Quando un’opera incute orrore: Saturno e la violenza dell’atto.
Vi è un’opera piuttosto affascinante per la tanta inquietudine capace di proporre a chi la osserva: è Saturno che divora i suoi figli”,
datata 1819 e ad oggi custodita presso il Museo del Prado di Madrid.
L’atto cannibalesco, in cui Saturno è intento a divorare la propria prole, risulta uno tra gli episodi più atroci nonché violenti della mitologia ellenica:
Crono, a capo di tutti gli Dei, mangia i propri figli così che questi non possano prendere il suo posto.
L’osservatore rimane pietrificato per la crudezza della scena, posata su uno sfondo nero che inghiotte, rendendolo silenzioso, il resto dell’opera.
Saturno è reso animale, ben poco rimane della divinità elegante e dominatrice: qui vediamo un uomo, un anziano, con i capelli grigi
e gli occhi che sembrano uscire dalle orbite, dandone un’immagine ultra violenta e dunque paurosa.
Secondo alcuni critici dell’arte, questa vicenda, straziante e a tratti inconcepibile, può essere parimenti interpretata quale rappresentazione simbolica della storia socio – politica della Spagna, resa debole dalla
Guerra d’Indipendenza o, per altri, la beffa nel rapporto giovinezza – vecchiaia che rende schiava la natura umana.