarazione dell’Ing. Robertson è quella di fantoccio in mano ai poteri forti, oltre che a rilevarsi un’offesa nei riguardi delle vittime e dell’intelligenza umana. Mai, e dico mai, nella storia un edificio in acciaio è crollato a causa di incendi, anche se i fuochi hanno infuriato a lungo e roventi, nessuno di questi è collassato su se stesso, riducendosi in un ammasso di polvere. Nel 1975, ad esempio, proprio nella Torre Nord, la più martoriata nel tempo, si sviluppò un incendio notturno che divampò per tre ore, propagandosi da piano a piano, in senso verticale. Nonostante che bruciò per un tempo più del doppio rispetto all’11 settembre, essa non subì neanche un accenno di crollo strutturale.
Quindi, capite bene che la tesi ufficiale basata sul calore non regge, anche perché le persone all’interno delle torri, che si sono salvate scendendo per le scale, non hanno mai riferito di un calore così intenso… altrimenti non sarebbero state ancora vive per poterlo raccontare. Inoltre è bene sapere che acciaio, cemento e vetro non sono materiali che bruciano. L’acciaio in particolar modo è una lega di ferro e carbone, componente che gli conferisce flessibilità, duttilità e resistenza, un materiale siderurgico che viene prodotto in alto forno e dove le alte temperature, necessarie a fonderlo e modellarlo, vengono raggiunte alimentando le fiamme con l’immissione di ossigeno all’interno di uno spazio chiuso. Esso fonde a temperature superiori ai 1500°C e se sottoposto a fonti di calore non diventerà mai più caldo della stessa fonte quindi, considerando che un fuoco a cielo aperto provocato da idrocarburi raggiunge la temperatura massima di 650°C, capirete perfettamente che mai e poi mai la struttura in acciaio delle Torri poteva fondersi. Alla nostra inesperienza in siderurgia possono venirci in aiuto due esempi banali di combustione controllata, ma che certamente rendono l’idea.. i fornelli delle nostre cucine a gas, che possiamo tenere accesi tutto il giorno, preparando pietanze, e che non subiranno alcun danno, né si fonderanno mai, stessa cosa vale per i bruciatori delle caldaie che continuamente, durante l’inverno, sono accesi per produrre acqua calda e riscaldare ambienti di varie dimensioni.
“Data l’impossibilità, per incendi vivi e ricchi di combustibile, di raggiungere temperature tali da fondere l’acciaio, la rapida ascensione e l’intenso calore hanno portato alla perdita di almeno la metà della propria resistenza e alla propria deformazione, inducendo curvature o indebolimenti. Questo indebolimento e deformazione ha portato al cedimento di alcuni piani, mentre il peso dei piani superiori schiacciava quelli sottostanti innestando un crollo a catena.” Thomas W. Eagar – Professore di ingegneria al MIT
In parole povere questo personaggio, intervenuto nel famoso Executive Summary, parla di: incendi non molto caldi da fondere l’acciaio; incendi discontinui che lo deformano in parte; piani che crollano portando al collasso l’intera struttura.
Ma ci rendiamo conto? A chi credono di darla a bere? Alla palese arroganza di questo ‘professionista’ aggiungerei che le sue affermazioni non hanno alcun senso logico e tentano sfacciatamente di manipolare la verità. Ecco perché sono sempre più convinto che la causa dei crolli è da imputare unicamente ad una cospirazione, un complotto preparato e studiato nei minimi dettagli, ma questi signori hanno sottovalutato il fatto che l’essere umano, svanito l’effetto sorpresa e l’aspetto emozionale, col senno del poi egli è in grado di pensare, valutare e agire di conseguenza. I pompieri stessi, intervenuti sul luogo, descrissero il crollo delle Torri identico a una demolizione controllata; una serie sequenziale di esplosioni, dall’alto in basso, ottenute con cariche esplosive piazzate sulle giunture maestre di tutti i piani e via! Giù tutto nel tempo record di 10 secondi.
“Facciamo saltare tutti i pilastri dalle fondamenta, poi facciamo detonare le cariche partendo dall’alto per innescare il crollo, per proseguire con ciascun altro piano, via via fino alla base. Quando le colonne saltano, ciascun piano crolla ed impatta su quello sottostante e così via.” Dichiarazione di un esperto in demolizioni controllate
Anche altre persone hanno raccontato di aver udito esplosioni a raffica e visto scagliare fuori dalla Torre Sud, mentre crollava su se stessa, oggetti vari, detriti e suppellettili. Il fatto che la Sud sia collassata prima della Nord, nonostante sia stata colpita da un aereo venti minuti dopo, è un’altra stranezza che alimenta ancor più la teoria del complotto.
