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LA FIAMMA DELL’ERESIA

L’ERETICO MICHELE SERVETO – IL RIBELLE CHE SFIDÒ IL TIRANNO CALVINO

Cari fratelli e sorelle nell’ombra della verità proibita! In un mondo dove i dogmi si ergono come mura invalicabili, ci concediamo il lusso di parlare di un uomo che osò squarciarle con la lama del dubbio. Michele Serveto, o Michael Servetus, come lo chiamano gli eruditi con il loro latino polveroso, non fu un semplice teologo o medico. No! Fu un eretico puro, un visionario che danzò sul filo del rogo, sfidando le catene della fede imposta.

E chi lo mandò alle fiamme? Nientemeno che Giovanni Calvino, il “papa” dei protestanti, quel rigido riformatore che trasformò Ginevra in una prigione dello spirito. Preparatevi, perché questo non è un articolo da accademici sonnolenti: è un grido di ribellione contro l’ipocrisia religiosa!

Immaginate la scena: è il 27 ottobre 1553, a Champel, vicino a Ginevra. Le fiamme lambiscono il corpo di un uomo legato a un palo, mentre la folla mormora preghiere ipocrite. Serveto, con la sua barba ispida e lo sguardo fiero, non ritratta. “Gesù, Figlio di Dio eterno, abbi pietà di me!“, grida, ma non per arrendersi, ma per affermare la sua visione di un Dio unitario, libero dal trinitario inganno che la Chiesa imponeva. Esattamente 50 anni prima che un altro gigante dell’eresia, Giordano Bruno, affrontasse lo stesso destino a Roma il 17 febbraio 1600 per aver osato sognare infiniti mondi e un universo senza confini. Due roghi, due secoli di terrore, un solo messaggio: la verità brucia chi la pronuncia, ma non si spegne mai.

Ma chi era quest’uomo che preferì bruciare vivo piuttosto che inchinarsi?

Nato nel 1511 a Villanueva de Sigena, in Aragona, Serveto crebbe in un’epoca di fuoco: la Riforma ribolliva, l’Inquisizione arrostiva corpi. Ma lui non seguì Lutero né Erasmo. Andò oltre! A vent’anni sputò sul dogma trinitario con De Trinitatis Erroribus: «Tre persone in un Dio? Un’idolatria pagana travestita da Vangelo!». Cattolici e protestanti lo marchiarono subito: Eretico.

E non era solo un bestemmiatore: era un mago della scienza. Nel Christianismi Restitutio descrisse la circolazione polmonare del sangue mezzo secolo prima di Harvey. Eretico pure in anatomia: osava dire che il corpo è tempio, non prigione.

IL CARNEFICE IN ABITO NERO

…ovvero come Giovanni Calvino trasformò la grazia in ghigliottina.

Fratelli ribelli, avvicinatevi al fuoco: qui non vi racconto una storiella da catechismo, vi mostro il diavolo con la Bibbia sotto il braccio.

  1. Calvino rientra a Ginevra come un generale dopo la vittoria. I cattolici lo avevano cacciato tre anni prima; ora la città è sua. In quattro ordinanze firma la sentenza di morte sulla gioia:
  • ballare? multa e gogna
  • giocare a carte? frustate
  • bestemmiare? lingua forata con ferro rovente
  • adulterio? lapidazione (sì, pietre vere, non metafore)
  • ostinato dissenso? esilio o rogo

Tra il 1542 e il 1546 il boia lavora a turni: 58 condanne capitali, 76 esili, torture quotidiane. Una donna viene annegata nel Rodano per “ripetuto adulterio”. Un bambino di 12 anni è frustato perché ha riso durante il sermone. Ginevra non è più una città: è un monastero-prigione dove l’aria puzza di zolfo e di paura.

Ma il vero capolavoro di terrore arriva nel 1546. Michele Serveto, nascosto dietro lo pseudonimo Michel de Villeneuve, scrive a Calvino da Vienne. 30 lettere, 30 coltellate teologiche. Serveto sputa sulla Trinità: «Tre persone? Un mostro pagano!» Calvino, furioso, gli risponde con l’Institutes corretto a mano.

Calvino chiude la corrispondenza con una sentenza di morte scritta di suo pugno: Serveto lo rimanda pieno di insulti a margine: «Tu, Calvino, sei un ipocrita, un nuovo papa, un assassino di anime!»

