Mai come quest’anno dovremmo riflettere sul vero significato del Natale, e quale migliore spunto di riflessione, o se preferite monito, della favola per eccellenza dedicata a questo giorno, “Canto di Natale” di Charles Dickens?
È arrivato Natale, ma l’epidemia di Covid-19 non ha risparmiato neppure le feste. Il virus, a un anno dalla sua comparsa, ha messo in luce tutte le nostre fragilità, finora nascoste dal nostro modo sempre più frenetico di vivere, dai rumori di fondo nei quali siamo costantemente immersi e anche da tante false priorità.
È passato più di un secolo da quando il romanzo breve di Dickens “Canto di Natale” è stato stampato, eppure le sue tematiche e le riflessioni che provoca sono ancora così attuali da meritare una rilettura.
L’autore non dice nulla di nuovo, ricorda solo che: ciò che conta è l’amore, è prendersi cura degli altri e vivere in modo semplice, in pace con il mondo e con se stessi.
Ripercorriamo brevemente la storia.
La vicenda è ambientata a Londra, nel 1843.
Il protagonista, Ebenezer Scrooge, è un anziano banchiere, egoista e avaro. Ricco e morbosamente attaccato al denaro, considera il Natale una festa inutile e addirittura nociva perché la gente non lavora e quindi, non si guadagna.
Scrooge è anche un pessimo datore di lavoro: costringe Bob Cratchit, un suo dipendente, a turni massacranti, per uno stipendio miserevole.
La vigilia di Natale Ebenezer è scontroso più del solito: risponde male a tutti gli auguri che gli vengono rivolti; ignora suo nipote Fred che lo invita a cenare a casa sua con la sua famiglia.
Sulla soglia di casa, però, ha una sorta di allucinazione: crede di vedere tra la neve, riflesso nel batacchio del portone della sua abitazione, il volto di Jacob Marley, suo ex socio in affari, morto sette vigilie di Natale prima.
Le stranezze non finiscono qui, mentre sta cenando, Ebenezer assiste a fenomeni inquietanti. Dapprima il rumore lugubre di un carro funebre che sembra percorrere le scale, poi il raggelante rumore di catene in cantina e infine il suono di una campanella al quale si aggiunge il frastuono di tutte le altre campanelle presenti in casa. A questo punto, compare il fantasma del suo ex socio, Jacob Marley, ed è un’apparizione spaventosa.
Il fantasma dell’ex socio indossa tutti i simboli della sua vita scellerata: una catena fatta di lucchetti, timbri e banconote. Lo spettro ammonisce Ebenezer che, conducendo un’esistenza identica alla sua, lontano da tutto e da tutti e interessato unicamente al denaro, farà la sua stessa fine, cioè morirà solo e condannato alla dannazione. Poi, prima di congedarsi dal suo ex socio gli preannuncia la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e infine, quello del Natale futuro.
Ebenezer non è troppo colpito dalla visione e quando Marley scompare, va a dormire.
All’una di notte è svegliato dallo Spirito del Natale Passato.
Il fantasma è bianco, avvolto da una luce che proviene dal suo capo, acceso come una candela; tiene in mano un cappello a forma di spegnitoio e un ramo di agrifoglio.
La presenza soprannaturale conduce Ebenezer indietro nel tempo, alla sua infanzia, in collegio e poi, ai suoi anni di gioventù, quando era ancora apprendista contabile.
A quei tempi, era molto diverso, credeva ancora al Natale ed era felice di festeggiarlo. Quando Scrooge diventa adulto le cose cambiano: la ricchezza e il sodalizio stretto con Marley lo tramutano in un uomo freddo e interessato solo al denaro.
Questo rapido tour nel passato sconvolge Scrooge che supplica lo spirito di lasciarlo in pace, alla fine la paura e il rimorso spingono Ebenezer a spegnere la luce sul capo del fantasma e a farlo scomparire.
Nel cuore della notte, Scrooge che nel frattempo si è riaddormentato, si trova di fronte lo Spirito del Natale Presente.
Il secondo spirito assomiglia a babbo Natale: un gigante sorridente e allegro, con barba e lunghi capelli ricci. Indossa una veste verde, orlata di pelliccia e una corona di agrifoglio sul capo; in mano, tiene una torcia-cornucopia.
Questo secondo spirito mostrerà a Ebenezer come passano il Natale le persone comuni, in particolare, il suo dipendente, Bob Cratchit.
La famiglia di Bob è serena e felice, nonostante siano molto poveri e non possano neppure curare il figlio minore malato, Tim, perché non hanno denaro a sufficienza.
Scrooge si impietosisce e chiede allo spirito se il ragazzo sopravvivrà; lo spettro gli risponde che se le cose resteranno così, ci sarà un posto vuoto in casa Cratchit.
Ebenezer è sorpreso dal fatto che le persone povere siano comunque felici.
In un ultimo giro a Londra, lo spettro mostra a Scrooge il nipote Fred che in casa sua festeggia con gli invitati il Natale e rivolge un brindisi affettuoso allo zio, poi lo spirito, sopraggiunta la mezzanotte, scomparirà trasformandosi in polvere.
Il terzo spetto apparirà a Scrooge mentre è solo e sperduto nella nebbia.
Lo Spirito del Natale Futuro è una figura altissima, coperta da un mantello e un cappuccio neri. Di lui è visibile solo una mano scheletrica; questo ultimo spettro è silenzioso e guida Ebenezer con semplici gesti della mano.
Lo spirito è venuto a mostrare a Scrooge il Natale del 1844.
Questa volta, Ebenezer assisterà a diverse scene, dove delle persone parlano della sua morte. Nessuno di coloro che gli viene mostrato è addolorato per la sua scomparsa, anzi: i debitori sono sollevati; alcuni lo scherniscono; altri hanno persino depredato la sua casa.
Tim, il figlio malato di Bob Cratchit, è morto e la sua famiglia lo piange disperata. Per ultimo, lo spirito mostra a Ebenezer la sua tomba e all’improvviso, sotto di essa si spalanca una voragine. Scrooge si aggrappa a una radice per non precipitare, giura di cambiare e chiede perdono, ma alla fine precipita comunque in basso, dove si trova una bara vuota.
Poi, Ebenezer si ritrova nel suo letto, è mattina, la mattina di Natale.
L’uomo ha compreso, grazie alla visita dei tre spettri cosa deve fare. Ravveduto, si prodiga in una serie di buone azioni verso tutti; va anche a cena da suo nipote e il giorno successivo concede un lauto aumento al suo dipendente.
D’ora in poi sarà una persona diversa e finalmente, sarà amato da tutti e in pace con se stesso.
È solo una favola, ma credo sia perfetta per ripensare questa festa che dovrebbe unirci tutti, al di là di ogni differenza, specie in questi tempi così difficili.
Buon Natale a tutti!