“Mentre risalivo le scale ricordo di aver sentito delle piccole esplosioni. Non provenivano dalla zona di impatto, ma dai piani inferiori” William Rodriguez – Impiegato del World Trade Center
Le esplosioni avvenute nei sotterranei erano finalizzate alla distruzione delle fondamenta allo scopo di troncare di netto la struttura portante, lo testimonia il fatto che tronchi di colonne in acciaio appartenenti al nucleo delle Torri, liberate dalle macerie dopo il collasso, presentavano il tipico taglio netto e obliquo provocato dall’uso di cariche cave, esplosivo impiegato nelle demolizioni controllate che può generare una pressione di circa 200 tonnellate per cm2 e una velocità di espansione intorno agli 8 km al secondo… una potenza impressionante.
“Ciò che più amo nel mio lavoro è la frammentazione e il controllo, prendere un edificio, ridurlo in milioni di parti e mettere tutto nelle sue fondamenta. Con il nostro senso artistico, e con la precisione di un orologio, abbiamo portato il nostro lavoro a considerarlo una scienza.” Jack Lolzeaux – Responsabile della Controlled Demolition Inc.

Solitamente le esplosioni di indebolimento avvengono prima dell’esplosione finale, ma per il World Trade Center le cose andarono diversamente; parte del lavoro ‘sporco’ potrebbe essere stato eseguito in tempi molto ridotti e magari approfittando del panico scaturito dall’impatto dei due aerei. Gli stessi tronchi d’acciaio presentavano anche dei segni di materiale fuso e indurito successivamente per il processo di raffreddamento, un particolare che tendenzialmente porterebbe a pensare che davvero il calore del carburante bruciato abbia fuso l’acciaio e quindi, oltre che alle travi, andrebbe a indebolire anche la tesi del complotto. Ma non è così anzi, la rafforza.. e il perché si racchiude in una formula chimica: Fe2O3+2AI, la Termite, un composto chimico di triossido di ferro e polvere d’alluminio il quale, una volta innescatane l’accensione, genera una reazione estremamente calda da poter creare la fusione del ferro in soli due secondi. Un incendiario usato a scopi militari già durante la seconda guerra mondiale che può raggiungere i 2500°C, una temperatura che va ben oltre il punto di fusione dell’acciaio (1510 °C). Nel corso dello smaltimento delle macerie molte parti di acciaio fuso erano ancora incandescenti e producevano fumo bianco provocato dall’ossido di alluminio, il prodotto di una reazione a base di Termite (metallo fuso+AI2O3). Infatti In molte foto e filmati è ben visibile una colata molto luminosa che fuoriesce dall’81° piano della Torre Sud, mentre del fumo bianco è ben visibile fuoriuscire alla base della stessa. Nell’appendice “C” del rapporto della FEMA viene descritta la presenza di residui di zolfo sull’acciaio e il New York Time ritenne definire questa notizia come “il più grande mistero”, ma di quale mistero parliamo? Basta avere delle minime nozioni di chimica per capire che, in campo siderurgico, l’impiego dello zolfo permette di abbassare notevolmente sia il punto di fusione del ferro che la temperatura di innesco. In definitiva, questa combinazione tra zolfo e termite, chiamata ‘Termate’ (Fe2IO3+2AI+Zolfo), permise di produrre effetti ancora più rapidi e persistenti. La potenza delle esplosioni e l’onda d’urto furono tali da provocare la rottura dei vetri dei palazzi circostanti e il conficcarsi, nei loro muri, di barre di metallo che furono scagliate in una vasta area circostante alle Torri. Fino a sei settimane dopo il collasso del WTC fu documentata la presenza di zone, fra i detriti, dove persisteva una temperatura di 1100°C. L’erogazione di gettiti d’acqua per raffreddare venne più volte sospesa in quanto, la mole di vapore che si sprigionava, impediva la visuale di manovra agli operai che lavoravano sulle macchine preposte allo sgombero dei detriti.
…continua in: “Qualcuno è atteso all’inferno” 2° atto