Calvino chiude la corrispondenza con una sentenza di morte scritta di suo pugno: «Se verrà qui, posto che la mia autorità abbia peso, non lo lascerò uscire vivo.» (Lettera a Farel, 13 febbraio 1546). Serveto fugge dall’Inquisizione cattolica. Crede che Ginevra sia un rifugio protestante. Entra in chiesa, domenica 13 agosto. Calvino lo riconosce. Il giorno dopo Nicholas de la Fontaine – segretario personale di Calvino – lo fa arrestare con 40 capi d’accusa. Calvino firma la denuncia, fornisce le lettere, testimonia. Insiste: «Voglio la morte».

Il processo è una farsa. Serveto marcisce 73 giorni in una cella senza luce, senza riscaldamento, con topi per compagnia. Il 26 ottobre il Consiglio vota: morte sul rogo. Calvino chiede la decapitazione «per carità cristiana». Il Consiglio nega. Vuole l’esempio.

27 ottobre, collina di Champel. Legna mezzo-verde (umida, brucia lenta). Una corona di zolfo e polvere da sparo sulla testa. I suoi libri legati ai piedi come sterpi. Farel, amico di Calvino, gli cammina accanto: «Ritratta!» Serveto grida: «Gesù, Figlio del Dio eterno, abbi pietà di me!»

Il fuoco divampa. Il fumo è denso, acre. Per oltre mezz’ora la carne si stacca a brandelli. Le urla diventano rantoli. Calvino osserva da una finestra lontana. Quando tutto è cenere, scrive la Defensio orthodoxae fidei: «Ho fatto solo il mio dovere».

E qui, fratelli, il colpo di grazia: Calvino predica la grazia irresistibile – Dio salva chi vuole, senza merito. Ma per Serveto nessuna grazia. Per un’idea diversa, nessuna misericordia. Serveto glielo aveva scritto anni prima:

«Tu parli di grazia, ma neghi la grazia a chi pensa diverso!»

Calvino non rispose. Rispose il fuoco.

E il fuoco, cari eretici, ancora oggi brucia nei cuori di chi osa dubitare. Serveto non è morto: è la scintilla che accende ogni ribelle. Calvino? Un santo con la coda di diavolo. E la coda, si sa, puzza di zolfo.

Oggi, mentre fanatici di ogni fede urlano «Dio lo vuole!», Serveto e Bruno ci gridano dal rogo: OSATE! La loro eresia è la nostra libertà. Loro influenzarono Voltaire, l’Illuminismo, l’America delle sette libere. Calvino? Un promemoria: il potere corrompe anche i santi.

Fratelli eretici, accendete la vostra torcia interiore. Leggete Serveto, bruciate i dogmi. Perché la verità non si spegne: infiamma. Condividi questo articolo. L’eresia è virale. 🔥📖✊

Di L'eretico dell'invisibile

L'autore si delinea come una mente curiosa, libera da dogmi e imposizioni, che non si accontenta delle spiegazioni preconfezionate propinate da religioni, istituzioni.. o dalla stessa scienza quando si chiude di fronte all’ignoto, tanto definire folle il concetto che 2 più 2 possano far 5.
Definirsi "l'Eretico dell'Invisibile", è già una dichiarazione di intenti.. di guerra.. come quella di andare oltre ciò che è dato per scontato, oltre le narrazioni costruite per mantenere un certo ordine sociale e intellettuale, oltre le verità imposte che nel corso dei secoli hanno modellato la percezione della realtà.
È evidente che l’autore non si limita ad un singolo ambito di ricerca, ma spazia tra spiritualità, mistero, fenomeni paranormali, storia e geopolitica, affrontando tutto con uno sguardo critico e analitico.
Ma non c’è solo il mistero a guidare ad alimentare la sua curiosità. C’è anche la consapevolezza che la storia, così come ci è stata, e ci viene raccontata, è spesso il risultato di una narrazione costruita a proprio uso e consumo dai "vincitori" a cui, anche se gli dedichiamo strade e piazze, gli eroi non sempre sono tali, le guerre non sono mai mosse da ideali puri, le istituzioni hanno intrecci con il potere economico e religioso che sfuggono allo sguardo della massa. L’autore si pone, dunque, come un investigatore dell’invisibile, colui che scava sotto la superficie per portare alla luce le contraddizioni e le ombre della storia e della società contemporanea.
L’Eretico dell’Invisibile, dunque, è quel qualcuno che non si accontenta di sapere perché consapevole dell’importanza del "Sapere di non Sapere".

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